Come sempre le novità spaventano. Soprattutto se riferite a contesti fortemente radicati su modelli consolidati. E quelle tecnologiche, si sa, soprattutto negli ultimi anni, sono spesso destabilizzanti. Non importano, cioè, aggiornamenti minimi, ma vere e proprie rivoluzioni economico-sociali.
L’ultima è quella che da settimane tiene banco su ogni testata informativa: l’Intelligenza Artificiale. Spesso spacciata come la più grande novità della storia dell’umanità.
In realtà, la IA non una novità in sé, considerato che la prima applicazione in ambito commerciale fu R1, sviluppata nel 1982 dall’azienda Digital Equipment per configurare gli ordini di nuovi computer.
40 milioni di dollari di risparmio in 4 anni
Quattro anni dopo, l’azienda era in grado di risparmiare 40 milioni di dollari all’anno. Quanti posti di lavoro erano stati persi con l’avvento della macchina? Nessuno, perché l’azienda aveva aumentato in una maniera enorme l’organico per reggere il maggior volume d’affari determinato dalla semplificazione dei processi produttivi.
IA nel 1956
Tuttavia, se ampliamo il perimetro d’analisi, possiamo far risalire l’esordio dell’intelligenza artificiale al 1956, in occasione del seminario estivo tenutosi presso il Dartmouth College di Hanover nel New Hampshire durante il quale la nuova disciplina venne fondata programmaticamente, a partire dalla raccolta dei contributi evoluti negli anni precedenti e in direzione delle potenzialità future.
IA nel 1936
Ma a ben guardare, la data di nascita della IA va arretrata ancora. Esattamente di 20 anni, al 1936, quando fu proposto il primo modello di agente di calcolo adatto a simulare la logica di qualsiasi algoritmo computazionale.
Turing
L’idea era di un logico e matematico britannico, Alan Turing (1912-1954), che prospettò l’idea di un sistema astratto che, efficacemente programmato, poteva eseguire ogni tipo di operazione.
Speech-to-text
Ovviamente tutti ricordiamo la sua macchina come il prototipo di un calcolatore. Ma in realtà l’idea di Turing era di creare una macchina da scrivere automatica. L’embrione dello speech-to-text, da cui è evoluto l’attuale text-to-speech che sta terrorizzando molti operatori radiofonici.