da Ordine dei Giornalisti – Milano
Un vecchio documento dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia del 14 dicembre 1970 parla dei mezzucci usati per ottenere un po’ di pubblicità gratuita, di “preoccupante dilagare di forme di malcostume” e dell'”esistenza di un vero e proprio malcelato sistema di tacita corruzione per il quale la semplice richiesta isolata di pubblicazione di notizie viene accompagnata o fatta seguire da omaggi occasionali”. Allora, l’allusione piuttosto esplicita era diretta alle cosiddette “marchette”, un termine, mutuato dalle case di tolleranza, che sta per “segnalazione” intenzionale di un prodotto, di un’azienda o di una persona, spesso in cambio di un vantaggio economico. Oggi però siamo ben oltre.
La reale minaccia alla libertà di stampa è soprattutto lo strapotere economico della pubblicità. Non siamo di fronte solo a vasti fenomeni di pubblicità occulta o mascherata. Non c’è più solo il rischio della marchetta. Società concessionarie di pubblicità e proprietari di giornali, che hanno interessi diversi dall’editoria, condizionano i contenuti. Può apparire un’affermazione apocalittica, ma il vero fine dei mezzi di comunicazione non è più quello di informare il cittadino, ma formare il perfetto consumatore.
I padroni delle notizie stanno così trasformando la professione giornalistica. Nelle redazioni si preferiscono bravi “impiegati” facilmente assoggettabili alla logica mercantile che ha preso il sopravvento sull’informazione.
I padroni delle notizie
La pubblicità occulta può uccidere l’informazione?
Convegno di Quarto Potere
Venerdì 10 novembre 2006, ore 18
Sala Montanelli, Circolo della Stampa, Corso Venezia 16, Milano
Partecipano al dibattito: Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Giuseppe Altamore, giornalista, autore del libro ‘I padroni delle notizie’ ,Laura Comini, direttore generale Rcs Periodici ,Eduardo Giliberti, amministratore delegato di Mondadori Pubblicità, Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica
Coordina Edmondo Rho, Segretario del Circolo della Stampa di Milano.
Il Convegno prende spunto dalla pubblicazione del libro/dossier “I padroni delle notizie” di Giuseppe Altamore, edito da Bruno Mondadori. La tesi del libro è che la pubblicità occulta è una sorta di inquinamento silenzioso che invade tutto il mondo dell’informazione. Citare benevolmente un marchio o un’azienda è solo la punta dell’iceberg. Ormai gli inserzionisti dettano legge in redazione. Giornali, radio e televisioni non solo diffondono consigli per gli acquisti camuffati da notizie, ma sono programmati per essere a servizio della pubblicità. Tutto questo avviene ovviamente con la complicità di editori, direttori e giornalisti.
La sentenza più recente
IL DIRETTORE DI UN GIORNALE DEVE EVITARE LA COMMISTIONE TRA INFORMAZIONE E PUBBLICITA’ in base alla legge e al contratto collettivo (Cassazione Sezione Terza Civile n. 22535 del 20 ottobre 2006, Pres. Preden, Rel. Durante).
Una giornalista, direttrice di un settimanale femminile, in seguito a un esposto del comitato di redazione, è stata sottoposta a procedimento disciplinare con l’addebito di avere attuato un’illegittima commistione fra pubblicità ed informazione in undici numeri del settimanale, utilizzando fotografie distribuite da case produttrici di cosmetici e capi di abbigliamento. Il Consiglio nazionale dell’Ordine le ha inflitto la sanzione della censura. La giornalista ha impugnato la decisione del Consiglio Nazionale davanti al Tribunale di Milano, che ha rigettato il suo ricorso. La Corte di Appello di Milano ha confermato questa decisione osservando che la confusione fra informazione e messaggi pubblicitari era stata realizzata con modalità tali da non potere essere percepita con immediatezza dai lettori del settimanale che appartengono alla categoria di persone ingenue e di scarsa cultura; in particolare nessuno dei mezzi pubblicitari era segnalato come tale, ma sono tutti mescolati ad articoli di informazione senza alcuna altra ragione che quella di reclamizzare prodotti o imprese produttrici. La giornalista ha proposto ricorso per cassazione censurando la decisione della Corte di Milano per vizi di motivazione e violazione di legge.
La Suprema Corte ha rigettato il ricorso. L’obbligo del direttore del giornale di garantire la correttezza e la qualità dell’informazione anche per quanto concerne il rapporto fra testo e pubblicità – ha affermato la Corte – deriva dagli artt. 44 CCNL giornalisti e 4 D. Lgs. 74/1992; il contenuto dell’obbligo è di rendere la pubblicità chiaramente riconoscibile come tale mediante l’adozione di modalità grafiche di evidente percezione; lo scopo è di tutelare dalla pub blicità ingannevole e dalle sue conseguenze sleali. La fascia dei soggetti tutelati – ha aggiunto la Corte – si estende a tutti i lettori senza alcuna distinzione in base al grado di cultura; può, in sostanza, affermarsi che il direttore di giornale deve garantire la correttezza e la qualità dell’informazione; a questo fine è tenuto a verificare se la pubblicità sia chiaramente riconoscibile come tale, distinguendosi da ogni altra forma di comunicazione al pubblico mediante modalità grafiche facilmente riconoscibili; in tale verifica non rileva il grado di cultura dei lettori, essendo a tutti accordata tutela; ove la verifica conduca a risultati negativi, il direttore deve impedire la pubblicazione del testo contenente la pubblicità, incorrendo altrimenti nelle sanzioni comminate dalla legge n. 69/1963. (In: www.legge-e-giustizia.it).
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2. Convegno sulla moda, giornalismo e deontologia (sabato 25 novembre, ore 9, al Circolo della Stampa di Milano)
Sabato 25 novembre 2006, l’Associazione “Oltre la moda” patrocinerà il convegno “La Moda italiana: pubblicità, editoria e deontologia della professione giornalistica”, con interventi sull’impresa editoriale, sui profili antitrust dei mercati correlati e sull’etica dell’editore e del giornalista di moda. Il convegno si terrà, a partire dalle ore 9, nella Sala Montanelli del Circolo della Stampa di Milano (Palazzo Serbelloni, Corso Venezia n. 16), con relazioni del Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia dott. Franco Abruzzo, dell’avv. Remo Danovi, dell’avv. Renato Bocca, della giornalista Michela Zio e del prof. Mauro Ferraresi.
L’Associazione “Oltre la Moda” è stata costituita il giorno 11 aprile 2006 a Milano; l’Associazione, presieduta da Luigi Salvioli, vede tra i fondatori esponenti di alto profilo e primario rilievo nel mondo della fotografia, della pubblicità, dell’editoria, del giornalismo, delle professioni liberali e dell’accademia.
Scopi istituzionali dell’Associazione sono la difesa e la valorizzazione della creatività, dell’arte, dell’immagine e dei servizi relativi alla moda italiana e, più in generale, del Made in Italy in tutti i suoi aspetti e le sue manifestazioni. L’Associazione persegue altresì, con azioni positive e concrete, la riapertura concorrenziale dei mercati della moda, dell’arte e della pubblicità, al fine di consentire al loro interno la crescita di nuove professionalità e nuove realtà imprenditoriali.
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(Commistione) Informazione e pubblicità: la responsabilità del direttore.
Costituisce illecito disciplinare, in quanto contrario al prescritto dovere di lealtà nell’informazione, il comportamento del direttore responsabile di un periodico, che avalli la pubblicazione di una copertina e di articoli dotati di contenuto pubblicitario non chiaramente differenziato rispetto al dato informativo. (Trib. Milano, 11-02-1999; M. c. Consiglio reg. ord. giornalisti Lombardia; FONTI Foro It., 1999, I, 3083).
IL RUOLO DEI MEDIA? INDIRIZZARE ALLO SHOPPING
Dagli Usa riflessioni sempre più pessimistiche sulla deriva del sistema mediatico. Un articolo di Saul Landau su Znet (http://www.zmag.org/Italy e https://www.odg.mi.it/docview.asp?DID=1975)