Nel 2000 Eric J. Hobsbawn, uno dei più noti storici contemporanei statunitensi, pubblicò “Gente Non Comune”, una delle sue opere più note e, allo stesso tempo, curiose. La “gente non comune”, considerata protagonista di questa raccolta di saggi, era quella che, al contrario, viene solitamente considerata proprio “gente comune”, senza nome e senza volto, persone ordinarie che, se pur in modo inconsapevole, si trovano spesso ad avere un ruolo fondamentale nella storia. Seguendo questo lite-motiv, Corriere della Sera, che tra le altre cose ha applicato un decisivo restyling sulla versione online del quotidiano, avrebbe cominciato un’operazione caratterizzata da un obiettivo altrettanto meritevole. Se consideriamo un’accezione diversa del vocabolo storia, più vicina ad una forma di narrazione tra “gente comune”, tra gente di quartiere, il noto quotidiano italiano vanterebbe, tra le sue centinaia di servizi giornalieri, il progetto “Dentro il tuo quartiere”: trattasi di un equipe di giornalisti e cronisti che, viaggiando per i diversi quartieri milanesi con uno speciale camper blu, si metterebbe a servizio dei cittadini per comunicare, in modo naturalmente esemplare, storie, disagi e curiosità delle variegate realtà e strutture della metropoli: un modo nuovo per avvicinarsi al cittadino, utile per scovare l’efficienza e il disservizio nelle strutture, fondamentale per conoscere il parere di alcuni, siano essi autorità o comuni inquilini dei quartieri, dal centro alla periferia. L’esperienza è iniziata oggi, partendo con interviste ad hoc da Ponte Lambro e mostra già l’interesse e la partecipazione di pensionati, imprenditori, studenti, mamme e insegnanti, ognuno dei quali avrebbe reso noti i propri pensieri e le proprie polemiche, riuscendo (si spera senza troppa fatica) a ricevere servizi per un totale di due pagine sulla rubrica ViviMilano.
Il progetto del Corriere della Sera consta anche di indirizzi e-mail, numeri di cellulari per inviare sms e forum dedicati, in modo da poter avere feedback continui con la popolazione. La speranza, credo condivisa, è quella che non rimanga una mera strategia, oltretutto sottile, per incrementare le vendite della testata. Le potenzialità del progetto e i risultati auspicati da alcuni giornalisti farebbero pensare ad un’impresa davvero utile, oltre che nuova; farebbero pensare ad un tentativo più efficace, e in qualche modo certificato, di giornalismo “partecipato”, in contrapposizione a tutta l’informazione ufficiosa esistente in rete, che se pur legittima, non risulta efficace a causa della mancanza di una voce pubblica come quella di un quotidiano. Lasciamo dunque spazio ai racconti della “gente comune” nella speranza che propositi e desideri vengano presto accolti dalle autorità di riferimento. (Marco Menoncello per NL)