Siamo in dirittura d’arrivo per quanto riguarda la prima fase delle procedure di attribuzione dei diritti d’uso ai consorzi DAB locali.
All’assegnazione diretta seguirà, in alcune aree, la procedura competitiva, che determinerà, inevitabilmente, degli esclusi.
Quali saranno le conseguenze per questi ultimi? Ecco gli scenari. Entro la fine di novembre 2023 il Ministero delle imprese e del made in Italy pubblicherà i bandi per le manifestazioni d’interesse per gli ultimi bacini pianificati (n. 4A Prov. Aut. Trento, n. 4B Prov. Aut. Bolzano n. 5 Veneto, n. 6 Friuli-Venezia Giulia, n. 13 Abruzzo, n. 14 Molise, n. 16 Puglia, n. 17 Basilicata e n. 18 Calabria), che concluderanno la prima fase della procedura di attribuzione dei diritti d’uso DAB+ ai consorzi di emittenti locali.
Fotografia
Tali procedure fotograferanno la situazione, che diverrà immutabile e potrà evolvere solo in due direzioni.
Assegnazione diretta
La prima sarà l’assegnazione diretta del diritto d’uso, in presenza di richiesta legittima da parte di ente in possesso dei requisiti per una frequenza DAB+ non pretesa anche da altro soggetto (pure in possesso di titoli per ottenerla).
Procedura compiuta
In questo caso – che è quello accaduto per le reti nazionali che vedevano tre diritti d’uso per tre richiedenti (anche se un diritto d’uso è finito sub judice) – la procedura si concluderà, con le assegnazioni. Salvo che in alcune aree non vi siano domande e quindi i diritti debbano essere rimessi a bando, come accaduto col DTT.
Beauty contest
La seconda ipotesi è la procedura competitiva (cd. beauty contest), che avrà luogo qualora due o più soggetti si contendessero il medesimo diritto d’uso.
Procedure competitive
Tale caso non riguarderà tanto le ipotesi in cui due soggetti concorressero per la stessa frequenza per motivazioni di ordine tecnico (come è stato per il diritto d’uso nazionale controverso di cui sopra) anche alla presenza di un’altra risorsa, ma quelli delle aree critiche dove i diritti d’uso previsti dal Piano nazionale di assegnazione delle frequenze (provvisorio) approvato da Agcom sono inferiori al numero dei consorzi che li richiederanno.
Contenziosi giudiziari
Tuttavia, le procedure competitive – come ci ha insegnato l’esperienza del refarming del DTT – comportano quasi sempre derive giudiziarie, con ricorsi da parte degli esclusi che renderanno instabile l’assetto del sistema fino alla conclusione dei giudizi.
Assestamento
E’ anche vero che, salvo la concessione di misure cautelari da parte degli organi di giustizia amministrativa (le cd. “sospensive“), che impongono l’adozione di provvedimenti correttivi immediati da parte della P.A., normalmente il sistema tende nel breve tempo ad adattarsi alla situazione di fatto.
Scialuppe di salvataggio
E ciò in quanto le emittenti radiofoniche socie di un consorzio escluso dall’attribuzione dei diritti d’uso cercheranno nel frattempo spazio sui mux assegnatari, cristallizzando lo status quo.
Ci sarà spazio per gli esclusi?
E qui arriviamo alla domanda che in molti si stanno ponendo in questi ultimi mesi: tutti gli esclusi troveranno spazio sui mux destinatari dei diritti d’uso?
Capacità ed incapacità
La risposta è: dipende. Soprattutto dalla capacità trasmissiva pro capite. Infatti, se ciascuna emittente utilizzasse il massimo della capacità trasmissiva assentibile (72 CU), molto probabilmente non ci sarebbe ovunque spazio per veicolare in DAB+ i concessionari FM titolari anche di autorizzazione per la fornitura di contenuti in tecnica digitale.
36 CU
Se, invece, si convergesse (almeno in gran parte) sulla metà dei CU (36, misura non ideale, ma sostenibile alla presenza di opportune contromisure), non solo ci sarebbe quasi ovunque capacità trasmissiva per tutti, ma in molte aree troverebbero spazio anche i nuovi entranti.
Nativi digitali
I quali è vero che sono astrattamente competitor, ma al contempo sono anche portatori di linfa vitale per la sopravvivenza di enti consortili le cui finanze, diversamente, graverebbero solo sui consorziati, già appesantiti dalla contemporanea gestione di reti FM.
Argomento d’interesse
Apertura o chiusura?
Dovremo quindi assistere all’ennesima replica dell’antica tendenza della radiofonia italiana a rinchiudersi in recinti favorendo schemi normativi, regolamentari, tecnici, tesi ad escludere gli altri più che a far crescere il settore, facendo prevalere tendenze corporativistiche (o autodistruttive), o, viceversa, le sfavorevoli contingenze economico-finanziarie spingeranno all’apertura?
Conti e sconti
La risposta dovrebbe essere scontata. Ma temiamo non lo sia affatto.