Con Gabriella Incalza Kaplanova alla scoperta della radiofonia made in UK

E’ italiana la station manager di Life FM, l’emittente che punta a divenire la prima delle community radio


da Radio Passioni

UK, il futuro dei media e le community radio

E’ giovane, è italiana è un vulcano di idee e ha tanta energia da trasmettere. E’ a Londra dove è tornata a vivere da circa un anno facendosi da subito spazio nel mondo radiofonico della capitale inglese. Parliamo di Gabriella Incalza Kaplanova (www.myspace.com/gabryhella), station manager di una delle radio più promettenti dell’etere londinese, Life FM (www.lifefm.org.uk). La incontriamo per analizzare lo scenario mediatico d’oltre manica ed un confronto con la realtà italiana.

Da quest’anno il digitale ha superato l’analogico, almeno nel Regno Unito, ma è davvero il DAB la tecnologia del futuro? O il wi-max rivoluzionerà tutto?

Il DAB è avanzato (molto) lentamente nell’industria britannica. La tecnologia necessaria per trasmettere in DAB è costosa, fattore che la rende inaccessibile per diversi broadcasters. La rivoluzione wi-max è già iniziata con la trasmissione di dati attraverso le onde: questo in effetti potrebbe rimpiazzare il DAB, visto che esistono gia diverse web radio.

A proposito di wi-max, immaginiamo il futuro… quando la frequenza “internet”, ricevibile da qualsiasi apparecchio, metterà sullo stesso piano le radio e le webradio. Che impatto immagini avrà la nuova tecnologia sul mercato radiofonico?

Il problema principale delle webradio è che non hanno la stessa fruibilità mobile delle radio su FM, anche se questo potrebbe cambiare con la diffusione del wi-max e della tecnologia cellulare. Non è infatti impensabile (5/10 anni) che le webradio sostituiscano le radio analogiche e DAB.

E sul mercato pubblicitario legato alle radio?

Fino a quando ci sarà un’utenza ci sarà sempre un mercato pubblicitario. Più saranno interattivite le webradio più appetibile diventerà il mercato per la pubblicita’ e il direct marketing.

E sul mercato musicale?

Stiamo assistendo a un cambiamento radicale, i vecchi sistemi di protezione del copyright sono superati e l’informazione è ampiamente disponibile. Il punto da considerare non è come proteggere il copyright dell’artista quanto come il consumatore deve pagare per la musica che consuma. Oggi un artista può più facilmente produrre, distribuire e promuovere la propria musica, nonostante il mercato sempre più competitivo.

Si dice che di solito ciò che è di tendenza a Londra lo è poi, dopo qualche tempo, anche nel resto del mondo. Vale ancora questo detto?

Credo proprio di si. In fondo Londra continua ad essere l’ombelico del mondo per la sua natura cosmopolita capace di attrarre ogni sorta di genere e talento musicale.

E se dovessimo legarlo al mondo delle radio, quale tendenza arriverà tra qualche mese in Italia?

Non saprei. Un mio desiderio sarebbe quello di poter assistere a una presa di coscienza del mondo radiofonico e del governo italiano nel mettere a fuoco la necessità di “community radios” anche in Italia e permetterne la nascita.

Parliamo di Life FM. Life FM nasce come webradio e poi diventa radio FM. Costi e burocrazia per l’assegnazione delle frequenze sono minori dell’Italia a tuo avviso?

Tecnicamente Life FM e’ nata con una licenza RSL (restricted service licence) di 28 giorni. Una licenza speciale assegnata da Ofcom, il ministero delle Comunicazioni, per promuovere le “community radios”. Viene assegnata una volta all’anno. Dopo 5 RSL andate a buon fine, si può fare domanda per ottenere una licenza a tempo pieno. Tra una RSL e l’altra si può trasmettere via web. Per quanto riguarda i costi di assegnazione, non saprei rispondere, in quanto non conosco i costi e la burocrazia legata al mondo radiofonico italiano.

Ma cos’è una “community radio”?

Per community radio si intende un terzo ramo della radiofonia, ben distinta da quella pubblica (BBC) e da quella commerciale (radio private). Le community radios si basano su principi di servizio pubblico e devono provvedere a dare un servizio alla comunità in cui esistono. Sono regolate dal Community Radio Order 2004 e si basano su fondi pubblici locali: soltanto una piccola percentuale proviene dalla pubblicità. Sono indipendenti e no profit. Il principale obiettivo di una “community radio” e’ quello di promuovere l’integrazione sociale e l’espressione culturale locale. Attualmente esistono 115 community radios in tutta la Gran Bretagna.

Che progetti hai per Life FM?

L’obiettivo di Life FM è piuttosto ambizioso, visto che vogliamo diventare la migliore community radio station del Regno Unito. Vogliamo continuare a dare voce al Brent e al nord ovest di Londra, offrire sempre più occasioni di sviluppo professionale e personale nel campo musicale, soprattutto fra i giovani. Life FM dispone di un centro dove offre corsi gratuiti in produzione musicale, montaggio audio, conduzione radiofonica e cosi via per ragazzi del Brent dai 13 ai 25 anni. Promuovere il talento locale, indipendentemente dall’età, dal colore della pelle o dal passato di ciascun individuo, ispirare fiducia e promuovere il cambiamento positivo sono tutti elementi che fanno parte della nostra missione sociale. Lo staff di Life FM si avvale di una decina di persone e tantissimi individui a titolo volontario, tutti membri della comunità in cui viviamo, di cui siamo orgogliosi e che vogliamo vedere crescere nel miglior modo possibile.

Parliamo di te: il tuo impatto con il Regno Unito e con la radio?

Sono arrivata in Inghilterra per la prima volta a 18 anni, con una valigia e tanti sogni. Avevo soltanto la terza media e poche sterline in tasca. Mi sono rimboccata le maniche e ho lavorato e studiato fino ad ottenere una laurea in Scienze delle Comunicazioni e Spagnolo. Poi ho deciso di tornare in Italia, ho completato un master in giornalismo a Roma, ho superato l’esame di stato e sono diventata giornalista. Ma purtroppo ho faticato molto a trovare lavoro e alla fine mi sono stufata e sono tornata qui. A Londra, indubbiamente, ci sono molte opportunità, ma più che altro è l’attitudine che trovo contagiosa. Lo dico sempre, nulla è impossibile a Londra, ma bisogna avere la forza di darsi da fare sul serio.

Un’italiana a Londra diventa Station Manager di una radio. E’ una bella storia oltre che una bella notizia anche per l’Italia. Ma nemo profeta in patria?

Non saprei. Però sì, credo sia una bellissima storia e ne sono tanto felice. A trentun’anni occuparsi della direzione artistica di un progetto radiofonico cosi indipendente e multiculturale è un sogno che si avvera. Non so se in Italia sarebbe stato possibile.

Hai mai pensato di far radio anche in Italia?

In realtà in Italia ho più che altro lavorato come giornalista e ho avuto poco a che fare con il mondo della radio. Ho fatto un bellissimo stage a Radio Rai che ricordo sempre con gioia dove ho imparato tantissimo grazie a Carlotta Tedeschi, Raffaele Roselli, Baba Richerme, Paolo Aleotti e Massimo Cotto.

Sappiamo che collabori anche con una rivista, Italiani a Londra. Come possono seguirti e leggerti i nostri lettori?

IAL esce ogni tre mesi ed è disponibile sul territorio londinese. Per maggiori informazioni, basta visitare www.ialmagazine.com del sito www.italianialondra.com. Spero di riprendere a collaborare con un paio di riviste italiane a breve, ma al momento Life FM mi basta e avanza!

Un sogno che si avvera non solo per Gabriella ma anche per tanti giovani che amano la radio. Come nel caso del team di Rize, un programma condotto da un gruppo di ragazzi Somali che prima di Life Fm non erano mai entrati in uno studio radiofonico. La loro trasmissione è ora uno dei programmi di punta dell’emittente, tanto che ne ha recentemente parlato anche uno dei principali canali televisivi anglosassoni Channel4.

[intervista di Marcello Peluso
http://www.marcellopeluso.it]

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