A quanto pare la qualità degli spot italiani non sarebbe mai stata così bassa. Creativi delle agenzie pubblicitarie e copywriter vengono continuamente accusati di voler tanto male alla radio da non occuparsi in prima persona della realizzazione degli spot in fm. Mancherebbero le idee, lo stile, una gamma di rifiniture che, al contrario, farebbero di quel lavoro una moderna arte del comunicare. Questo è il motivo per cui Francesco Roccaforte, chiamato a presiedere la giuria del recente Radiofestival (trattasi della 16esima edizione del festival organizzato da Sipra – concessionaria Rai – sin dal 1992), ha lamentato l’eccessiva presenza, sulla scena italiana, di spot di bassa qualità, talvolta contenitori di meri elenchi di numeri, troppo dialettali e senza un’idea alla base di una certa sostanza. Roccaforte, che tra l’altro è fondatore di Mod-Music on demand, agenzia di consulenze musicali e creative, sembra avere idee molto chiare in merito: “dobbiamo premiare dei radiocomunicati che si vedano. Soprattutto questo. Certo, devono evocare un contesto, uno show; possono divertirci, informarci, emozionare. Però è fondamentale che si vedano” (tratto da ItaliaOggi del 10 aprile 2008). L’idea è quella costruire dialoghi che possano dunque evocare situazioni, tanto nitide, da permettere a chi le ascolta di individuarle nei propri pensieri e addirittura, metaforicamente, di vederle. Il suggerimento rimane dunque quello di dialogare tra il pubblico e non semplicemente, come presumibilmente accade la maggiorparte delle volte, secondo Roccaforte, con chi si trova in studio di registrazione. (Marco Menoncello per NL)