Come non detto. Murdoch non dorme più tranquillo: il Consiglio dei ministri ha oggi approvato uno schema di decreto legislativo che prevede la progressiva riduzione degli affollamenti pubblictari orari per tutti i canali a pagamento, sia satellitari sia terrestri.
Eppure solo ieri sera sembrava che le indicazioni del ministro delle Politiche europee Andrea Ronchi, che avrebbe sottolineato l’eccesso di delega per il provvedimento sulle tv inserito appunto nella direttiva Ue e le perplessità del sottosegretario Gianni Letta, che avrebbe rimarcato – come avevamo evidenziato ieri l’altro su queste pagine – che stante la delicatezza della materia, sarebbe stato poco opportuno far riaprire contenziosi sul tema del conflitto d’interessi e di tv, avrebberoro condotto il governo in altra direzione. E invece, come si apprende dal comunicato diramato questa sera dal MSE-Com le cose non sono andate così. "In materia di pubblicità il provvedimento, che verrà inviato alle commissioni parlamentari per il parere di competenza, è pienamente conforme con la disciplina comunitaria, sia nella parte in cui rende più flessibili le regole relative alle interruzioni sia per quanto concerne il mantenimento di un regime rigoroso a tutela dell’utente relativamente ai limiti di affollamento giornaliero e orario che non possono superare il limite del 20%", riporta la nota del dipartimento di Paolo Romani. "In tale contesto, nel rispetto del principio comunitario che consente l’introduzione di limiti più restrittivi, è prevista una riduzione graduale dei tetti di affollamento orario per tutti i canali a pagamento, sia satellitari che terrestri, nel prossimo triennio (16% dal 2010, 14% dal 2011, e, a regime, 12% a decorrere dal 2012)". Il MSE-Com evidenzia che la previsione di un regime diversificato per i programmi pay si colloca in un sistema attualmente tripartito dei tetti di affollamento: la Rai infatti ha un limite del 12% orario e del 4% settimanale, le emittenti nazionali in chiaro del 18% orario e del 15% giornaliero e le tv locali del 25% orario e giornaliero che può arrivare fino al 40% se comprende forme di pubblicità diverse dagli spot. La nota minusteriale aggiunge che "una limitazione degli affollamenti della pay tv nei limiti indicati è stata peraltro chiesta dalla Fieg, l’associazione degli editori della carta stampata. Altri operatori del mercato televisivo, in primis le associazioni delle emittenti locali e alcune associazioni di consumatori (in particolare quella più attenta alle tematiche televisive, l’Adiconsum) hanno chiesto la totale soppressione della pubblicità dai canali a pagamento, in linea con analoga disposizione prevista in Francia per Canal Plus". Attendiamo a breve un fiume di critiche e polemiche.