Chi vusa püsé la vaca l’è sua: se non alzi tu il volume della radio, lo facciamo noi

CU, Frank Foti, Omnia, Telos, Max Pandini, il volume, volume

“Chi vusa püsé la vaca l’è sua” è un proverbio milanese, la cui genesi è fatta risalire ai fori boari, dove il mercato degli animali si determinava sulla base di chi riusciva a far emergere, gridando di più, la propria determinazione di aggiudicazione, prevalendo sugli altri.
Il detto trova applicazione da sempre in ambito radiofonico, con la tendenza a suonare con un volume più alto.
Tuttavia, quella che pensavamo fosse un’abitudine italiana, sì è scoperto essere una richiesta avanzata comunemente dagli editori agli ingegneri del suono ad ogni latitudine del pianeta. E nemmeno tanto peregrina…

Iniziamo osservando che il desiderio di avere una percezione del volume più alto giunge anche da territori sottoposti alla raccomandazione ITU BS-412 (Planning standards for terrestrial FM sound broadcasting at VHF), che dovrebbe impedire il superamento di determinate soglie.

Sempre più in alto!

“In alcune nazioni del mondo ci sono deviazioni alla follia per “suonare più alti”; in altre europee invece, la prima richiesta è quella di suonare più “potenti” degli altri.

6 dBr: quando mai?

In altre, si parte con richiesta di un buon suono e – quando lo si fa stando intorno a 6 dBr – iniziano a fare confronti con i competitors e a dirti: “Ma loro suonano più potenti e pieni; noi siamo piccoli” e li devi portare anche loro a 8″, commenta sul tema Max Pandini, sound designer esclusivo per l’emisfero est mondiale (tutto il mondo tranne l’America) per Telos, azienda leader globale nel campo broadcast, nell’ambito di un confronto social emerso dopo l’intervista a Gianluca Costella su alcuni temi radiofonici controversi.

Insito nella natura dei direttori dei programmi

Sul Dab, dove non impongono i -14, gli editori vogliono stare ad almeno -9. La prima cosa che ti chiedono è “suonare bene e alto”, in qualsiasi nazione e latitudine, dalla Russia alla Cina lo stesso. Che ci vogliamo fare? È insito nella natura del direttore dei programmi”, continua Pandini.

Il suono è emozione

“Inutile fare la guerra tra ingegneri puristi della tecnica e direttori contenuti: il suono è anche emozione, oltre che tecnica. E lo è per molte più persone di quelle che si pensa. E non per forza addetti ai lavori.

Conciliare le esigenze

L’obiettivo è di suonare “potenti” come chiedono loro – che alla fine dirigono una radio – ma con un suono pulito e privo di distorsioni.

Processori obsoleti

Ed è qui che i processori di vecchio stampo non ce la fanno, mentre con quelli di nuova generazione puoi suonare ben definito e potente (o meno potente a seconda di come desiderato)”, spiega il sound designer.

Il colore dell’audio

Sul concetto di colorazione del suono Pandini ricorda che la radio – anche per sua natura tecnica – non è uno studio di registrazione e nemmeno un concerto live, sicché è d’obbligo creare la propria “impronta sonora sia in accordo con il proprio format che per il fatto che il suono è parte del viaggio emozionale e del prodotto che la stazione offre ai suoi ascoltatori.

Niente di nuovo

Questa non è un’invenzione di oggi: già se ne discuteva negli anni 70-80 in USA, progettando i formati delle stazioni e il loro relativo suono.

Formati

Del resto una stazione rock non può suonare come una stazione soft. Un suono per target adulto non può essere come quello di una fascia giovane, sia per caratteristiche dell’orecchio umano che per esigenze di carattere ed emozionali.

Distorsione piacevole…

Esiste una distorsione che l’orecchio cerca con piacere e una distorsione che l’uomo rifiuta. La radio è distorsione se intendiamo con questo termine la variazione del suono originale. Lo è per sua natura tecnica ma lo deve anche necessariamente essere per esigenze artistiche ed editoriali.

… e rifiutata

Spesso si confonde la parola distorsione con altro che chiamerei in altri modi: saturazione, clipping. La distorsione che vogliamo evitare.

Ascolto con le orecchie, non con l’analizzatore di spettro

Il suono per la gente comune è emozione prima che tecnica da addetti di lavori. Il pubblico sente con le orecchie il basso potente o la definizione, non con l’ausilio di strumenti e astruse teorie.

Engagement

Del resto il suono è essenzialmente coinvolgimento per l’utente, mentre è, spesso, una peripezia e astratta teoria per gli addetti ai lavori“, conclude Pandini.

LUFS: l’unità di misura per il volume audio

Ma quanto è sentimento e quanto tecnica?
Che non si tratti di concetti astratti, lo si rileva dalla codificazione della questione sul piano tecnico-giuridico con un termine: LUFS, acronimo di Loudness Units relative to Full Scale, misura standardizzata del volume audio che integra la percezione umana e l’intensità del segnale elettrico.

Il metro del volume

Questa unità è utilizzata per stabilire gli obiettivi di normalizzazione dell’audio nei sistemi di trasmissione per streaming, cinema, TV, radio e musica.

Come si misura il volume audio?

I LUFS rappresentano il metodo più recente e preciso per misurare il volume audio.

Perché utilizziamo i LUFS?

La maggior parte dell’audio che si ascolta quotidianamente è prodotto per suonare tendenzialmente al meglio nell’ambiente specifico in cui viene riprodotto. Film, TV, radio e servizi di streaming utilizzano un processo audio disegnato per funzionare su ogni piattaforma, cedendo così – inevitabilmente – ad una serie di compromessi.

Standard audio

Per raggiungere questo obiettivo, sono stati pertanto stabiliti standard audio specifici per ogni mezzo. I LUFS sono uno degli strumenti più recenti sviluppati da ingegneri e ricercatori per facilitare queste decisioni. Integrando il volume dei segnali audio e la percezione umana su un’unica scala, i LUFS fungono da unità per misurare il volume audio.

Volume nella produzione musicale

E qui nasce il problema: il volume è uno dei maggiori ostacoli per ottenere un suono coerente su diversi mezzi di riproduzione.

Figure specialistiche e processori di nuova generazione per uniformare il volume su apparati eterogenei

Anche se potrebbe sembrare semplice, in realtà uniformare il volume su vari sistemi di riproduzione è complicato al punto che sono nate figure altamente specialistiche e processori audio sempre più evoluti per riuscire a dare il meglio su sistemi ad alte prestazioni come quelli del car-entertainment, dei tv con Dolby surround, ma anche con le cuffiette dello smartphone, dalle casse del pc o dall’altoparlante dello smart speaker.

Percezione

D’altra parte, i livelli in dB sui fader della traccia come indicativi del volume è solo uno degli aspetti del problema: si tratta di una proprietà dei segnali che non si traduce direttamente nella percezione del volume da parte dell’orecchio umano.

Come utilizzare i LUFS

La misurazione dell’audio con i LUFS è diversa dalle altre misure di volume, perché non esamina il singolo componente, ma il complesso.

L’esempio del film

Prendiamo la colonna sonora di un film, con scene rumorose e altre silenziose. Per giudicare il volume complessivo del mix, bisogna considerare l’intera durata. Questa misura è chiamata volume integrato, registrato in LUFS. Film e TV hanno standard rigorosi per il volume integrato espressi in LUFS.

Gamma dinamica

Le dinamiche sono cruciali in qualsiasi audio registrato ed i LUFS aiutano a determinare la differenza tra il volume alto e basso nel tempo, fornendo una misura della gamma dinamica.

LUFS a breve termine (3 secondi)

Mentre i LUFS integrati forniscono informazioni sull’intero file audio, quelli a breve termine offrono una misura del volume percepito negli ultimi tre secondi di audio.

LUFS momentaneo (400 ms) 

Il LUFS momentaneo è la misurazione LUFS di periodo più breve, valutando il volume negli ultimi 400 ms di audio. È simile alla misurazione del picco elettrico, ma basata sulla percezione del volume.

Importanza dei LUFS

Durante la guerra del volume nell’industria musicale, si pensava che registrazioni più forti fossero preferite dagli ascoltatori. Tuttavia, con l’avvento delle piattaforme di streaming come Spotify e Apple Music, l’enfasi si è spostata a misurare il volume percepito.

Richiesta non peregrina

E così arriviamo alla conclusione della riflessione: non è peregrina la richiesta di suonare più forte. La bravura degli ingegneri del suono sta quindi nel tarare il volume in sintonia con la percezione degli ascoltatori, soprattutto cercando di conciliare l’esigenza della stazione di emergere sui competitor (qualora fosse ancora possibile con i nuovi ricevitori nelle auto) con un suono quanto più possibile piacevole. Perché il suono è emozione. E l’emozione va intensamente vissuta.

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