Le autorita’ di Pechino hanno bloccato tutte le ricerche di Google collegate a temi sensibili come i dissidenti e il Dalai Lama, il leader tibetano in esilio.
Le ricerche in cinese su Google.hk, il server di Hong Kong dove la societa’ di Mountain View ha trasferito le operazioni per sfuggire alla censura, rimangono inesorabilmente bloccate se si scrive la parola ‘Dalai’, se si cercano notizie su dissidenti come Liu Xiaobo e sulla setta religiosa Falun Gong o si vuole consultare il sito di Amnesty International. Inaccessibili anche tutti i siti che riportano la famosa foto dello studente che ferma un tank a piazza Tienanmen. Intanto gli Stati Uniti hanno affermato di non aver svolto nessun ruolo nel trasferimento a Hong Kong dei server in cinese di Google, ma hanno avvertito Pechino a valutare seriamente il suo significato. "E’ stata una decisione presa da Google – ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato P. J. Crowley – ma Pechino dovrebbe seriamente considerare le implicazioni se una delle istituzioni piu’ riconoscibili del mondo decide che e’ troppo difficile fare affari in Cina". Ricordando che Washington sostiene la liberta’ su Internet, Crowley ha sottolineato che "le singole societa’ giudicheranno sull’opportunita’ d’investire in Cina". (Adnkronos)