Preservare il principio di territorialità: è questo ciò che chiedono broadcaster, organizzazioni, società e singoli professionisti che rappresentano l’industria dell’audiovisivo all’Unione Europea, in una lettera indirizzata al Presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, al Vicepresidente Andrus Ansip, al Commissario per la Digital Economy, Günther Oettinger, e a tutti i Commissari coinvolti nel project team sul Digital Single Market.
I firmatari che sono, per il momento, 101 chiedono “di riconsiderare le proposte” che “eroderebbero la territorialità dei diritti audiovisivi e la possibilità di concedere le licenze su base esclusivamente territoriale”; in particolar modo, sono sotto attacco le proposte avanzate dalla Commissione lo scorso dicembre e che, come dichiarato da Ansip, sono costruite con l’intento di “garantire la portabilità dei contenuti a livello transfrontaliero” basandosi sul principio che “chi acquista legalmente contenuti deve potervi accedere ovunque vada in Europa”; allo stato attuale delle cose, invece, un italiano abbonato a Netflix (servizio disponibile in tutta Europa) non potrebbe fruire degli stessi contenuti di cui gode in Italia in un altro paese del vecchio continente. Secondo quanto sostenuto dalla missiva, con tanto di supporto di un recente studio firmato dalle società di consulenza Oxora e Oliver & Ohlbaum, ridurre la possibilità di sfruttamento territoriale dei diritti cinematografici e televisivi avrebbe il bizzarro effetto di ridurre la pluralità di offerta. Viene inoltre messa in discussione la proposta di estendere ai servizi online il principio del paese di origine, secondo il quale un prestatore di servizi che si sposta in un altro paese europeo deve rispettare la legge del proprio paese di origine, in modo che questi operatori possano espandersi in altri paesi senza essere costretti ad informarsi sulla legislazione di ognuno di essi; la contrarietà è dovuta al fatto che il principio è stato pensato per il satellite, e non dovrebbe essere applicato ad un contesto diverso; evidentemente, pare, i fornitori di contenuti online non vogliono espandersi quanto il satellite. A far rabbrividire i 101 firmatari, è particolarmente il fatto che, quest’ultima politica, costringerebbe i titolari dei diritti ad adottare modelli di diffusione paneuropei; un’idea raccapricciante dato che la produzione di contenuti ha costi ingenti e comporta notevoli rischi (evidentemente solo per loro) che possono essere ammortizzati attraverso la distribuzione paese per paese anche in Europa. In conclusione, alla Commissione viene chiesto di “preservare l’integrità dell’esclusività territoriale nel settore audiovisivo” così che si possa continuare a “mantenere gli indispensabili incentivi di mercato” senza doversi preoccupare di essere competitivi. (E.V. per NL)