Lunedì c’è stata, ad Olimpia, in Grecia, la cerimonia d’accensione della fiaccola olimpica. Come da tradizione, la città greca dove le Olimpiadi hanno avuto origine, è stata il teatro di questa cerimonia che vedrà, nei prossimi mesi, la famosa fiaccola andare in tour per il mondo, fino a giungere a Pechino l’8 agosto, in occasione dell’inaugurazione ufficiale. Come previsto, la cerimonia è avvenuta in un clima teso, dopo i recenti fatti del Tibet e le richieste da più parti di boicottare i giochi.
Era stata annunciata una protesta da parte di rappresentanti del Tibet ma, a sorpresa, a spezzare la solennità del momento ci hanno pensato Jean-François Juilliard (foto) e Vincent Brossel, rappresentanti di Reporters sans Frontieres, l’organizzazione internazionale di giornalisti che si battono contro le restrizioni della libertà d’espressione. I due attivisti sono entrati in scena durante il discorso del presidente del comitato organizzativo dei giochi, Lui Qi, ed hanno tentato di sabotare la cerimonia, l’uno esponendo una bandiera con i cinque cerchi olimpici tramutati in manette e la scritta “boicottate i Paesi che disprezzano i diritti umani”, l’altro cercando senza successo d’impadronirsi del microfono di Qi. Bloccati dal servizio di sicurezza, i due, assieme ad un’altra dozzina di manifestanti, hanno proseguito nella loro protesta, sfilando tra le vie di Olimpia. La polizia greca ha, poi, fatto sapere d’aver posto in fermo tre persone in seguito a questo episodio.
La tanto annunciata protesta dei tibetani, però, non c’è stata. Il rappresentante dl comitato degli studenti per il Tibet libero, Tenzin Dorjee, ha comunque chiesto al comitato organizzativo di escludere la propria regione dal cammino che la fiaccola intraprenderà da oggi in avanti fino a giungere a Pechino. Gli organizzatori hanno, invece, fatto sapere che nessuna tappa sarà cancellata, inclusa l’annunciata scalata dell’Everest che precederà di qualche settimana l’apertura dei giochi.
La protesta dei due giornalisti durante il discorso di Liu Qi è stata censurata dalla tv di Stato cinese. Nonostante l’annuncio della diretta dell’evento, l’emittente statale ha deciso di differire la trasmissione delle immagini provenienti dalla Grecia di circa 40-45 secondi, in modo da bloccare la visione di qualunque forma di protesta. Cosa che, di fatto, è avvenuta: durante il tentativo di sabotaggio, infatti, la tv ha interrotto la visione e poco dopo l’inizio del discorso di Liu Qi sono state mandate in onda immagini di archivio di Olimpia e di una vecchia torcia olimpica.
La comunità internazionale, nel frattempo, è alle prese con la bega-Pechino. Molti capi di Stato, con Bush in testa, hanno annunciato di non avvertire nessun problema nell’inviare le proprie delegazioni in Cina, ignorando completamente quelle che sono le problematiche sollevate circa il mancato rispetto dei diritti fondamentali in questo Paese. Sarkozy, invece, ha sostenuto di prendere in considerazione l’ipotesi di non inviare i propri atleti o, in alternativa, di boicottare per lo meno la cerimonia d’apertura, per cui è stato assoldato un vero e proprio esercito di circa diecimila figuranti. Anche la tv di Stato francese ha annunciato la propria decisione di prendere in considerazione l’ipotesi di non trasmettere la diretta delle gare dei giochi, esponendosi alle ire di Pechino e sottolineando ancora una volta l’autonomia delle proprie scelte, anche di fronte ad un soggetto così forte sul piano dell’economia internazionale. Cosa che, invece, non ha dimostrato l’Italia, probabilmente per non incrinare i rapporti col governo cinese.
A Lhasa, nel resto della regione tibetana ed in molte zone della Cina, intanto, continuano gli scontri ed un poliziotto cinese è rimasto ucciso nell’ultima manifestazione di protesta per il Tibet in corso nella Prefettura autonoma di Garze, nella provincia cinese di Sichuan. La televisione cinese ha, tra l’altro, annunciato che a causa delle distorsioni continue della realtà da parte dei network occidentali, Cnn in testa, è stato predisposto un portale che riporta tutte le storture che questi opererebbero a danno dell’immagine della Cina, come la mancata messa in onda delle folle di tibetani che attaccano la polizia con sassaiole, o il fatto di ricondurre tutte le repressioni ai poliziotti cinesi, quando spesso, invece, si tratta dell’opera della gendarmeria nepalese. Il portale si trova all’indirizzo www.anti-cnn.com ed è disponibile in diciannove lingue differenti. Pare l’inizio di una nuova guerra fredda. (Giuseppe Colucci per NL)