Confronto su FMX: gli esperti rispondono e nuovi spunti vengono offerti

Ha generato un grande interesse l’iniziativa di questo periodico di dare voce ad operatori, editori ed appassionati sulla nuova tecnologia per la digitalizzazione degli impianti FM


Si moltiplicano gli interventi nel confronto in corso su queste pagine a riguardo di FMeXtra, la tecnologia americana, approdata recentemente in Italia, che consente di veicolare contemporaneamente segnali analogici e digitali (al pari di IBOC, ma con caratteristiche tali da consentire l’applicazione anche in un etere non pianificato, quale quello del nostro paese).
Pubblichiamo questa volta tre interventi: due in risposta a precedenti osservazioni di lettori ed uno da parte di un editore che evidenzia un aspetto commerciale, inedito, interessante della tecnologia in argomento.

Giovanni Necchi di ADVEN (in risposta a Ermanno Papale)

Apprezzo la sua risposta che riporta il ragionamento su un piano più realistico. Condivido che la coperta sia corta, ma tant’è; per tale ragione vorrei precisare, con chiarezza, un dettaglio: solo su una frequenza immune da interferenze è possibile avere la copertura digitale simile all’analogico, diversamente il digitale sarà ricevibile solo ove le interferenze rientrino nei limiti di profilo CCIR.
E’ interesse di ADVEN nl diffondere al massimo l’utilizzo di FMeXtra; tuttavia non si intendono alimentare illusioni: il sitema è incredibilmente bello e suona benissimo; ha ovviamente dei limiti: bisogna esserne consapevoli.
Rimane indubbio il fatto concreto che con FMeXtra, in quella che definiremo l’area principale dell’impianto, ovvero in assenza di interferenze, è possibile trasmettere in digitale con ottimi risultati.
Una serie di test eseguiti nei nostri laboratori ha dimostrato che il segnale ha una incredibile resistenza ai segnali interferenti isofrequenziali o molto vicini; in questa situazione si hanno performances assolutamente migliori delle raccomandazioni CCIR.
Oltre i 100 KHz, le prestazioni si allineano sostanzialmente alle raccomandazioni CCIR.
Si deve tenere presente però che se manca la protezione dovuta, il sistema si blocca (siamo in digitale quindi il funzionamento è on/off: non esiste un concetto di degrado della qualità per l’utente finale).
In merito ai limiti delle sottoportanti SCA, è bene precisare che il segnale di FMeXtra può essere anche limitato in banda e centrato a 72 KHz, quindi con il rispetto dell’eventuale limite, riferito al centro frequenza, dei 73 KHz: la sua larghezza di banda non è parametro definito.
Con il canale SCA centrato a 72 KHz, il sistema è in grado di trasportare un canale stereo o due monofonici. Non mi pare male!
Attenzione anche a non mescolare il concetto di deviazione e quello di frequenza modulante: indicare che non si può superare 75 KHz di deviazione non significa che il contenuto spettrale del segnale modulante non possa superare questo valore: possiamo benissimo modulare anche a 100 Khz senza deviare più di 10 KHz; è solo questione di setup del sistema.
Il fatto poi di avere menzionato che molti coder siano sporchi, non è stato certo addotto come alibi: è una semplice constatazione
dello stato di fatto, forse un suggerimento a sostituire un segnale inutile con un nuovo servizio.

Andrea Lawendel di Radio Passioni (in risposta ad Antonio Tamiozzo)

La questione posta da Antonio non è affatto peregrina. Ricordo solo che il bitrate è uno dei fattori in gioco insieme al campionamento originale e al tipo di compressione utilizzata (come del resto sottolinea lo stesso Antonio quando parla di “CD quality” a 48 kbps). C’è molta differenza tra qualità digitale e qualità digitale compressa. Il CD audio usa campionamenti “lossless”. L’MP3 comprimendo per circa un fattore dieci garantisce una qualità buona ma sicuramente inferiore.
Mi permetto di sottolineare anche che quando si parla di radio digitale bisogna anche capire l’ampiezza dei canali disponibili. In onde medie l’analogico ha 9 kHz e con la modulazione di ampiezza l’audio dispone di un totale di 4,5 kHz (modulazioni AM stereo utilizzano per i due canali le due bande laterali modulanti, detta tra noi: è un ottimo sistema). Teoricamente un flusso DRM, poniamo, riesce a far stare in 9 kHz stream da 20-30 kilobit, con una compressione in modulazione di 3 o 4 bit per Hertz. Usare tutta la banda per un canale può forse portare a un miglioramento qualitativo ma è molto opinabile, almeno in un bacino di utenza ristretto. La radio digitale non può vincere in base alla sola qualità, diciamo che come bonus ci mette dentro anche cose come la maggiore efficienza nell’uso dello spettro, il multicasting di più servizi nello stesso spazio occupato da un solo servizio analogico, l’immunità da rumori, disturni e interferenze (ma attenzione, l’immunità varia in funzione di tante cose, bitrate, potenza impegnata, bacini da coprire, intensità delle interferenze…). Più si scende di frequenza occupata più si riduce l’ampiezza dei canali disponibili.
Noi stiamo parlando di FM e qui la banda disponibile può essere teoricamente sufficiente per offrire qualità, efficienza e gli altri vantaggi che rendono molto appetibile in molte circostanze, l’offerta digitale. Certo, l’Italia è un caso molto particolare e la banda disponibile per un digitale ibrido come FMeXtra è doppiamente teorico. Ma forse, come ho scritto l’altra volta, proprio il ruolo di FMeXtra può indurre a un generale, e salutare, ripensamento. Io continuo a pensare che una buona modulazione analogica, in onde medie e in FM, può fare molto se usata in combinazione con una rigorosa policy di gestione delle frequenze. La mia è una visione molto parziale, altri tuttavia condividono con me la sensazione che i problemi della radiofonia non sono solo tecnici, ma anche di contenuto. E in ogni caso è difficile che la soluzione possa essere puramente tecnologica.
Il caso di HD Radio negli USA dimostra che è molto controversa anche la questione del multicasting. Non tutte le stazioni FM approfittano della possibilità di diffondere due o anche tre programmi aggiuntivi in un segnale ibrido. Insomma il digitale moltiplica gli spazi rispetto all’analogico, ma poi questi spazi rischiano di non essere riempiti. Proviamo a razionalizzare l’uso dell’FM analogica e forse arriveremmo comunque a dare più spazi agli operatori e scelta agli ascoltatori. Vogliamo per esempio estendere l’accesso alle radiofrequenze a scuole, enti pubblici, ospedali, magari centri commerciali? Una strada può essere quella di passare per il digitale, per l’uso da parte di terzi di sottoportanti e bit stream. Oppure, più semplicemente, si apre la banda delle onde medie a licenze per trasmissioni a bassissima potenza, facilmente concesse a chi ne fa richiesta (con i requisiti giusti). Sono misure che si possono prendere fin da subito, i ricevitori analogici non mancano. Ho come la sensazione che le varie proposte di standard digitali soffrano, con poche eccezioni (tra cui quella della radio digitale satellitare) di un grave difetto: un modo di procedere molto poco sistemico, guidato da forze, anche tecnologiche, potenti ma che da sole non sono sufficienti, o sono incomplete (si fanno i trasmettitori del DRM, ma non i ricevitori, che infatti ancora non si vedono in volume).

L.B. (editore radiofonico)

Leggo con interesse della nuova tecnica FM eXtra.
Salva la necessità di una verifica diretta (da parte mia) sul campo, mi sembra, a prima vista, veramente l’unica soluzione per il digitale radiofonico, fino ad ora presentata, in grado di superare le resistenze degli editori italiani.
Non nascondiamoci dietro un dito: oggi il nostro patrimonio sono le frequenze FM, costosissime in termini di acquisizione, imprescindibili per l’attuale attività editoriale, costose (in termini di esercizio e di tutela, data l’inerzia degli organi statali preposti). Introdurre tecnologie per la digitalizzazione delle trasmissioni radiofoniche non basate sugli impianti esistenti significa – come hanno osservato diversi analisti – cannibalizzare il proprio patrimonio (i non radiofonici non si scandalizzino: non si opporrebbero, ove potessero, alla costruzione di uno stabile a ridosso della propria abitazione, acquisita con tanti sacrifici, se ciò determinasse una svalutazione dell’investimento?), ma anche aumentare i costi di gestione per l’installazione e l’esercizio.
Se FM eXtra dovesse effettivamente garantire quello che viene dichiarato, veramente gli editori radiofonici potrebbero fungere da carrier di altri soggetti (magari grandi editori interessati a trasmettere un unico prodotto digitale su più emittenti locali senza acquistare le loro frequenze), sviluppando una nuova area di business: quella, per dirla in gergo televisivo, dei network provider (non illudiamoci che noi editori si possa sfruttare tale tecnologia per produrre nuove radio: è già difficile tirare la fine del mese con quelle gestite…).
Personalmente sono convinto che questa soluzione per il digitale sia quella fino ad ora più realistica ed accessibile per le radio locali.
Grazie per la disponibilità.

da Radio Passioni

Si parla (seriamente) di radio digitale

Sono – mi scrive Antonio Tamiozzo – un fedele lettore della “rubrica” Radiopassioni e il fenomeno del momento, FMeXtra, mi sta oltre che incuriosendo, anche dando qualche barlume di concreta speranza di digitalizzazione “reale” del mondo radiofonico.
Non commento assolutamente i contenuti, ma la tecnica digitale si rende necessaria oramai. L’ascolto per esempio di Radio3 Rai se non è digitale con ata qualità, per me non può essere tale.
A questo riguardo vorrei sottoporti la mia e-mail (sarà una delle tante per te) che però non ha ancora trovato spazio ad una risposta: quale effettiva qualità del segnale FMeXtra potrebbe prospettarsi nel panorama FM italiano? Quale reale bitrate?
Segue la mia e-mail, spero nel tuo blog possa esserci spazio per ulteriori verifiche oggettive del sistema FM Extra e anche spazio per notizie di ricevitori consumer.
Antonio si inserisce così in un approfondito dibattito che Newsline – la testata telematica specializzata che ha per prima riportato la notizia delle sperimentazioni FMeXtra da parte di Rete Otto di Varese – sta ospitando sulle sue pagine. Una discussione anche tecnica nata da un commento di un ingegnere, Ermanno Papale (potete leggere tutto su Newsline a partire dal primo intervento fino ai contributi che i colleghi hanno avuto l’amabilità di chiedermi). Papale avanzava qualche dubbio sull’occupazione di spettro degli stream digitali FMeXtra e sulle possibili interferenze sui canali adiacenti. Dubbi più che leciti alla luce della normativa ETSI che in Europa regolamenta le trasmissioni FM.
Continuerò a occuparmi del digitale qui su RP, ma invito tutti a seguire questa specifica discussione direttamente su Newsline. La questione dei bitrate sollevata da Antonio è fondamentale ma non è l’unico parametro significativo. Dipende anche dalla velocità di campionamento e dalla qualità degli algoritmi di compressione utilizzati alla fonte. Per quanto concerne la “capacità” di una modulazione digitale si parla anche di quantità di bit per ogni singolo hertz occupato. La radio digitale, lo ripeto, non è e non deve essere una semplice risposta “qualitativa”. Il compact disc ha rilanciato su un piano qualitativo, tutto digitale, il problema della fraigilità del supporto fisico dei dischi in vinile. Per offrire una reale alternativa alla qualità analogica, il CD ha dato una risposta basata su un oversampling digitale molto spinto e sull’assenza di compressione. La radio digitale, soprattutto quando va a occupare lo spettro delle onde medie (9 kHz per canale), non può fare a meno di comprimere. E qui le cose cominciano a complicarsi perché introducendo la compressione, la qualità digitale degrada rapidamente: una buona FM analogica è sempre meglio di un algoritmo di compressione che agisce su componenti fondamentali dello spettro audio. Per indorare questa pillola, la radio digitale aggiunge qualche bonus che dovrebbe far pendere il piatto della bilancia a proprio favore. Uno di questi bonus è la maggiore resistenza ai tipici problemi della radio analogica: interferenze, fruscii, difficoltà propagative. L’altro bonus è l’arricchimento informativo, cioè la possibilità di trasmettere più cose su un canale un tempo occupato da un solo flusso informativo. Compressione, immunità da rumore/interferenze, multicasting sono tre ingredienti obiettivamente forti. Ma non è detto che siano vincenti. Specie quando vengono utilizzati in ambiti poco familiari al digitale, come le frequenze delle onde medie.
Gli internauti più anziani ricorderanno sicuramente i tempi in cui al Web ci si collegava con i modem a 9,6 kilobit. Beh, la radio digitale sulle onde medie vuole collegarsi con i suoi ascoltatori su una banda ancora più stretta. Non dico che non lo debba fare, dico semplicemente che forse dovrebbe pensarci due volte. Sto seguendo con estremo interesse l’altro analogo dibattito in corso in questi giorni, quello su HD Radio negli Stati Uniti. Uno dei punti citati, con il nervosismo degli appassionati che spesso induce a un allarmismo a fosche tinte e al pessimismo cosmico, è lo scarso interesse da parte dei broadcaster sulle onde medie nei confronti della tecnologia digitale. In FM dove HD Radio ha 400 kHz a disposizione, l’interesse è nettamente superiore. Anche quando HD Radio potrà trasmettere segnali digitali puri, non ibridi analogico/digitale, il vantaggio del sistema in AM potrebbe essere trascurabile (trasmettere un canale stereo di qualità discreta e un canale mono? ne vale davvero la pena?). Insomma, le considerazioni da fare sono tantissime e quello che stupisce di molti sistemi digitali proposti in tutto il mondo è che in molti casi le tecnologie vengono sperimentate per anni ma non in una chiave, come si dice, “end-to-end”. Il DRM funziona solo in trasmissione ma non ci sono radio. Il DAB ha messo sul mercato i ricevitori dopo 15 anni, ma i chipset li fanno in due. Il DMB è presente sul mercato coreano, altrove non si sa neppure che cosa sia. Per giocare a calcio bisogna essere in 22. Con la radio digitale, a volte, si tende a pensare che basti uno che porta il pallone.

Sull’argomento:
intervento di Andrea Lawendel
intervento di Giovanni Necchi
articolo del 24/03/2007

Per partecipare al confronto: [email protected]

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