Censura preventiva. L’Italia e l’esempio cinese

Il Senato ha approvato il ddl Brunetta contenente l’emendamento presentato dal senatore dell’Udc D’Alia, che a “L’Espresso” spiega le sue ragioni


Il caos scatenato dai media circa la “dolce morte” che ha messo fine al lungo calvario di Eluana Englaro e dei suoi genitori ha fatto passare un po’ in sordina un caso che probabilmente meriterebbe maggior attenzione da parte dei media, specie da parte di quei media, tra i quali vi è questo periodico, che lavorano esclusivamente in rete. Già, perché a breve la nostra libertà di parola, la nostra stessa esistenza, potrebbero essere messe duramente a rischio.
Il disegno di legge Brunetta, già approvato la scorsa settimana dal Senato della Repubblica, ed il cui iter si avvia verso la Camera, contiene un emendamento, presentato dal senatore Udc Giampiero D’Alia, che prevede l’oscuramento o – chiamiamo le cose col loro nome – la censura di quei siti web responsabili di rendere pubblici contenuti (video, audio, scritti) contenenti reati d’opinione, apologie di reati, istigazioni a delinquere. In parole spicce: se un dissennato scrive un commento su un blog sostenendo che un gruppo terroristico ha fatto bene ad uccidere un politico, il provider di tale blog sarebbe costretto ad oscurarlo (per apologia di reato), senza attendere una decisione della magistratura, ma solo su indicazione del Ministero degli Interni. Se chi vi scrive fosse così sprovveduto da istigare i lettori a commettere violenze nei confronti di qualche minoranza etnica, o fosse semplicemente un adoratore di un dittatore che non riesce a non rendere pubblico la propria ammirazione, il direttore responsabile di questa testata, che pure potrebbe semplicemente allontanare lo sprovveduto e basta, si troverebbe nell’assurda situazione di vedere oscurato il proprio portale informativo. Roba da cinesi, con tutto il rispetto per i cinesi (intesi come popolo). Cose del genere, infatti, sono rintracciabili solo in alcuni regimi che calpestano senza ritegno le libertà fondamentali dei cittadini, come la Cina, la Birmania o la Cuba dei fratelli Castro (che pure in questi giorni ha annunciato l’introduzione di un software open source per la sua pubblica amministrazione ed i suoi cittadini, mostrandosi in questo più all’avanguardia del nostro Paese).
Il responsabile di questa proposta che, se approvata alla Camera, provocherebbe una situazione imbarazzante per l’Italia agli occhi del mondo, e con ogni probabilità porterebbe in piazza migliaia, milioni di internauti inferociti, si chiama, dicevamo, Gianpiero D’Alia,. E’ un senatore siciliano dell’Udc, avvocato cassazionista e Sottosegretario agli Interni, che ha presentato questo emendamento la scorsa settimana, provocando le ire del mondo del web, mitigate solo dal polverone provocato dalla morte di Eluana Englaro. In settimana, poi, il senatore ha spiegato le proprie ragioni nel corso di un’intervista rilasciata per “L’Espresso” al giornalista Alessandro Gilioli. “Mi scusi – ha risposto D’Alia ad una domanda circa l’opportunità di cancellare i contenuti ritenuti illegali piuttosto che oscurare in toto il portale – se il gestore di un sito non si fa carico di cancellare questi soggetti dal sito (ossia coloro che all’interno della community di Facebook costituiscono gruppi inneggianti ai più famosi capi mafia, ndr) è giusto che il sito venga oscurato”. O, ancora, qualora il responsabile di un blog ricevesse minacce ed insulti pesanti da coloro che commentano i suoi post e, per amor di libertà di parola, non intendesse minimamente cancellarli. Bè, anch’egli potrebbe ricadere nella rete.
Non hanno tardato ad arrivare, come ovvio, i commenti dai più importanti attori del web, chiamati in causa da questa proposta. Marco Pancini, di Google Italia, ha infatti parlato di “leggi Ad Aziendam”, considerando, oramai, i maggiori portali del web quali YouTube o Facebook, come diretti concorrenti delle aziende televisive sul piano pubblicitario. Altrettanto forte la risposta dei responsabili di Facebook, che sostengono che oscurare il portale per un gruppo opinabile equivarrebbe a chiudere una ferrovia per la presenza di un graffito di cattivo gusto in una stazione.
Limitiamoci, comunque, a pensare che si tratti di una nuvola passeggera che non intaccherà l’ecosistema del web, limitandosi a spaventarlo, per poi aprirsi, filtrare un raggio di sole, e far tornare il sereno. (Giuseppe Colucci per NL)

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