Numeri allarmanti dai dati Agcom sul 2014 per i settori di comunicazione e informazione; in difficoltà la televisione, ma soprattutto l’editoria, mentre il digitale continua a crescere.
Continua ad affermarsi con forza quello che ormai appare sempre di più come un vero e proprio cambio di paradigma interno al macrosettore delle comunicazioni. Secondo i dati Agcom riferiti al 2014, infatti, la tendenza sembra piuttosto chiara: nell’ambito delle comunicazioni e dell’informazione continua il trend negativo in quasi tutti i settori specifici; tendenza che va a cumularsi con i dati già negativi presentati da Agcom per il 2013 e confermati da quelli del 2014. Nel merito, nel comparto editoria, che sembra stia lentamente soccombendo sotto i colpi dell’avvento del digitale, si registra un risultato del -10,7: dagli studi della FIEG (Federazione Italiana Editori Giornali), infatti, risulta come le copie cartacee di quotidiani si siano quasi dimezzate dal 2000 ad oggi e un trend simile è evidenziato anche per i periodici e attribuito principalmente all’aumento della fruizione di giornali online o su copie digitali che arrivano, queste, a raddoppiare nel solo biennio 2011-2013. Questo cambiamento sembra essere colto dal mondo editoriale: se colossi internazionali come Schibsted Media Group, titolare di quotidiani tradizionali in Norvegia e Svezia, ma presente più diffusamente con i suoi siti di annunci (in Italia il noto Subito.it), si reggono ormai principalmente sul digitale, anche in Italia il trend di crescita del consumo online di prodotti editoriali appare evidente e pure da un punto di vista politico appare palese l’intenzione di rafforzare questa tendenza, soprattutto davanti a concessioni come l’Iva al 4% anche per i giornali online, oltre che cartacei. Se da un lato, quindi, internet sembra essere una promettente àncora di salvezza per gli editori, diverso è il discorso per chi, nella filiera editoriale, si occupa solo della vendita. Campanello d’allarme evidente risulta essere, in questo senso, la situazione delle edicole italiane: dal 2001 ad oggi, hanno chiuso in Italia ben 13mila unità circa, con un fattore di aumento esponenziale, dato che solo nel 2014 e nella sola città di Roma hanno chiuso ben 45 edicole. In sostanza, sembra quasi che, in un mondo sempre più connesso e concentrato sulla rete, non ci sia più spazio per la carta stampata e la professione dell’edicolante appare necessitare di una vera e propria trasformazione per poter riuscire a sopravvivere nel nuovo scenario, ammesso che questo sia possibile. Per quello che riguarda la televisione, invece, la crisi sembra essere più contenuta, anche se cominciano anche qui a manifestarsi alcuni segnali preoccupanti. Nello specifico, il mercato si sostiene per oltre il 40% sulla pubblicità, settore che sembra iniziare a spostarsi sempre di più sul web se consideriamo che in questo ambito, la televisione chiude con un -0,5%, mentre internet si piazza saldamente su un solido +2,1% che arriva ad un +7,6% se si includono le categorie non normalmente monitorate come “video, social e search advertising” (dati Nielsen). Non solo: a ciò bisogna aggiungere che il 37% del mercato televisivo si basa invece sulle offerte a pagamento, ambito nel quale bisognerà fare presto i conti, anche in Italia, con i servizi di streaming con abbonamento come Netflix (che proprio oggi sbarca nel nostro paese). Offerte che potrebbero subire una spinta significativa grazie ai dispositivi connessi a internet – ed ai set top box, che consentono di collegare alla rete la propria televisione anche se non predisposta – come quelli già sul mercato di Sky, la richiamata Netflix e Apple (mirati ovviamente ognuno alle proprie televisioni online). (E.V. per NL)