Congresso USA, pedaggi musicali per le radio?

Torna a riaccendersi negli USA la discussione sulle royalties che i cantanti vogliono imporre da decenni alle stazioni radio che mettono in onda i loro brani


da Radio Passioni

Finora i legislatori americani hanno evitato di imporre questo balzello ai proprietari delle stazioni radio sulla base di una considerazione che appariva, almeno in passato, abbastanza equa. Le radio contribuiscono a far conoscere le canzoni, ce non si venderebbero senza questa pubblicità. Proprio l’altro giorno la National Association of Broadcsaters ha reso noto uno studio dell’economista James Dertouzos di Stanford, in cui si calcola che il contributo della radio è ancora importante sul mercato della musica: una porzione di vendite equivalente a una somma compresa tra gli 1,5 e i 2,4 miliardi di dollari è legata alla notorietà radiofonica dei brani. I cantanti e le loro associazioni – in testa ci sono tutti i grandi nomi, proprio l’altro giorno Nancy Sinatra è intervenuta con forza – dicono che sono tutte balle, che ormai la radio non conta più niente, che ormai vengono trasmesse solo canzoni vecchie che non vendono più, che i giovani consumano solo MP3, che la radio digitale satellitare le royalties le paga già (è anche un servizio a pagamento, a differenza della radio commerciale finanziata dai soli spot). Il Congresso americano ora promette di ritornare sulle sue decisioni e alcuni deputati cercheranno di imporre la tassa con l’appoggio della RIAA. Le radio rispondono che l’impatto sarà devastante. Probabilmente la verità sta nel mezzo: le stazioni stringeranno la cinghia e andranno avanti per la loro strada in declino. In compenso un folto gruppo di cantanti famosi diventerà ancora più vergognosamente ricco, mentre tanti gruppi e cantanti meno conosciuti stringeranno la cinghia e andranno avanti per la loro strada sempre più digitale. Certo che ultimamente vediamo i parlamenti di mezzo mondo lavorare come matti per rendere i ricchi ancora più ricchi e i poveri sempre meno felici. La cosa straordinaria, di tutto questo, è che i parlamenti vengono votati per lo più dai poveri. Qualcuno me la spiega, questa? Forse sono solo io a essere meno felice? Tornando alla musica, Business Week fa un buon riassunto della situazione:

Radio Royalty Wars Heat Up Again

Congress is weighing fees for terrestrial stations, but broadcasters say such royalties could have a devastating impact on the industry

by Olga Kharif

Nancy Sinatra took her walking boots down the corridors of Congress June 11. The singer took up a cause her father Frank Sinatra had championed 20 years earlier—getting radio stations to pay artists royalties on the songs they play. Satellite and Internet radio stations do it, so it’s only fair that terrestrial radio stations should have to pay up also, Sinatra told legislators. “Now we have a situation where one format—AM/FM radio—has a competitive advantage over another: digital radio,” Sinatra said in prepared remarks. “This isn’t any more fair to digital radio than it is to artists.”
(continua)

Mentre qui c’è la risposta del NAB con il link al report firmato da James Dertouzos (scaricatelo, ne vale la pena) e ad alcune controproposte di legge attualmente in discussione, questa volta favorevoli a esentare le stazioni, soprattutto quelle locali, da eventuali pagamenti.

STUDY: RADIO AIRPLAY GENERATES $1.5 TO $2.4 BILLION IN MUSIC SALES ANNUALLY

— Study shows radio airplay affects music sales more than any other factor–

WASHINGTON, DC — A new economic analysis of local radio airplay’s impact on the recording industry reveals that $1.5 billion to $2.4 billion in annual music sales are generated through free radio airplay.
The analysis, conducted by former Stanford economics professor Dr. James Dertouzos, focuses only on album and digital track sales and does not take into account radio’s impact on licensing revenue or merchandise sales. Also not factored into the report is radio airplay’s promotional role in increasing ticket sales at concerts, which was reported to be a $2.8 billion a year business in 2006 by Billboard.
“By omitting concert and merchandise sales, as well as licensing revenue, this economic analysis is extremely conservative,” Dertouzos said. “Nevertheless, the study clearly demonstrates that radio airplay increases music sales and that performing artists and record labels profit from exposure provided by radio airplay.”
The study examines the relationship between local radio airplay of music and sales of albums and digital tracks from 2004 to 2006 in the 99 largest designated market areas (DMAs). The analysis showed that an increase in “spins” — the number of times a song is played on the radio — resulted in a subsequent increase in album and digital track sales.
The entire report can be read here in PDF format.
The study relies on local radio ratings information provided by Arbitron, music volume information provided by Nielsen BDS and Mediaguide, music sales data provided by Nielsen SoundScan and radio financial data provide by BIA Financial Network. Dertouzos, who received a Ph.D. in economics from Stanford University, has more than 25 years of economic research experience. He has worked for the National Bureau of Economic Research, the Bureau of Labor Statistics, Stanford University, UCLA, the Annenberg School of Communications at USC, and the Pardee RAND Graduate School for Policy Studies.
A bill in Congress, supported by the Recording Industry Association of America (RIAA), would require America’s hometown broadcasters to compensate record labels for radio airplay of music. Countering the RIAA-backed legislation is the Local Radio Freedom Act, which is supported by nine senators and 208 House members.
(continua)

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