da Franco Abruzzo.it
Il settimanale Grazia (n. 43 del 25 ottobre 2005) dedicò la copertina e numerosi servizi all’interno allo stilista Giorgio Armani. In copertina si poteva leggere: “SPECIALE/QUESTO NUMERO È FIRMATO GIORGIO ARMANI”. Tutto il numero è targato ARMANI dalla moda (pagg 164/188) alla cucina (pagg 242/248), dai prodotti di bellezza (pagg 193/197) ai suggerimenti turistici (pagg 256/256), dal fitness (pagg 207/208) al servizio di arredamento (pagg 227/234), dalla riunione di redazione (pagg 6/8) alla rubrica personale (pag 58). Armani è presentato come “giornalista” e come “condirettore” della rivista.
Torino, 19 febbraio 2008. Giorgio Armani direttore per un giorno del settimanale Grazia: è accaduto nel numero del 25 ottobre 2005 ed è costato a chi allora dirigeva la testata, Carla Vanni, una sanzione disciplinare da parte dell’Ordine dei giornalisti del Piemonte, di due mesi di sospensione dalla professione. Secondo l’Ordine del Piemonte, divenuto competente dopo il trasferimento del fascicolo da Milano, si è trattato di un “gioco”, di una “finzione giornalistica”, di uno “scoop” – come è stato definito dalla difesa – che ha di fatto aggravato il margine già stretto che distingue informazione e pubblicità, specialmente nel campo della moda. Si è trattato – sempre secondo l’Ordine – anche di una forma di abdicazione dell’autonomia del lavoro giornalistico e di non tutela del titolo professionale. Secondo le prove raccolte, il numero speciale di Grazia ha ingenerato confusione, non soltanto di titoli professionali, ma di ruoli e competenze. “E’ sempre più evidente – ha commentato il presidente dell’Ordine del Piemonte, Sergio Miravalle – il rischio di commistione tra giornalismo e pubblicità. Proprio per questo è necessario tenere distinti l’informazione dal messaggio pubblicitario. In un settore così delicato come quello della moda, consentire una così sfacciata invasione di campo, costituisce di fatto una violazione del ruolo che un giornalista, che un direttore di giornale, deve avere e tutelare”. Legittimare l’ingerenza di “estranei” al lavoro giornalistico, può inoltre diventare un precedente per altre testate, anche al di fuori del settore moda.Non chiunque, se pur di grande prestigio, secondo l’Ordine, può improvvisarsi giornalista. (ANSA).
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Rivista “Il diritto dell’informazione e dell’informatica” n. 4/5 del 2007 (pagg. 871-894).
FRANCO ABRUZZO: “La commistione informazione/pubblicità nella giurisprudenza ordinaria e disciplinare vista attraverso le sentenze dei tribunali”.