Storie silenziose della Cuba “moderna”.
Chi è la ragazza vincitrice del premio Ortega y Gasset cui il regime di Raul Castro non ha concesso il nulla osta per lasciare il Paese e ritirare il premio a causa di marginali cavilli burocratici? Chi è la ragazza che il “Time” lo scorso anno ha inserito nell’annuale lista dei “personaggi più influenti del mondo” e che Fidel Castro, nella sua ultima pubblicazione (“Fidel, Bolivia y algo màs”), definisce “un nemico molto vigliacco perché si approfitta degli istinti, delle ambizioni e delle vanità di coloro i quali non possiedono neppure una etica elementare” ed accusa di minare “le basi della Rivoluzione”?
Questa ragazza si chiama Yoani Sanchez, trentatré anni, un marito e un figlio, laureata in Filologia, figlia e nipote di comunisti, che ha scoperto attraverso Internet la possibilità di rivelare ogni giorno la sua vita quotidiana nell’isola. Yoani non utilizza slogan antirivoluzionari (seppur venga definita una “controrivoluzionaria”), non punta l’indice contro il regime castrista, accusandolo di nefandezze di qualsiasi genere, non chiede l’appoggio di Paesi stranieri politicamente e storicamente antagonisti della Cuba dei fratelli Castro. Yoani Sanchez si limita a narrare, spesso a fari spenti, spesso con quella malinconica disillusione di chi vorrebbe cambiare le cose ma non può. Si limita a descrivere la vita nell’isola, in quell’isola da cui, per il momento, lei non ha intenzione di fuggire come tanti suoi coetanei sognano di fare. Per cambiare le cose bisogna farlo dall’interno, bisogna aiutare il popolo cubano a pensare con la propria testa e ad agire in base ai propri sentimenti, senza renderlo schiavo, come in passato, di interessi altrui.
Tutto ciò Yoani Sanchez lo fa dal suo blog “Generatiòn Y” (sul sito desdeCuba.com), creato poco più di un anno e che le ha fruttato una notorietà immediata e prorompente, premi internazionali (che, purtroppo, non ha potuto ritirare personalmente) ed un posto nell’olimpo dei “più influenti” del “Time”.
Sino a pochi anni fa, per un’attività come la sua, seppur “silenziosa”, la Sanchez,sarebbe finita in carcere o costretta all’esilio. Ma oggi il governo “progressista” di Raùl Castro non può certo permettersi un autogol del genere, per cui Yoani Sanchez può continuare la sua battaglia, dal suo pc, dalla sua casa de L’Havana. Per provare a cambiare Cuba e i cubani. (G.M. per NL)