da News GEVAM n. 8 del 23-01-2007
Fonte: Greenreport http://www.greenreport.it
LIVORNO – Ormai siamo arrivati ai telefonini in regalo, ai cellulari usa e getta, secondo la Gsm association, ogni minuto nel mondo si comprano mille nuovi telefonini ed a giugno del 2006 si sono raggiunti i due miliardi di cellulari, una cifra iperbolica se si pensa che solo nel 2004 erano la metà. Oggi circa un terzo della popolazione del pianeta ne ha uno e Nokia prevede che nel 2014 i proprietari di telefonino saranno quattro miliardi.
E’ indubitabile che i telefonini hanno velocizzato le segnalazioni e le risposte alle emergenze, permettono un flusso informativo più democratico e accessibile (si pensi solo a quanto l’acquisto di cellulari incidono sulla pratica del microcredito in comunità poverissime che li usano come strumento collettivo di comunicazione), probabilmente aiutano a ridurre l´inquinamento diminuendo la necessità di spostarsi per comunicare. Il contraltare di tutto questo è l’uso indiscriminato e consumistico che se ne fa nei paesi ricchi.
Finora si è discusso soprattutto degli aspetti sanitari di questi apparecchi, come i possibili danni alla salute provocati dai campi elettromagnetici dei ripetitori e nel 2004 ha fatto molto discutere lo studio dall´Istituto svedese Karolinska di medicina ambientale, che mette in relazione il possibile sviluppo di un neuroma acustico al nervo cranico che controlla udito ed equilibrio con più di 10 anni di esposizione ad un telefonino. E così siamo davanti ad un quotidiano paradosso: praticamente tutti usiamo i telefonini e li consideriamo sicuri, ma poi siamo pronti a dare battaglia se vogliono installare un ripetitore accanto alla scuola dei nostri figli, anche loro ormai quasi tutti dotati di telefonino, tanto da essere ormai, dopo la saturazione del mercato adulto, il settore di consumo di cellulari più “promettente”.
Ma quanto pesa sull’ambiente la produzione e lo smaltimento dei telefonini?
Intanto c’è il problema coltan, venuto a galla qualche anno fa quando infuriava la sanguinosa guerra “civile” per la spartizione della Repubblica democratica del Congo in zone di influenza.
Il coltan (columbite-tantalite) è un minerale da cui si estrae il tantalio, prima non valeva nulla, essendo poco più che sabbia nera e fango, oggi è diventato un elemento indispensabile per l’industria hig-tech, le concessioni e gli scavi abusivi si moltiplicano sotto il controllo di multinazionali e di bande armate ed il suo commercio è la causa principale del conflitto che sconvolge le jungle africane da anni.
«Serve – si legge sul sito www.congo.it – ad ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione. Nei telefonini, per esempio, o nelle telecamere o nei computer portatili dove il problema più difficile da risolvere è quello della durata delle batterie. I condensatori al tantalio permettono un risparmio energetico e quindi una maggiore versatilità dell´apparecchio». Ma forse ad interessare è anche il contenuto radioattivo e di uranio del Coltan. Questa sabbia nera è anche un elemento essenziale per missilistica, industria nucleare, turbine aeronautiche, piccoli condensatori elettrici, air bag, visori notturni, materiali chirurgici, fibre ottiche, consolle per giochi come la PlayStation. Ma soprattutto è la materia prima più ambita dalle industrie della telefonia mobile. Questa sabbia ha un peso simile a quello dell’oro e pressappoco lo stesso valore (durante la guerra del Congo in 3 anni è aumentato del 600%), e siccome L´80% del coltan del mondo si trova in Africa (e l’80% del coltan africano, quello utilizzabile subito, è in Congo) le miniere ed il traffico si controllano, difendono e conquistano col Kalashnikov.
L’estrazione selvaggia di coltan provoca una richiesta di carne di animali selvatici per sfamare i minatori abusivi e che secondo il Wwf sta mettendo in grave pericolo la fauna del parco nazionale di Kahuzi-Biega e della riserva di Okapi del nord est del Congo, con l’uccisione di quasi tutti i circa 3.600 elefanti censiti solo 10 anni fa e lo sterminio di più di 200 gorilla che ha provocato il dimezzamento della popolazione di questi primati. La cosa paradossale è che spesso le industrie della telefonia mobile sono note per i loro fondi di d´investimento etici o per l’appoggio a campagne ambientaliste. Dopo le proteste internazionali e degli ambientalisti i più grossi produttori di telefonini hanno assicurato che per i loro condensatori non avrebbero più utilizzato coltan importato dalle zone di guerra, e nel 2006 il 50% per cento del coltan veniva estratto in Australia occidentale.
Intanto i cellulari sono diventati uno status symbol, con modelli sempre più piccoli, sempre più avanzati, con nuovi gestori e nuovi contratti e nuovi apparecchi da buttare nella spazzatura elettronica. I componenti dei telefonini e gran parte dei metalli rari e pesanti (oltre al tantalio, rame, nichel, palladio ed oro) che ci sono al loro interno e che servono soprattutto a ridurre le dimensioni dei cellulari, sono difficilmente recuperabili ma qualcuno si sta impegnando in progetti di riciclaggio dei cellulari e per ridurre i danni ed i consumi dei caricabatteria sempre attaccati alla presa: oggi ce ne sono anche ad energia solare e caricabili a molla. E intanto la direttiva RAEE ( rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) per il trattamento e il recupero in condizioni di sicurezza di questo tipo di materiali, da noi, in Italia, ha subito l´ennesima proroga.