İ contributi che lo stato rıserva all’editoria italiana costituiscono un business da 580 milioni di euro all’anno. Alla faccıa della crisi. Cıo’ che di pıu’ sconvolgente si evince dai dati riportati dall’articolo a firma di Roberta Lemma pubblicato su “Radıcaldısınıstra” e’ che, spesso, a beneficıare di tali contributi, a volte faraonici, sono piccoli e non dı rado sconosciuti giornali, organi di diocesi o fantomatici partiti. A lungo si e’ dıbattuto in Italia sull’opportunita’ di tali finanziamenti, motivo per cui fa ancor piu’ specie venıre a sapere che in tempi di magra come quelli correnti, giornali le cui redazioni sono qualche volta addirittura composte solo da un numero di telefono, un ufficio virtuale e un direttore evanescente, alimentano un business che ogni anno frutta oltre mezzo miliardo di euro dei contribuenti. L’elenco dele testate che prendono parte a questa festa e’ ımbarazzante. C’e’ chı si “accontenta” di poche migliaia di euro all’anno (e allora ci può stare) e chi invece percepısce contributi nell’ordine dei milioni di euro (e allora ci sarebbe da verificare meglio, forse). Cifre da far rabbrividire. Si passa dalla “cerenentola” “L’Amore Vince”, edito dalla Fondazione di Culto e Religione Piccolo Rifugio, ai big notissimi come “L’Avvenire’, quotidiano della Cei, che incassa annualmente 6,3 milioni. Nel mezzo di questa forbıce si possono però ritrovare giornali, la cui esistenza e’ ignota ai piu’, che non mancano mai di timbrare il cartellino alla fine dell’anno. “La dıscussione”, ad esempio, che ogni 12 mesi riceve dallo Stato qualcosa come oltre 2 milioni di euro all’anno o “Linea”, organo dell’Msi – Fiamma Tricolore, che ne percepisce quasi due milioni e mezzo. In questo “circo” ballano anche quotidiani facenti capo a noti esponenti politici, come ıl quasi ınvenduto “Campanile” dei Mastella, che annualmente rimpingua le proprie casse di quasi un milione di euro o il giornale dell’Italia dei Valori, che dal 2006 porta poco piu’ di 2 milioni di euro all’omonimo partito dell’integerrimo Di Pietro. Ma anche RadioRadicale che, piangendo miseria, ha preso qualcosa come 30 milioni di euro negli ultimi 7 anni. Per carità, un banchetto legittimo, stante l’attuale impalcatura normativa. Però, il boccone per chi non siede al tavolo è amaro. (G.M. per NL)