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“Il nuovo regolamento per i contributi all’editoria presentato nei giorni scorsi dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, dal ministro Calderoni e dal Direttore del Dipartimento editoria, Prof. Mauro Masi, rappresenta un’opportunità e introduce elementi di interesse quando lega il sostegno pubblico ai livelli di occupazione professionale e alla effettiva attività editoriale. Nello stesso tempo però rischia, nel breve periodo, di introdurre criticità pesanti.
Alcuni principi di cambiamento in direzione di una maggiore trasparenza e di una chiara relazione dei contributi con la diffusione, il lavoro regolamentato secondo contratti e nel rispetto degli obblighi previdenziali, per le realtà rappresentate da giornali di idee rischiano di restare senza effetti e anzi di provocare chiusure di testate e disoccupazione, se non ci sarà una norma di transizione temporale, prima di passare a un nuovo e condiviso assetto. Con i tagli finanziari già per l’anno in corso e per il prossimo prima delle opportunità matureranno crisi importanti sulla frontiera del pluralismo editoriale e sul terreno dell’occupazione.
In ogni caso i tagli della manovra di giugno debbono essere rimossi. I giornalisti non vogliono assistere a cambiamenti con caduti e morti per asfissia, come accadrebbe per alcune importanti testate non mercantili che fanno parte del panorama essenziale del pluralismo dell’informazione italiana.
La Federazione Nazionale della Stampa, nei prossimi giorni, farà pervenire al Dipartimento Editoria della Presidenza del Consiglio, le proprie osservazioni.
Lunedì 29 alle 16.00, invece, nella sede federale si riunirà il Coordinamento dei Cdr dei giornali di idee, politici e in cooperativa, per fare il punto sulla situazione e far sentire la propria voce.
La Federazione della Stampa ha già osservato che un buon regolamento, un’azione di chiarezza sui contributi all’editoria, sono importanti, ma che un taglio drastico dei contributi prima di una riforma organica del sistema rischia di vanificare anche le migliori intenzioni. Sicuramente molte cose vanno cambiate ma, per chi ha operato seriamente finora sulla base delle norme vigenti, vanno assicurate idonee misure di accompagnamento e garantiti gli interventi pubblici per i quali le leggi dello Stato avevano fissato dei termini sui quali è stata impostata la programmazione delle attività. Se queste scadenze cambiassero repentinamente e in anticipo la svolta non sarebbe un passo in avanti ma un grave passo indietro”.