La sentenza di condanna ad undici anni di prigione, emessa dal Tribunale Supremo di Pechino lo scorso 25 dicembre è stata confermata in appello.
Liu Xiaobao, scrittore, docente universitario ed attivista nel campo dei diritti civili nel suo Paese, la Cina, passerà i prossimi undici in una cella a causa della sua attività, che va oramai avanti da oltre vent’anni. Liu Xiaobao era stato arrestato l’8 dicembre 2008, prelevato dalla guardia nazionale e detenuto in una località segreta. Il suo arresto era stato formalizzato solo il 23 giugno 2009 ed il processo, cui era stato sottoposto, ha dato il suo responso appena due mesi fa. Ad un anno e mezzo dal suo inizio. Xiaobao era stato arrestato con l’accusa di “sovversione anti-statale” per essere stato promotore dell’ormai celebre movimento della Charta 08. La Charta 08 è un documento, redatto in occasione dei sessant’anni dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo (10 dicembre 1948), in cui oltre 300 cittadini cinesi, tra cui molti artisti ed intellettuali contrari al regime, invitano il governo di Pechino ad attuare delle politiche progressiste di rinnovamento e di estensione dei diritti come la libertà d’espressione, il suffragio universale, delle elezioni libere, la fine del sistema a partito unico. A due anni di distanza, Charta 08 ha raccolto in Cina oltre diecimila adesioni, ha avuto una grossa eco nazionale ed internazionale ed ha provocato grattacapi al governo centrale. Che ha deciso, appunto, di arrestare il suo promotore, Liu Xiaobao. La notizia della conferma in appello della condanna ha provocato l’immediata reazione dell’opinione pubblica cinese contraria al regime, del governo statunitense e dei rappresentanti dell’Unione Europea, che invocano l’immediata liberazione del condannato. C’è da giurarci che, in un clima internazionale incandescente, in cui Cina e Stati Uniti continuano a “provocarsi” e “pizzicarsi”, la questione provocherà ulteriori motivi di conflitto tra i due giganti, con la speranza che questa possa portare ad un ravvedimento ed alla liberazione di Liu Xiaobao. L’ambasciatore americano a Pechino, Jon Huntsman, ha reso pubblico il dissenso di Washington rispetto alla decisione del tribunale Supremo, mentre Simon Sharpe, della delegazione UE, ha invocato la liberazione immediata, senza se e senza ma, del detenuto. Ma vediamo un po’ chi è questo Liu Xiaobao. Cinquantacinque anni, scrittore e docente universitario, Liu Xiaobao non è nuovo a persecuzioni da parte del governo cinese, nonostante le sue posizioni ed il suo modo di esternarle siano sempre stati pacifici. Ventun anni fa era a Piazza Tienanmen; due anni dopo subì una condanna per “propaganda e istigazione controrivoluzionaria”; ancora, nel 1996 fu condannato a trascorrere 3 anni in un campo di rieducazione per “disturbi alla quiete pubblica” e nel 2007 subì un interrogatorio per via di alcuni articoli da lui scritti, apparsi sui media internazionali. È noto all’estero per aver insegnato in importanti università negli Stati Uniti (la Columbia e l’Università delle Hawaii) e in Europa (l’Università di Oslo) e, soprattutto, per il movimento da lui creato intorno al documento della Charta 08. Nel 2003, inoltre, è stato presidente del PEN Club, un’organizzazione internazionale di letterati e nel 2004 Reporters sans Frontieres l’ha premiato per le sue battaglie a favore della libertà di stampa. (L.B. per NL)