Il disegno di legge intende modificare gli strumenti attualmente previsti dall’ordinamento in materia di tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche, facendo leva sul principio di libertà e responsabilità degli imprenditori del settore cinematografico e dei principali agenti educativi, tra i quali in primo luogo la famiglia.
L’obiettivo principale che si vuole perseguire, relativamente al settore cinematografico, è quello di abolire il sistema della cd. “censura”, sostituendolo con un meccanismo di responsabilizzazione degli operatori e di attenta vigilanza delle Istituzioni orientato all’effettività della tutela dei minori.
D’altra parte, nei Paesi europei dove vige un sistema di autoregolamentazione e dove i film distribuiti sono in buona misura riconducibili a quelli programmati nelle nostre sale la tutela dei minori appare di fatto maggiore e la classificazione dei film più rigorosa.
Presso il Ministero per i beni e le attività culturali viene pertanto costituita la “Commissione di classificazione dei film per la tutela dei minori” (cfr. art. 2 del ddl) che, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione (artt. 21 e 31 sulla libertà di manifestazione del pensiero e dell’espressione artistica, ed art. 33 sulla protezione dell’infanzia) e dalle Convenzioni internazionali ed in accoglimento delle norme comunitarie sulla protezione dei consumatori, in particolare dei giovani, può:
dare parere contrario alla proiezione in pubblico di un film, ove ravvisi in essa offesa al buon costume (ex art. 6 della menzionata legge),
stabilire se alla proiezione del film possono assistere i minori degli anni 14 o i minori degli anni 18, in relazione alla particolare sensibilità dell’età evolutiva ed alle esigenze della sua tutela morale (art. 5 della stessa legge).
La seconda parte del disegno di legge è volta a garantire la tutela dei minori nell’utilizzazione dei videogiochi.
In Italia non esiste, allo stato attuale, una norma che si riferisce ai videogiochi e alla loro idoneità al pubblico dei minori. Eppure le tecnologie informatiche rappresentano per i bambini e adolescenti in primo luogo strumenti espressivi, ludici e ricreativi e solo in seconda battuta strumenti di lavoro finalizzati al raggiungimento di uno scopo, come accade, invece, per il mondo degli adulti. Quasi la totalità dei bambini e degli adolescenti italiani hanno una buona familiarità con i videogame, che siano su un cellulare, su un computer o su una consolle. Questo fa sì che i videogiochi costituiscono per i ragazzi la principale porta di ingresso all’apprendimento della cultura tecnologica e contribuiscono notevolmente, attraverso l’interattività, alla diffusione della alfabetizzazione informatica.
Già dal 2003 a livello europeo è stato adottato un sistema di classificazione in base all’età consigliata per ciascun videogioco, con l’obiettivo di offrire a genitori, acquirenti e consumatori maggiore consapevolezza e informazione rispetto al contenuto del gioco indicandone l’idoneità per uno specifico gruppo d’età. Questo sistema PEGI – Pan European Game Information, il cui scopo è assicurare che i minori non siano esposti a giochi non adatti al loro specifico gruppo d’età, è supportato dai principali produttori di consolle, e dagli editori e sviluppatori di giochi interattivi in tutta Europa. Il sistema di classificazione è stato messo a punto dalla Federazione europea del software interattivo (ISFE) ed è sostenuto dalla Commissione europea, che lo considera un modello di armonizzazione a livello europeo nel settore della protezione dei bambini. Il Consiglio Europeo, già nel marzo 2002 aveva adottato la Risoluzione 2002/C 65/02 sulla protezione dei consumatori in particolare dei giovani raccomandando l’inserimento nei videogiochi off line e on line di informazioni chiare circa la valutazione dei contenuti e la classificazione per età. Successivamente il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la raccomandazione 2006/952/CE relativa alla tutela dei minori e della dignità umana nella quale si sottolinea l’esigenza di favorire la cooperazione tra organismi che si occupano di classificazione dei contenuti e la sensibilizzazione alla questione dell’utilizzo dei nuovi media, compresi i videogiochi, da parte dei bambini.
Il PEGI prevede prima un’auto-valutazione dell’editore, successivamente il vaglio da parte di un ente amministratore indipendente, il NICAM (Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media). Nel caso di controversie sulla classificazione, è previsto un ente terzo denominato PEGl Complaints Board (PCB) formato da un gruppo di esperti in protezione dei minori, e il PEGI Advisory Board, composto dai rappresentanti dei governi nazionali, che ha lo scopo di sottoporre all’industria eventuali proposte migliorative del sistema che tengano conto degli sviluppi dell’ambiente sociale e culturale di riferimento nei vari paesi europei.
Il sistema PEGI utilizza cinque categorie d’età e 7 descrittori di contenuto :
a) Videogioco per tutti (3+)
b) Videogioco idoneo a maggiori di 7 anni (7+);
c) Videogioco idoneo a maggiori di 12 anni (12+);
d) Videogioco idoneo a maggiori di 16 anni (16+);
e) Videogioco idoneo a maggiori di 18 anni (18+);
linguaggio scurrile
Discriminazione
Droghe
Paura
Gioco d’azzardo
Sesso
violenza
L’esperienza degli ultimi mesi ha però insegnato che l’autoregolamentazione, pur essendo la strada più corretta per la responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati, da sola non è sufficiente. In casi particolarmente gravi è necessario potersi avvalere di una norma prescrittiva a cui, in caso di violazioni, devono corrispondere adeguate sanzioni.
Consiglio dei Ministri approva Ddl recante norme a tutela dei minori nella visione di film e nell’utilizzo di videogiochi
Il Consiglio dei Ministri nella seduta del 20 luglio ha approvato il ddl recante norme a tutela dei minori nella visione di film e nell’utilizzo di videogiochi.
Il disegno di legge intende modificare gli strumenti attualmente previsti dall’ordinamento in materia di tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche, facendo leva sul principio di libertà e responsabilità degli imprenditori del settore cinematografico e dei principali agenti educativi, tra i quali in primo luogo la famiglia.
L’obiettivo principale che si vuole perseguire, relativamente al settore cinematografico, è quello di abolire il sistema della cd. “censura”, sostituendolo con un meccanismo di responsabilizzazione degli operatori e di attenta vigilanza delle Istituzioni orientato all’effettività della tutela dei minori.
D’altra parte, nei Paesi europei dove vige un sistema di autoregolamentazione e dove i film distribuiti sono in buona misura riconducibili a quelli programmati nelle nostre sale la tutela dei minori appare di fatto maggiore e la classificazione dei film più rigorosa.
Presso il Ministero per i beni e le attività culturali viene pertanto costituita la “Commissione di classificazione dei film per la tutela dei minori” (cfr. art. 2 del ddl) che, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione (artt. 21 e 31 sulla libertà di manifestazione del pensiero e dell’espressione artistica, ed art. 33 sulla protezione dell’infanzia) e dalle Convenzioni internazionali ed in accoglimento delle norme comunitarie sulla protezione dei consumatori, in particolare dei giovani, può:
dare parere contrario alla proiezione in pubblico di un film, ove ravvisi in essa offesa al buon costume (ex art. 6 della menzionata legge),
stabilire se alla proiezione del film possono assistere i minori degli anni 14 o i minori degli anni 18, in relazione alla particolare sensibilità dell’età evolutiva ed alle esigenze della sua tutela morale (art. 5 della stessa legge).
La seconda parte del disegno di legge è volta a garantire la tutela dei minori nell’utilizzazione dei videogiochi.
In Italia non esiste, allo stato attuale, una norma che si riferisce ai videogiochi e alla loro idoneità al pubblico dei minori. Eppure le tecnologie informatiche rappresentano per i bambini e adolescenti in primo luogo strumenti espressivi, ludici e ricreativi e solo in seconda battuta strumenti di lavoro finalizzati al raggiungimento di uno scopo, come accade, invece, per il mondo degli adulti. Quasi la totalità dei bambini e degli adolescenti italiani hanno una buona familiarità con i videogame, che siano su un cellulare, su un computer o su una consolle. Questo fa sì che i videogiochi costituiscono per i ragazzi la principale porta di ingresso all’apprendimento della cultura tecnologica e contribuiscono notevolmente, attraverso l’interattività, alla diffusione della alfabetizzazione informatica.
Già dal 2003 a livello europeo è stato adottato un sistema di classificazione in base all’età consigliata per ciascun videogioco, con l’obiettivo di offrire a genitori, acquirenti e consumatori maggiore consapevolezza e informazione rispetto al contenuto del gioco indicandone l’idoneità per uno specifico gruppo d’età. Questo sistema PEGI – Pan European Game Information, il cui scopo è assicurare che i minori non siano esposti a giochi non adatti al loro specifico gruppo d’età, è supportato dai principali produttori di consolle, e dagli editori e sviluppatori di giochi interattivi in tutta Europa. Il sistema di classificazione è stato messo a punto dalla Federazione europea del software interattivo (ISFE) ed è sostenuto dalla Commissione europea, che lo considera un modello di armonizzazione a livello europeo nel settore della protezione dei bambini. Il Consiglio Europeo, già nel marzo 2002 aveva adottato la Risoluzione 2002/C 65/02 sulla protezione dei consumatori in particolare dei giovani raccomandando l’inserimento nei videogiochi off line e on line di informazioni chiare circa la valutazione dei contenuti e la classificazione per età. Successivamente il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la raccomandazione 2006/952/CE relativa alla tutela dei minori e della dignità umana nella quale si sottolinea l’esigenza di favorire la cooperazione tra organismi che si occupano di classificazione dei contenuti e la sensibilizzazione alla questione dell’utilizzo dei nuovi media, compresi i videogiochi, da parte dei bambini.
Il PEGI prevede prima un’auto-valutazione dell’editore, successivamente il vaglio da parte di un ente amministratore indipendente, il NICAM (Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media). Nel caso di controversie sulla classificazione, è previsto un ente terzo denominato PEGl Complaints Board (PCB) formato da un gruppo di esperti in protezione dei minori, e il PEGI Advisory Board, composto dai rappresentanti dei governi nazionali, che ha lo scopo di sottoporre all’industria eventuali proposte migliorative del sistema che tengano conto degli sviluppi dell’ambiente sociale e culturale di riferimento nei vari paesi europei.
Il sistema PEGI utilizza cinque categorie d’età e 7 descrittori di contenuto :
a) Videogioco per tutti (3+)
b) Videogioco idoneo a maggiori di 7 anni (7+);
c) Videogioco idoneo a maggiori di 12 anni (12+);
d) Videogioco idoneo a maggiori di 16 anni (16+);
e) Videogioco idoneo a maggiori di 18 anni (18+);
linguaggio scurrile
Discriminazione
Droghe
Paura
Gioco d’azzardo
Sesso
violenza
L’esperienza degli ultimi mesi ha però insegnato che l’autoregolamentazione, pur essendo la strada più corretta per la responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati, da sola non è sufficiente. In casi particolarmente gravi è necessario potersi avvalere di una norma prescrittiva a cui, in caso di violazioni, devono corrispondere adeguate sanzioni.
Consiglio dei Ministri approva Ddl recante norme a tutela dei minori nella visione di film e nell’utilizzo di videogiochi
Il Consiglio dei Ministri nella seduta del 20 luglio ha approvato il ddl recante norme a tutela dei minori nella visione di film e nell’utilizzo di videogiochi.
Il disegno di legge intende modificare gli strumenti attualmente previsti dall’ordinamento in materia di tutela dei minori nella visione di opere cinematografiche, facendo leva sul principio di libertà e responsabilità degli imprenditori del settore cinematografico e dei principali agenti educativi, tra i quali in primo luogo la famiglia.
L’obiettivo principale che si vuole perseguire, relativamente al settore cinematografico, è quello di abolire il sistema della cd. “censura”, sostituendolo con un meccanismo di responsabilizzazione degli operatori e di attenta vigilanza delle Istituzioni orientato all’effettività della tutela dei minori.
D’altra parte, nei Paesi europei dove vige un sistema di autoregolamentazione e dove i film distribuiti sono in buona misura riconducibili a quelli programmati nelle nostre sale la tutela dei minori appare di fatto maggiore e la classificazione dei film più rigorosa.
Presso il Ministero per i beni e le attività culturali viene pertanto costituita la “Commissione di classificazione dei film per la tutela dei minori” (cfr. art. 2 del ddl) che, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione (artt. 21 e 31 sulla libertà di manifestazione del pensiero e dell’espressione artistica, ed art. 33 sulla protezione dell’infanzia) e dalle Convenzioni internazionali ed in accoglimento delle norme comunitarie sulla protezione dei consumatori, in particolare dei giovani, può:
dare parere contrario alla proiezione in pubblico di un film, ove ravvisi in essa offesa al buon costume (ex art. 6 della menzionata legge),
stabilire se alla proiezione del film possono assistere i minori degli anni 14 o i minori degli anni 18, in relazione alla particolare sensibilità dell’età evolutiva ed alle esigenze della sua tutela morale (art. 5 della stessa legge).
La seconda parte del disegno di legge è volta a garantire la tutela dei minori nell’utilizzazione dei videogiochi.
In Italia non esiste, allo stato attuale, una norma che si riferisce ai videogiochi e alla loro idoneità al pubblico dei minori. Eppure le tecnologie informatiche rappresentano per i bambini e adolescenti in primo luogo strumenti espressivi, ludici e ricreativi e solo in seconda battuta strumenti di lavoro finalizzati al raggiungimento di uno scopo, come accade, invece, per il mondo degli adulti. Quasi la totalità dei bambini e degli adolescenti italiani hanno una buona familiarità con i videogame, che siano su un cellulare, su un computer o su una consolle. Questo fa sì che i videogiochi costituiscono per i ragazzi la principale porta di ingresso all’apprendimento della cultura tecnologica e contribuiscono notevolmente, attraverso l’interattività, alla diffusione della alfabetizzazione informatica.
Già dal 2003 a livello europeo è stato adottato un sistema di classificazione in base all’età consigliata per ciascun videogioco, con l’obiettivo di offrire a genitori, acquirenti e consumatori maggiore consapevolezza e informazione rispetto al contenuto del gioco indicandone l’idoneità per uno specifico gruppo d’età. Questo sistema PEGI – Pan European Game Information, il cui scopo è assicurare che i minori non siano esposti a giochi non adatti al loro specifico gruppo d’età, è supportato dai principali produttori di consolle, e dagli editori e sviluppatori di giochi interattivi in tutta Europa. Il sistema di classificazione è stato messo a punto dalla Federazione europea del software interattivo (ISFE) ed è sostenuto dalla Commissione europea, che lo considera un modello di armonizzazione a livello europeo nel settore della protezione dei bambini. Il Consiglio Europeo, già nel marzo 2002 aveva adottato la Risoluzione 2002/C 65/02 sulla protezione dei consumatori in particolare dei giovani raccomandando l’inserimento nei videogiochi off line e on line di informazioni chiare circa la valutazione dei contenuti e la classificazione per età. Successivamente il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato la raccomandazione 2006/952/CE relativa alla tutela dei minori e della dignità umana nella quale si sottolinea l’esigenza di favorire la cooperazione tra organismi che si occupano di classificazione dei contenuti e la sensibilizzazione alla questione dell’utilizzo dei nuovi media, compresi i videogiochi, da parte dei bambini.
Il PEGI prevede prima un’auto-valutazione dell’editore, successivamente il vaglio da parte di un ente amministratore indipendente, il NICAM (Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media). Nel caso di controversie sulla classificazione, è previsto un ente terzo denominato PEGl Complaints Board (PCB) formato da un gruppo di esperti in protezione dei minori, e il PEGI Advisory Board, composto dai rappresentanti dei governi nazionali, che ha lo scopo di sottoporre all’industria eventuali proposte migliorative del sistema che tengano conto degli sviluppi dell’ambiente sociale e culturale di riferimento nei vari paesi europei.
Il sistema PEGI utilizza cinque categorie d’età e 7 descrittori di contenuto :
a) Videogioco per tutti (3+)
b) Videogioco idoneo a maggiori di 7 anni (7+);
c) Videogioco idoneo a maggiori di 12 anni (12+);
d) Videogioco idoneo a maggiori di 16 anni (16+);
e) Videogioco idoneo a maggiori di 18 anni (18+);
linguaggio scurrile
Discriminazione
Droghe
Paura
Gioco d’azzardo
Sesso
violenza
L’esperienza degli ultimi mesi ha però insegnato che l’autoregolamentazione, pur essendo la strada più corretta per la responsabilizzazione di tutti i soggetti interessati, da sola non è sufficiente. In casi particolarmente gravi è necessario potersi avvalere di una norma prescrittiva a cui, in caso di violazioni, devono corrispondere adeguate sanzioni.