Codici PI: il nuovo Far West italiano dopo quello della FM

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Senza interventi regolamentari sovranazionali sollecitati dall’industria radiofonica, l‘automotive continuerà ad assumere decisioni autonome a riguardo della somministrazione di contenuti audio/video disintermediando i broadcaster. Quello che sta accadendo in Italia in queste settimane a riguardo dei codici PI è sintomatico di una pericolosa deriva in corso, che sembra ricreare quel Far West della FM che col digitale pensavamo di esserci messo alle spalle. L’alleanza tra l’ industria radiofonica ed automobilistica sembra essersi interrotta, anche se non vi è una guerra in corso tra i due settori. Perché è successo?

Sintesi

Qualche tempo fa Newslinet lanciava l’allarme dei codici PI (Programme Identification) sulle autoradio DAB, evidenziando come l’assenza di una regolamentazione Agcom, con successiva attribuzione da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy (come avviene con i LCN logical channel number per la tv digitale terrestre) ai fornitori di servizi di media radiofonici (le radio), unita alla progressiva sostituzione del parco auto con vetture di nuova generazione, che attingono a database degli identificativi delle emittenti proprietari o gestiti da enti terzi, avrebbe innescato un Far West come avvenuto con la modulazione di frequenza.

Codici PI

Il Programme Identification (cd. codici PI) è un numero esadecimale a 4 cifre (16 bit), veicolato a livello broadcasting, che consente ai ricevitori radio (di norma autoradio) di identificare la medesima stazione radio a prescindere dai diffusori FM utilizzati, consentendo all’utente di mantenere l’ascolto agganciando i diversi relay. 

Esempio

Ad esempio, BBC Radio 1 ha il codice PI C201 (il codice di solito non viene visualizzato sui ricevitori radio). In questo caso avremo il Extended Country Code (ECC) ce1, associato all’Ensemble Identifier (EId) ce15, al Service Identifier (SId) c221 e al Service Component Identifier within the Service (SCIdS).

RadioDNS

Questi parametri possono essere utilizzati per costruire un nome di dominio completamente qualificato (FQDN) che nel sistema RadioDNS, uno standard tecnologico aperto che favorisce l’integrazione delle tecnologie di radiodiffusione via etere analogica (FM) e digitale (DAB) con quella Internet (IP), punta ad una distribuzione armonizzata del medesimo contenuto (il programma radiofonico lineare).

FM/DAB+/IP

Per la commutazione da FM/DAB+ a IP,codici PI identificano la stazione, in questo caso 09880.c201.ce1.fm.radiodns.org per i vettori FM, o 0.c221.ce15.ce1.dab.radiodns.org per quelli DAB. Una ricerca DNS restituisce il nome canonico (CNAME) per questo FQDN: nslookup -type=CNAME 09880.c201.ce1.fm.radiodns.org.

Codici PI non univoci

Da annotare che i codici PI non sono univoci a livello globale (possono esserlo solo combinandoli con un ECC, codice paese esteso): gli intervalli sono assegnati per paese e vengono riutilizzati nei paesi oltre la portata radio FM l’uno dell’altro.

Il codice PI col DAB

Col DAB il codice PI ha assunto una ulteriore valenza a seguito della intermediazione della stazione dal vettore (operatore di rete), che non è più di proprietà (quindi disintermediato, come nel caso della rete FM o delle applicazioni IP proprietarie, sito, app, ecc.), ancorché nell’eventualità partecipato, come nel caso dei consorzi DAB, di cui le emittenti concessionarie FM sono socie.

Codici PI in Italia

I codici PI in Italia cominciano col numero 5, identificando, con la seconda cifra, una stazione nazionale (col numero 2), oppure una interregionale (col 3) o una locale (col 4), consentendo l’individuazione di una determinata stazione da parte dalle autoradio, favorendo, come detto, lo scambio di frequenze in movimento senza percezione della variazione dall’utente.

L’impiego odierno

Tuttavia, i codici PI vengono sfruttati dai nuovi ricevitori (autoradio in primis) anche per visualizzare i loghi delle emittenti. E da qui è nato un problema che, piano piano è diventato sempre più rilevante: a causa dell’assenza di un’attribuzione univoca ex ante, molte stazioni radio locali adottano (inconsapevolmente) codici PI già utilizzati da altre emittenti che si trovano in diverse zone d’Italia.

2 ordini di problemi

Allo stato questa pratica, all’inizio foriera di problemi solo in caso di spostamento territoriale da una regione all’altra, è diventata un problema per due ordini di motivi: (1) la sempre maggiore diffusione di autoradio che visualizzano il logo dell’emittente che si sta ascoltando e (2) la presenza massiccia di stazioni provenienti da altre regioni, principalmente ospitate nei consorzi DAB.

Regionalizzazione

“In Italia abbiamo venti regioni e dato che il secondo carattere del PI identifica la regione ma può andare solo da 1 fino ad F (quindi complessivamente massimo 15 valori), non è possibile coprire tutte le regioni del nostro paese e quindi è altamente probabile che un “55XX” si possa ripetere in un’altra regione d’Italia”, precisa sulla questione l’ing. Berti della ITEL, principale azienda italiana nel DAB equipment.

Dissociazione

Accade così che, sintonizzando una radio, appaia il logo di un’altra; oppure che, in movimento, un utente sintonizzato su una emittente DAB (o viceversa) si trovi catapultato su una diversa stazione, causando danno tanto alla prima che alla seconda, perché, con ogni probabilità, esse non verranno più memorizzate dall’utente.

Chi prevale?

Problema non di facile soluzione:  “Sull’infotainment quale radio andiamo a mostrare se ce ne sono due che legittimamente hanno lo stesso codice? Siamo di fronte ad un problema indubbiamente molto grave e che può portare pesantissime conseguenze”, allerta Berti.

Attivi penalizzati da inattivi

Un’altra disparità si genera fra le emittenti che provvedono ad inviare con celerità gli aggiornamenti dei loghi e dei codici PI alle case automobilistiche e quelle che fino ad ora hanno – colpevolmente – trascurato questi aspetti.

All’italiana

In Italia, che già si sta facendo riconoscere in Europa per l’uso deleterio di segni distintivi come asterischi e cancelletti e delle numerose “furbizie” degli editori per scalare posizioni per ingannare le autoradio e favorire il posizionamento nei primi posti degli elenchi delle stazioni superando la logica alfanumerica della denominazione (prima i numeri da 0 a 9, poi le lettere dell’alfabeto dalla A in poi), la vicenda si è, nelle ultime settimane, ampliata con un nuovo capitolo.

Il casus belli BMW

In base ad un recentissimo upgrade del software di BMW (che presumibilmente lo estenderà agli altri marchi del gruppo), i sintonizzatori prelevano i rispettivi codici PI  da alcune banche dati internet, disintermediando i mux DAB con effetti deleteri come la presenza di trascrizioni errate delle denominazioni (errori plateali nei nomi, associazioni di loghi o claim errati o superati) senza possibilità alcuna di intervento correttivo da parte delle emittenti.

Associazione PI incontrollabile

Per dare una portata della gravità della questione, qualora una o più emittenti hanno lo stesso codice, il sistema BMW abbina automaticamente tutte le emissioni al nome associato al codice PI in questione, rendendo praticamente impossibile per l’ascoltatore trovare o identificare la radio che viene oscurata da un’altra denominazione, sicché un ascoltatore che cercasse la stazione preferita occultata da un’altra riportante lo stesso codice non la troverà mai senza ascoltarle tutte.

Risoluzione autonoma impossibile

Ed anche qualora dovesse trovarla (e qui si aggiunge un elemento di ulteriore gravità) non gli sarà possibile modificare il nome nemmeno memorizzandola, poiché quel nome è ormai irrevocabilmente assegnato all’altra emittente. L’emittente occultata, allo stato, non potrà far altro che cambiare codice (su tutta la rete, FM e DAB), cercandone uno non utilizzato.

Non solo aggiornare i database

 “Il problema non è (solo) aggiornare i database ma è formalmente sbagliato non mostrare sulla vettura il nome trasmesso nelle fig del multiplexer, togliendo questa importante prerogativa agli editori”, avverte l’ing. Berti.

Limiti gestionali

“E se un giorno in ottica di restyling decidessi di cambiare nome all’emittente mantenendo invariato il PI? Continuerei ad avere il vecchio nome in lista fino al prossimo aggiornamento database. Inaccettabile”, continua il ceo di ITEL.

RadioDNS

L’unico modo per uscirne è far ricorso al Radio DNS (lo standard aperto che si propone di gestire i dati ed i parametri per uniformare la radio ibrida): lì è l’emittente stessa che fornisce in tempo reale tutti dati necessari”, osserva Marco Cavestro, tra i più qualificati esperti di DAB italiani.

Soluzione definitiva?

Se tutte le emittenti fossero in RadioDNS, coi codici PI assegnati e i coder RDS ben programmati, chiunque avrebbe disponibile nomi corretti, loghi di varie dimensioni, link ad internet ed informazioni su programmi, artisti, titoli, copertine, foto, etc. 

Sconnessi e complessi

Se il sistema multimediale non è connesso ad internet almeno potranno accedere ad informazioni corrette anche se non in tempo reale. Non fornendo queste informazioni non riescono nemmeno a [far] capire in che paese del mondo sono e sono costretti a cercare soluzioni complicate e fallaci”, sottolinea Cavestro.

La regia assente

In effetti, il problema appare ancora più vasto di quello che sembra emergere, considerata l’assenza di una regia centrale che possa impartire linee guida univoche alle due industrie interessate: quella dell’automotive e quella della radiofonia (content e network provider).

Non solo database

Non sembra infatti che sia solo una questione di aggiornamento dei database non gestiti dagli operatori broadcast da parte delle emittenti radiofoniche (che pure è incombenza a cui tutti i fornitori di contenuti ed i network provider devono imparare a prestare costante attenzione), quanto di imporre all’industria radiofonica di adeguarsi a criteri definiti ed univoci.

Imposizione sovranazionale

Un’imposizione che, per forza di cose, non può che pervenire da organismi sovranazionali verso le industrie radiofonica ed automobilistica, un tempo alleate per coincidenza d’interessi, alleanza che si realizzava nel soddisfacimento di quelli dell’automobilista-ascoltatore.

Alla fine, sempre di prominence si tratta

Ora non è più così, perché la tendenza alla disintermediazione dei broadcaster dal cruscotto dell’auto da parte dell’industria automobilistica – sollecitata e condizionata dalle opportunità delle piattaforme over the top e dal business dello streaming – evidenzia che si potrà uscire solamente attuando quella famosa prominence a favore della radiofonia che da molti mesi sembra essersi arenata.

 

 

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