L’associazione di emittenti radiotelevisive Coordinamento Nazionale Televisioni – Terzo Polo Digitale, sul proprio bollettino, riassume quattro punti critici del DTT trattati su queste pagine: costi all’utenza; contributi per i decoder; imposizione dei decoder; atteggiamento del MSE-Com. "Il CNT-TPD è stato il precursore di quanto sarebbe accaduto con l’opera di spegnimento del segnale analogico programmata e portata avanti dal Governo in maniera forsennata e senza considerare i numerosi problemi che sarebbero sorti. Il CNT-TPD ha posto al primo posto la questione del duopolio che non finirebbe, e su ciò si è già espresso più volte. A questo principale problema se ne aggiungono degli altri che sono venuti alla luce in occasione dello switch over a Roma e in gran parte del Lazio avvenuto questa settimana. Tanto per non essere una voce sola nel buio e, quindi, facilmente contestabile, per una volta vogliamo citare altre associazioni che confermano e denunciano in pieno quando il CNT-TPD ha fatto suo nel corso della battaglia. Adesso è davvero un coro di proteste, e il Governo continuerà ad essere sordo? Sintetizziamo i problemi denunciati: 1) Il problema dei costi all’utenza: “La rivoluzione del digitale terrestre rischia di pesare sulle tasche delle famiglie italiane molto più di 30 euro, ossia l’equivalente del costo di un modello base di decoder digitale. Senza parlare dei disagi che può causare, soprattutto tra le persone anziane”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori. “Chi acquista un decoder deve sapere che ne esistono due tipi e che, a seconda della scelta, il costo cambia. Per il modello base, chiamato Zapper (per intenderci quello per la ricezione di Rai 2 e Rete 4), il prezzo si aggira intorno ai 30 euro, mentre per il secondo modello, chiamato MHP o decoder interattivo (in grado di ricevere i programmi a pagamento), il costo aumenta di molto, fino a raddoppiare. Inoltre non va dimenticato che c’è da moltiplicare questo costo per tutti i televisori che si hanno in casa”. 2) il problema dei contributi per i decoder: “Per l’acquisto dei decoder è previsto un contributo (sconto sull’acquisto) di 50 euro per gli abbonati Rai che abbiamo compiuto i 65 anni e che hanno un reddito lordo pari o inferiore a 10mila euro l’anno. Il trucco c’è perché il contributo è previsto solo per l’acquisto di un decoder interattivo e non per quello zapper. Ovvio che le persone anziane, con un reddito basso, preferiscano continuare a vedere i canali gratuiti e quindi acquisteranno uno zapper”. Questo è quanto denunciato dall’Aduc. 3) il problema dell’imposizione del decoder: Una causa al Giudice di pace per avere indietro quanto pagato per il decoder, indispensabile per il passaggio al digitale terrestre. La ha annunciato il Codacons, al quale si è rivolto un cittadino della capitale, costretto ad acquistare l’apparecchio per poter vedere tutti i canali televisivi. L’utente in questione in sostanza non ha avuto scelta: o acquistava il decoder, o doveva rinunciare alla possibilità di vedere Raidue e Rete4. Considerando tale passaggio una imposizione coatta, oltre che una lesione dei propri diritti di abbonato Rai che regolarmente ha pagato il canone per la visione dei tre canali della rete di Stato, ha deciso di rivolgersi al Codacons per ottenere tutela. Se la causa sarà vinta si potrà abbattere uno tsunami di rimborsi che graveranno sul MSE-COM. 4) il problema degli impianti, si toglie ai poveri per dare ai ricchi!: l’Ispettorato Territoriale della Lombardia ha deciso di sostanzialmente bocciare a priori tutte le istanze di sanatoria per gli impianti non in regola delle tv locali. “La decisione dell’I.T.L., che espone le emittenti e lo Stato ad impreviste quanto ingenti spese per i conseguenti ricorsi avanti al giudice amministrativo non trova, ad avviso del Comitato Radio Tv Locali, altra giustificazione se non nella volontà di decapitare quanti più impianti possibile in prossimità della migrazione alla tecnica digitale, così, evidentemente, da consentire un buffet più ricco ad un più ristretto numero di commensali”.