L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fatto un check-up approfondito alla radio attraverso la Delibera N. 506/17/CONS, recante l’individuazione del mercato rilevante nel settore della radiofonia. La radio, in quanto medium, appare in ottima salute: porta bene i suoi 117 anni (che poi sarebbero 124 per gli antimarconiani sostenitori della paternità di Nikola Tesla quanto a prima trasmissione radio) e vuol giocare alla pari con i new media dell’universo IP.
In quanto azienda le cose sono un po’ più variegate: nell’accezione nazionale macina successi ed è tornata a crescere con numeri rilevanti relativamente ai fatturati pubblicitari; va bene, ma non (sempre) benissimo sul macrolocale, sebbene patisca (ma non sempre) la fame su quello strettamente locale.
Ma quel che emerge con grandiosa evidenza dalla ricognizione dell’Agcom e il suo metamorfismo: la radio si sta integrando nella televisione e nella rete, assumendo i connotati dell’una e dell’altra.
Il termine tecnico è “ibridizzazione” che molti, sbagliando, scambiano per fusione. L’ibrido proviene da un incrocio tra specie diverse; acquisisce elementi dell’una e dell’altra creando un tertium genus, che, nel caso di specie, non è più radio e non è solo televisione.
I linguisti direbbero che è la “risultante” da un’arbitraria giustapposizione o da un incongruo accostamento. I massmediologi sostengono invece che è l’applicazione della teoria darwiniana, secondo la quale gli elementi di un gruppo sono in competizione fra loro per spartirsi le risorse essenziali; in questa lotta per la sopravvivenza, l’ambiente opera una selezione, detta naturale. Con essa vengono eliminati i soggetti più deboli, cioè quelli che, per le loro caratteristiche sono meno adatti a sopravvivere a determinate condizioni; solo i più adatti ce la fanno e trasmettono i loro caratteri ai successori. In sintesi, i punti principali su cui è basata la teoria evoluzionistica di Darwin sono: variabilità dei caratteri, eredità di quelli innati, adattamento all’ambiente, lotta per la sopravvivenza, selezione naturale ed isolamento geografico.
Ed è proprio quello che ha registrato l’Agcom certificando il fenomeno dell’ibridizzazione radio-tv-IP (sia di piattaforme che sensoriale) che consegue alla variabilità e all’ereditarietà dei caratteri mediatici, alla capacità di adattamento ai cambiamenti della società, alla competizione serrata per la sopravvivenza sul mercato e all’assoluta caratterizzazione territoriale (del proprio ambito operativo).
Stiamo vivendo un momento magnifico, di grande trasformazione mediatica e la Radio, del resto, come HAL 9000, sta “utilizzando le sue capacità nel modo più completo. Il che è il massimo che possa sperare”.