“Comunicare il territorio – Per il federalismo nel sistema televisivo pubblico e privato della Lombardia”

Si è tenuto questa mattina, presso l’aula consiliare del palazzo della regione Lombardia, il simposio riguardante il futuro dell’emittenza pubblica e privata all’interno di uno scenario federale


Si è tenuto nella cornice dell’aula consiliare del palazzo della Regione Lombardia, in Via Finzi a Milano, il simposio dal nome “Comunicare il territorio – Per il federalismo nel sistema televisivo pubblico e privato della Lombardia”, alla presenza di numerosi operatori di emittenti locali attivi in territorio lombardo, di qualche soggetto portatore di interessi diffusi (come il Comitato Radio Tv Locali di Milano e le associazioni FRT ed Aeranti), nonché di una nutrita schiera di giornalisti, tra cui l’inviato di questa testata. Il convegno, promosso dal Consiglio regionale, in collaborazione con il Corecom, aveva il preciso intento di tracciare un quadro circa il presente e il futuro dell’emittenza pubblica e privata in un possibile scenario federale. Comprendere, in sostanza, come le emittenti locali (soprattutto) e quelle nazionali (in secondo luogo) intendono confrontarsi con uno dei 12 punti della Risoluzione approvata dal Consiglio regionale della Lombardia il 3 aprile 2007 per la negoziazione di forme e condizioni particolari di autonomia con il Governo, vale a dire quello riguardante la comunicazione, con un occhio particolare a quella televisiva. Nonostante abbia preso il via con poco più di mezzora di ritardo ed abbia dovuto registrare la defezione del governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, è stato ugualmente un incontro interessante e stimolante, che ha tracciato alcune linee guida all’interno di quello che si prospetta come un futuro federale per la televisione italiana.
L’incontro è stato presentato ed introdotto da Adalberto Albertoni, Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, e Maria Luisa Sangiorgio, Presidente del Corecom. A moderare gli interventi è stato chiamato Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte Costituzionale, componente del CdA Rai, nonché ex presidente della concessionaria televisiva di Stato. Tra gli invitati, oltre al sottosegretario al Ministero delle comunicazioni, Luigi Vimercati, e al professor Fausto Colombo, Ordinario di Teoria e tecnica dei media presso l’Università Cattolica di Milano, vi erano alcuni importanti esponenti delle diverse realtà chiamate a riflettere sul futuro della televisione ed il suo radicamento al territorio: Andrea Melodia, direttore di coordinamento delle sedi regionali della Rai; Gina Nieri, consigliere di amministrazione Mediaset; Tullio Camiglieri, direttore Comunicazione e relazioni esterne Sky Italia; Stefano Selli, direttore dell’Associazione F.R.T. TV Locali; Fabrizio Berrini, segretario generale di Aeranti-Corallo. Era presente, infine, un esponente dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Gianluigi Magri, che è intervenuto a riguardo delle garanzie assicurate alla Regione nell’ambito dell’informazione regionale.
Il preambolo della dottoressa Sangiorgio, dopo una breve storia dell’emittenza nazionale e locale in Italia, ha illustrato come il radicamento al territorio, pur in un’era di informazione globale, sia condizione necessaria e sufficiente perché una rete sia avvertita come vicina e quindi familiare dalla gente. La presidentessa del Corecom ha, poi, descritto le realtà europee di maggior interesse, sottolineando come il decentramento dell’informazione sia una condizione comunissima in quasi tutti i paesi, al contrario di quel che accade da noi. Ha fatto seguito al suo intervento, il discorso di Albertoni, che ha illustrato con dovizia di particolari gli aspetti normativi della Risoluzione approvata in aprile dal Consiglio regionale e che riguarda, in parte, anche la comunicazione televisiva.
La parola è, poi, passata agli ospiti della giornata, con una pertinente introduzione di Antonio Baldassarre, che ha descritto anch’egli la realtà italiana come la più centralista per quel che concerne il servizio pubblico televisivo (assieme alla Francia, dove, però, France3 possiede un apparato di stazioni regionali che la Rai non ha, pur gestendo la 3^ rete). Baldassarre ha, successivamente, messo in parallelo la nostra realtà con quella statunitense, mostrandone le peculiarità opposte: negli Usa, infatti, i grandi network trasmettono programmi a carattere nazionale solo in alcune, limitate, fasce orarie, lasciando la restante parte del palinsesto alla programmazione locale, vicina ai gusti specifici degli abitanti di un determinato stato o regione. L’intervento dell’ex presidente della Rai si è concluso con un elogio del principio di sussidiarietà, prima di lasciare la parola agli operatori del settore televisivo presenti all’incontro.
Il primo ad intervenire è stato Andrea Melodia che, con un pizzico di retorica, ha illustrato i problemi del radicamento della Rai con il territorio e le prospettive, tutt’altro che chiare, della questione. Melodia ha tracciato una piccola storia del servizio pubblico in relazione con l’ambito locale, ricordando che nel 1979 Raitre fu creata proprio per venire incontro ai bisogni del territorio, per essere differenziata tra regione e regione. Con gli anni Ottanta e l’avvento di Silvio Berlusconi nel mondo dell’etere italiano, la Rai ha dovuto fare i conti con una concorrenza non facile da gestire e, perciò, si è trovata costretta a sacrificare Raitre al dio-share, lasciando solo l’informazione alla specificità regionale. Forse sbagliando.
E’ venuto, poi, il turno di Gina Nieri, che non ha risparmiato polemiche di carattere politico sul ddl Gentiloni, approfittando della presenza di Vimercati. La portavoce di Mediaset – soggetto che non aha nessuna necessità di radicarsi ad un territorio piuttosto che ad un altro per ragioni puramente di “mission” – ha comunque sottolineato come la Lombardia sia una regione “preferenziale” per il Biscione, oltre che per genesi, anche per le strette relazioni che l’azienda intrattiene con il territorio lombardo: dalla collaborazione con lo Iulm di Milano a quella con la Triennale, per la mostra sul ventennale di “Striscia”. La Nieri ha, poi, messo in risalto l’aspetto occupazionale del rapporto Mediaset-Lombardia, prima della stoccata al disegno di legge di riforma del settore radiotelevisivo: secondo il suo giudizio, dimensionare le imprese equivarrebbe a renderle asfittiche nel confronto internazionale. Dello stesso parere è Tullio Camiglieri, senza dubbio il più pragmatico nell’inquadrare i problemi dell’etere italiano e nel cercare eventuali via d’uscita. Probabilmente perché, lavorando per un editore straniero, è lontano anni luce dalle problematiche che legano indissolubilmente le tv in chiaro alla politica. La sua tesi è quella che troppo spesso il rapporto tra ambito locale e tv sia un circolo vizioso tra gli interessi del piccolo politico di turno e quelli delle emittenti. Ha, poi, rimarcato l’importanza che le nuove piattaforme (digitale terrestre, rete) dovrebbero avere, e invece non hanno, per lo sviluppo dell’emittenza locale. “In Italia vige una visione antica dei media, come megafono della Pubblica Amministrazione”. Affermazione innegabile.
Gli interventi successivi hanno, poi, messo in luce le pecche del sistema dell’emittenza locale in tutta la penisola, con attenzione particolare alla realtà lombarda. Stefano Selli ha fatto notare come la frammentazione del settore (solo in Lombardia vi sono 40 emittenti televisive, che assorbono il 25% del fatturato nazionale) finisca inevitabilmente per dequalificarlo, chiudendo con una tirata d’orecchi al recente bando indetto dal MinCom per l’assegnazione delle frequenze analogiche “disponibili” (sul punto questo periodico è stato molto critico), a suo (e anche nostro) avviso “discriminatorio per le emittenti locali”. Fabrizio Berrini ha, successivamente, criticato il concetto stesso di “locale” (fino alla copertura del 49% del territorio italiano), prima di lasciare la parola a Colombo, che ha posto l’accento sull’importanza, dal punto di vista sociologico, della comunicazione locale in relazione a quella nazionale. L’intervento, poi, di Vimercati, piuttosto esteso nonostante le preghiere di Baldassarre di essere concisi, ha esposto le proposte risolutrici dei problemi elencati in precedenza, dal punto di vista del governo. Ha precisato che la Finanziaria 2008 aumenterà i contributi per l’emittenza locale: il prossimo anno equivarranno al 50% in più rispetto al 2005. Nel finale d’intervento, si è poi barcamenato sui perché della proroga al 2012 per il definitivo passaggio al digitale.
Il simposio è stato chiuso da Gianluigi Magri, con un rapido excursus sulle garanzie di pluralismo date dalla frammentazione dell’emittenza. Il mancato intervento del presidente Formigoni ha, poi, anticipato la fine dei lavori per cui il rompete le righe è stato dato introno alle 13.30 invece che, come previsto, alle 16. (Giuseppe Colucci per NL)

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