Lo strale della censura questa volta si abbatte sulle “Iene”. È stato bloccato, infatti, per preciso volere dell’editore (Mediaset, ndr), il servizio di Alessandro Sortino, che sarebbe dovuto andare in onda venerdì scorso, in cui la “iena” tentava di intervistare prima Elio Mastella (foto), figlio dell’ex Guardasigilli e poi proprio l’ex ministro, ricevendo un trattamento piuttosto scortese, definito dall’interessato “diffamatorio”. Va bene che gli equilibri politici, in questo momento così instabile, siano un bene da salvaguardare, ma in Italia si sta sviluppando in maniera allarmante l’abitudine a tacciare di partigianeria tutti coloro che provano a porre domande scomode per l’equilibrio del sistema. Sarebbe persino legittima, analizzata dal suo punto di vista, la volontà di Mastella di mantenere una certa riservatezza sulle questioni personali, in un momento così delicato per lui e per il Paese. Certamente molto più legittima è la necessità di porre domande, da parte di un giornalista, e, soprattutto, si avverte la necessità che gli italiani ne ascoltino le risposte. L’ex ministro, invece, avrebbe desiderato la sospensione del servizio che lo riguardava, e così è stato.
L’intervista in questione è stata realizzata a Ceppaloni dalla “iena” (ormai ex) Alessandro Sortino: trenta minuti d’immagini in cui si alternano il figlio del leder dell’Udeur, Elio Mastella, ed il padre. Sortino sostiene d’essere giunto sul luogo quando già un manipolo di giornalisti stava ascoltando le ragioni di Elio Mastella, intento a cercare di giustificare le posizioni della sua famiglia e a sfatare il mito delle raccomandazioni da parte del presunto “sistema” che ruotava attorno ai suoi genitori. Il servizio, incompleto, gira su internet già da qualche giorno, ed è stato anche mandato in onda da Sky Tg24. Elio Mastella sostiene di essere l’emblema dell’illegittimità degli attacchi ai genitori: egli, infatti, si sarebbe guadagnato il posto di lavoro con i suoi sforzi, combattendo, come tutti, con le stortezze del sistema d’introduzione dei giovani nel mondo del lavoro, di cui la “Legge 30” sarebbe uno dei responsabili. L’unica domanda posta da Sortino al figlio dell’ex ministro riguardava l’ex sede del Campanile (sede dell’Udeur), che sarebbe stata acquistata a prezzi di favore, così come alcuni altri immobili nel centro di Roma. A quel punto, Elio Mastella avrebbe contrattaccato domandando come mai Sortino avesse trovato lavoro a Mediaset, congetturando su presunti favori che la carica di suo padre Sebastiano, commissario dell’Autorità Garante nelle Comunicazioni, gli avrebbe procurato. Alessandro lavora per le “Iene” da dieci anni, suo padre presso l’Agcom solo da due: che sia stato il primo a raccomandare il secondo?
È giunto, poi, il turno del ministro che ha fatto cadere il governo Prodi, il quale, però, non ha voluto dichiarare nulla, salvo insistere sui presunti favori ricevuti da Sortino per entrare a lavorare nell’azienda di Cologno (“Ma chi ti ha indicato a te…”). Il pezzo era stato, comunque, giudicato equilibrato, sostiene il giornalista censurato, da tutti i suoi “capi”, nonostante si parlasse di argomenti scomodi, in un momento come questo. E la ragione era ben semplice: Sortino non aveva fatto illazioni su nessuna delle questioni che vedeva protagonista Mastella, era giunto sul posto quando già molti giornalisti stavano animatamente discutendo con il figlio Elio e, in più, era stato persino diffamato dagli intervistati. Anche Davide Parenti, capoautore delle “Iene”, aveva sostenuto, appena ventiquattr’ore prima della messa in onda, che il servizio non avrebbe avuto problemi ad essere mandato in onda. “Andrà in onda. E senza tagli”, aveva dichiarato. Cosa che non è avvenuta e che lo stesso capoautore si è trovato a dover comunicare a Sortino, il quale ha subito deciso di lasciare la trasmissione perché “Mediaset impedisce la messa in onda del mio servizio […] Sono stato diffamato dal figlio di un ministro e da un ministro e la mia azienda non mi permette di dirlo. Non ci sono più le condizioni per fare le Iene, cioè la libertà e la leggerezza”. “Parlavo di una cosa scomoda per Mastella – ha poi sostenuto la “iena” dimissionaria – e sull’ex ministro si gioca l’equilibrio politico. È un po’ il garante dell’attuale bilancia: non si sa se sta di qua o di là. Il ruolo dei dirigenti deve tenere conto di questi equilibri? Quello del giornalista, anche del mezzo giornalista (così è stato detto di me) o del quarto di giornalista, è di essere libero. Partendo dalla crisi di governo e dall’inchiesta che l’ha causata, introducevo elementi utili alle indagini”. E invece no, il servizio così poco gradito a Mastella non è stato né sarà mandato in onda perché i vertici di Mediaset, editore della trasmissione, hanno deciso che sarebbe sconveniente. Una decisione davvero grave, testimone palese del clima di deriva informativa di cui il nostro Paese è tacciato da qualche anno. Sortino, intanto, ha lasciato le “Iene” e suoi ex compagni di viaggio, i presentatori Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Ilary Blasi, hanno protestato in diretta contro la decisione: “A questo punto avrebbe dovuto andare in onda il servizio di Alessandro Sortino sul figlio di Mastella – hanno detto ad un certo punto della puntata i venerdì – di cui forse avete sentito parlato nei giorni scorsi, ma il nostro editore ha preferito non mandarlo in onda. Noi non siamo d’accordo, ma la decisione finale non spetta a noi. Sortino è uno dei più grandi giornalisti che ci sono”. Ma, purtroppo, le “Iene” non potranno più beneficiare del suo lavoro: probabilmente passerà alla concorrenza, magari nella redazione di qualche trasmissione d’informazione vera e propria. Così non potrà più essere tacciato d’essere “un mezzo giornalista”. (Giuseppe Colucci per NL)