Le pubbliche amministrazioni devono rispettare i termini di pagamento contrattuali nei confronti di imprese e fornitori. Lo ribadisce l’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici.
L’organo di garanzia, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni in merito ai ritardi accumulati nei pagamenti, ha infatti approvato un provvedimento pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 28 luglio scorso in cui richiama le stazioni appaltanti ad attenersi scrupolosamente alle disposizioni del decreto legislativo 231 del 2002. Data la particolare rilevanza della tematica, l’Autorità ha disposto un’indagine conoscitiva, mediante audizione di alcune associazioni di categoria, al fine di valutare l’ampiezza del fenomeno ed i suoi riflessi sull’economicità dell’azione amministrativa e sull’operatività dei prestatori di servizi e forniture. Dall’analisi dei dati acquisiti in riferimento all’anno 2009, è emerso che i tempi di pagamento oscillano in un range che va da un minimo di 92 giorni ad un massimo di 664 giorni. Il ritardo è, per lo più, imputato ai tempi di emissione dei certificati di regolare esecuzione e dei mandati di pagamento da parte delle stazioni appaltanti e, più in generale, a lentezze che derivano da vischiosità burocratiche interne alla pubblica amministrazione. Sono state, inoltre, rilevate sensibili differenze sul piano territoriale: i ritardi che superano i due mesi sono segnalati dal 36,4% delle imprese del Nord-Est, percentuale che sale al 61,5% nel Nord Ovest e al 63,3% nel Mezzogiorno. La problematica è particolarmente avvertita, soprattutto nell’attuale congiuntura economica di difficile accesso al credito bancario, dalle piccole e medie imprese che risentono in maniera grave della mancanza di liquidità.