MoviePass, il servizio di ticketing per le sale cinematografiche che è stato – forse impropriamente – definito “il Netflix del cinema”, è in seria difficoltà economica, tanto che i vertici pensano ad una ricapitalizzazione (ed hanno richiesto un prestito) di 6,2 milioni di dollari, equivalenti a 5,4 milioni di euro.
MoviePass è una società fondata nel 2011 che fornisce l’omonimo servizio (attivo solo negli Stati Uniti) che ha cambiato più volte formula, fino ad assumere, nel 2017, quella di abbonamento mensile dal costo di 9,95 dollari che consente ai sottoscrittori di vedere un film a scelta in una qualsiasi sala cinematografica nordamericana.
La parte restante del costo del biglietto è colmata da MoviePass, in modo da non gravare sulle sale che distribuiscono le pellicole.
L’idea è stata di successo perché MoviePass ha intercettato il reale bisogno, comune a molti utenti del cinema (specie i più giovani), di poter guardare i film ad un prezzo più basso: dopo l’inaugurazione della formula “ultima” la società ha registrato un boom di 1,5 milioni di abbonamenti, tanto da pensare ad un incremento del prezzo dell’abbonamento (fino a quasi 15 dollari) e all’ingresso nel business della distribuzione.
Ma proprio questo boom ha causato un cortocircuito nel modello MoviePass: le eccessive richieste di biglietti per alcuni blockbuster, come “Mission: Impossible – Fallout”, unitamente all’iniziativa di alcune sale di vendere gli abbonamenti MoviePass scontati, hanno mandato quasi in bancarotta la società americana, che si è vista costretta a ridimensionare le mire espansionistiche del proprio business e a modificare l’offerta compresa nell’abbonamento.
Ai sottoscrittori, adesso, non sarà più consentita la visione di un film al giorno, ma solo tre accessi mensili, dai quali sono comunque esclusi i titoli blockbuster (ad esempio, tra i film di prossima uscita, “Christopher Robin” e “Meg”). Chi vorrà vedere più film dovrà pagare il biglietto, ma potrà godere di uno sconto di 5 dollari riservato ai clienti MoviePass. Sempre che la sala cinematografica aderisca all’offerta, vista la crescente riluttanza a consentire gli ingressi con questo tipo di abbonamento in conseguenza alla difficoltà per MoviePass di far fronte con la propria liquidità all’imponente domanda di biglietti.
Secondo il CEO Mitch Lowe non ci saranno impatti negativi almeno per l’85% degli abbonati, che già si recavano al cinema con una frequenza di massimo 4 film al mese. Affermazione, questa, che lascia qualche dubbio di coerenza e anche qualche ombra inquietante sulla solidità del business di MoviePass. Significa forse che le richieste di biglietti del solo 15% degli abbonati è riuscito a mandare in cortocircuito il servizio? O, peggio, che il modello costruito non è affatto in grado di coprire la fisiologica quantità dei costi?
Domande retoriche, che trovano risposta proprio nelle modifiche al servizio che MoviePass è stata costretta ad apportare. Se continuerà ad essere un successo, sarà il pubblico a deciderlo. E, probabilmente, anche l’inclinazione a collaborare da parte delle sale cinematografiche. (V.D. per NL)