TAR LAZIO: FISSATO AL 15 GIUGNO IL RICORSO DI RETECAPRI
PER LE FREQUENZE DIGITALI IN SARDEGNA
Fissata al 15 giugno p.v. davanti alla III Sezione del TAR Lazio il ricorso, con richiesta di sospensiva, presentato da Retecapri, contro il Ministero delle Comunicazioni oggi Ministero dello Sviluppo Economico, la Direzione Generale del Ministero Comunicazioni Servizi di Radiodiffusione e contro l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Retecapri contesta la mancata comunicazione per le assegnazioni temporanee dei diritti d’uso delle frequenze digitali in Sardegna. L’Ingegnere responsabile Troisi, Direttore Generale Servizi Comunicazioni Elettroniche per la Radiodiffusione, aveva motivato il diniego ovvero il ritardo perché Retecapri pur avendo presentato la specifica domanda, non ha ancora ricevuto la licenza di operatore di rete. Se il Ministero e l’ Autorità continuassero nella procedura di individuazione e assegnazione per le frequenze digitali in Sardegna, il danno per Retecapri sarebbe incalcolabile anche nel caso che le frequenze Le venissero assegnate in un secondo momento. Contro tale ipotesi Retecapri è insorta duramente perché intende ricevere le frequenze per i 2 mux in Sardegna insieme a tutte le altre emittenti senza che possa esservi un gap di natura tecnica e commerciale difficilmente recuperabile. Si spiega così, la notifica del ricorso anche a Rete A di cui viene contestata la legittimazione nel rilascio della autorizzazione. Questo è solo il primo ricorso, mentre si è in attesa del deposito, notifica e fissazione di numerosi ricorsi preannunciati da Retecapri davanti alle varie giurisdizioni non esclusa quella penale e la Corte di Giustizia Europea.
EX MINCOM: PROSEGUE LA RISTRUTTURAZIONE
E’ CAOS PER QUANTO RIGUARDA LA COMUNICAZIONE
La soppressione del Ministero delle Comunicazioni e la riorganizzazione in progress dell’istituto sta comportando ancora caos, soprattutto riguardo la comunicazione. Nel momento in cui scriviamo il sito www.comunicazioni.it è incredibilmente ancora attivo come se il dicastero delle Comunicazioni ancora esistesse. Anzi, a essere più precisi, le pagine sono state parzialmente modificate, ma con la conseguenza di un’accentuazione della confusione nell’utente. Il CNT auspica che presto si possa riorganizzare in modo efficiente ed efficace tutta la struttura.
TV LOCALI SKY ENTRA NEL MERCATO DELLA PUBBLICITA’
GRAVI PROBLEMI PER LE EMITTENTI LOCALI
l’ingresso di Sky nel mercato italiano della raccolta pubblicitaria sta creando problemi alle televisioni tradizionali. Sky, come ben ha spiegato Millecanali, solo nel 2007, ha raccolto più di 240 milioni di euro in pubblicità, sottraendoli alle tv tradizionali. Ad avere la peggio, come sempre, sono soprattutto le tv locali che si sono viste soffiare sotto il naso ben il 20% dei telespettatori, per il semplice fatto che gli abbonati Sky vedono tutto sulla relativa piattaforma (dove insiste anche Rai e Mediaset). Il fatto è che per avere accesso alle Tv locali, gli utenti dovrebbero passare dal decoder alla televisione tradizionale (soprattutto cambiando telecomando). Una questione che però costa caro a tutta quella serie di canali che vengono penalizzati per il fatto di non trasmettere in tutta Italia e quindi di non avere un’identica presintonizzazione.
TV RISULTATI RECORD PER LA FININVEST
CNT, SBALORDITIVA POSIZIONE DOMINANTE
Il bilancio 2007 di Fininvest, holding finanziaria che sovrasta Mediaset e Mondadori, è il migliore mai presentato da quando Berlusconi ha dato il via alla sua attività imprenditoriale. I ricavi salgono infatti a 6,169 miliardi di euro (+9,2%), con un utile netto che sfiora i 365 milioni di euro, praticamente un milione di euro al giorno. Fininvest può quindi distribuire un maxi dividendo di quasi 250 milioni di euro, direttamente incassato da Berlusconi e figli. Si conferma e si consolida – sottolinea il CNT – la netta posizione dominante nel mercato della televisione (e non solo) in barba alla normativa comunitaria e alle pronunce della Corte Costituzionale mentre il legislatore nazionale e le autorità di settore ‘dormono’ sonni tranquilli. Fino a quando?
TV IL VERGOGNOSO CASO DEL CONTRASSEGNO SIAE
SITUAZIONE ANCORA IN STALLO, L’ATTENZIONE DEL CNT
In tre recentissime sentenze la S.C. (sez. III pen. nn. 13810,13816 e13853 depositate in data 02/04/08) affronta la problematica della tutela delle opere d’ingegno tramite l’apposizione del contrassegno SIAE e dell’applicazione al nostro sistema giudiziario delle direttive europee 98/34/CE, 98/48/CE e 83/189/CEE alla luce del parere vincolante espresso dalla sentenza Schwibbert, emessa dalla Corte di Giustizia dell’UE. Si ricorda che la Corte aveva stabilito che l’obbligo di apporre sui dischi compatti contenenti opere d’arte figurativa il contrassegno “SIAE” in vista della loro commercializzazione nello Stato membro interessato, costituiscono una regola tecnica che, qualora non sia stata notificata alla Commissione, non può essere fatta valere nei confronti di un privato”. Il CNT, che segue questa gravosa vicenda che ha visto le emittenti locali essere state messe alla gogna dalla SIAE, tiene a sottolineare che, allo stato, come si evince dalle sopra richiamate decisioni della S.C., l’Italia non ha ancora provveduto ad assolvere a questo compito con le ovvie conseguenze legali.
DTT IL CASO DELLE CARTE PREPAGATE MEDIASET PREMIUM
IL TRIBUNALE DI ROMA SANZIONA MEDIASET
I possessori delle tessere Mediaset Premium hanno diritto, per le carte prepagate in scadenza, alla restituzione del credito residuo in esse contenuto. Questo è quanto ha disposto il giudice del Tribunale di Roma, a seguito dell’azione inibitoria intentata da Adiconsum nei confronti di RTI Mediaset, confermando la delibera dell’Antitrust. L’Ordinanza costituisce un importante precedente giurisprudenziale in tema di tutela del consumatore e di corretta interpretazione ed applicazione della Legge 40/07 (Bersani). L’aspetto incredibile di questa vicenda è il comportamento dell’Agcom che, a distanza di un anno dalla prima delibera sull’applicazione del decreto Bersani e alla lettera inviata a Mediaset sull’adempimento, modificava completamente la propria interpretazione in una recente delibera nella quale precisava che il decreto Bersani doveva intendersi “solo per le carte prepagate attivate dopo il decreto e non per quelle attivate prima” in netto contrasto sia con il decreto Bersani sia con la delibera dell’Antitrust.
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