E’ lecito chiedersi se in Cina Internet possa garantire ancora le funzioni che ne hanno fatto la rivoluzione commerciale, sociale e informativa mondiale.
E ciò considerate le pesanti restrizioni che il governo cinese impone sempre più ad ogni sfaccettatura della rete; le richieste avanzate ai produttori di pc, i quali avrebbero dovuto – o devono? – predisporre browser che filtrino automaticamente ciò che in Cina è considerato scomodo; le battaglie sostenute contro Google (e talvolta vinte) per limitare i risultati sulla ricerca di determinati vocaboli. Alla luce di tali barriere, molti avranno pensato: non farebbero prima ad eliminare il web dalla Repubblica Popolare Cinese? E la domanda risulta ancora più chiara di fronte all’ultimo incredibile passo governativo: la musica pop proveniente dai paesi occidentali dovrà essere tradotta, allo scopo di prevenire la divulgazione online di argomenti considerati “dannosi” per il pubblico più giovane. Nulla di nuovo per le rockstar internazionali, che di fatto hanno sempre dovuto trattare con i governi per gestire le proprie esibizioni concertistiche nel Paese. Ma si tratta comunque dell’ennesimo filtro ingiustificato per la Cina, dell’ennesima mossa anti-democratica, destinata a estraniare la popolazione dal resto mondo, limitando ancora una volta l’accesso alle informazioni, qualunque ne sia il genere. Sta di fatto che, dal 31 dicembre in poi, chiunque vorrà aprire un sito musicale dovrà presentare tutto il materiale che intende pubblicare ad una particolare commissione, che si occuperà di rilasciare un parere attraverso il quale potranno essere controllati non solo i testi, ma anche videoclip musicali, tra i quali i più volgari o “di cattivo gusto” verranno esclusi dal mercato cinese. Insomma, un’artista come Madonna (una delle più “pericolose” per il governo locale) perderà la possibilità di essere ascoltata da oltre un miliardo di potenziali utenti, e consumatori. (Marco Menoncello per NL)