Ieri, dalle pagine di questo periodico, erano rimbalzate le dure parole espresse da Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale, circa il “vizietto”, sbagliato perché inutile e deleterio, che i politici hanno di legiferare “emotivamente” nei giorni immediatamente successivi ad un fatto di cronaca. Spinti, spesso e volentieri, dall’ingerenza dei media che amplificano smisuratamente certi avvenimenti. Detto, fatto: il Consiglio dei Ministri tenutosi ieri, infatti, ha giudicato necessario (all’unanimità, secondo quanto dice il ministro Ferrero, ndr) accelerare i passaggi per approvare il disegno di legge Gentiloni di riforma del sistema radiotelevisivo (prematuramente finito in soffitta).
Spinto dall’irrefrenabile pulsione legiferatrice, il Cdm ha, infatti, dedicato gran parte della seduta alla questione Rai-set, studiando le mosse per cercare di arrestare la deriva. Dimenticando, imperdonabilmente, che se avessero rispettato il programma promesso agli elettori tutta questa fretta sarebbe stata superflua…
“I fatti degli ultimi giorni ci inducono ad accelerare nel riordino del settore radiotelevisivo”, ha affermato Ferrero, sottolineando come la scelta unanime del Cdm, pur non placando la polemica, contribuirà ad evitare che ciò accada in futuro. Se la prende con comodo, invece, il firmatario del ddl, ossia Gentiloni. “Dopo la Finanziaria vi sono le feste di Natale e di capodanno, ma alla ripresa sarà affrontato alla Camera il disegno di legge di riforma sulla tv nel passaggio al digitale terrestre”. A pancia piena, insomma, si ragiona meglio (forse). O ci si dimentica tutto (più probabile).
Anche Bertinotti (evviva!) è intervenuto sulla vicenda, chiedendo di appurare al più presto la verità sull’indagine, mentre dall’altra parte La Russa fa sapere che “An non è abituata a cambiare voto per ragioni politiche esterne e abbiamo già votato contro in Commissione”. Sottolineando, poi, prevedibilmente, che “la legge Gentiloni è una pessima legge e non cambiamo opinione. Sul nostro voto non ci sono dubbi”.Sul fronte-Rai, mercoledì tutti i telegiornali e i programmi d’informazione hanno aperto con il comunicato dell’Usigrai che chiede chiarezza sulla questione e, soprattutto, le teste degli interessati nella vicenda (Del Noce e la Bergamini perché gli altri – Rossella, Mimun, Cattaneo, Querci – non fanno più o non hanno mai fatto parte dell’organigramma Rai). I giornalisti Rai, quindi, chiedono ufficialmente l’intervento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato e la testa di Del Noce, che ribatte con immodestia: “Ho vinto otto stagioni di garanzia (quelle in cui si siglano i contratti pubblicitari, ndr) consecutive e sono in corsa per vincere la nona”. Una cosa è vincere le stagioni di garanzia, però, e un’altra è comportarsi come le intercettazioni agli atti sostengono che il direttore di Raiuno abbia fatto. (Giuseppe Colucci per NL)