“Il Parlamento ha fatto una buona legge, ma gli editori sono decisi a violarla” – le parole di questo collaboratore, riportate da Francoabruzzo.it, sintetizzano meglio di qualsiasi retorica ciò che sta avvenendo all’indomani dell’entrata in vigore delle norme di attuazione del Protocollo Welfare su previdenza, lavoro e competitività. Ma facciamo un passo indietro, anche se breve. Con l’approvazione della legge n. 247 del 24 dicembre 2007, con la quale è stato recepito il protocollo del 23 luglio 2007, doveva aprirsi la possibilità per i collaboratori dei giornali di raggiungere una certa stabilizzazione della propria occupazione attraverso la trasformazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, in contratti di lavoro subordinato per un periodo non inferiore a ventiquattro mesi. Tuttavia, prima ancora che la legge entrasse effettivamente in vigore, con il 1 gennaio 2008, ai collaboratori del Gruppo Poligrafici Editoriale sarebbe pervenuta una lettera firmata dal relativo Ufficio Gestione Collaboratori nella quale si avvertiva che, di lì a pochi giorni, proprio in coincidenza con l’entrata in vigore della nuova normativa, i loro contratti sarebbero stati regolati dalle “norme civilistiche che regolano i rapporti di prestazione professionale autonoma occasionale ovvero quelle previste dagli artt. 2222 e seguenti del Codice civile”. In altri termini, la Poligrafici Editoriale, in men che non si dica, avrebbe convertito i cosiddetti co.co.co. in collaboratori occasionali, con la conseguenza di svuotare del tutto la recente legge sul Welfare, che ne prevedeva l’assunzione per due anni, con i contributi a carico dell’Inpgi. La motivazione del quinto gruppo editoriale italiano, proprietario de Il Giorno, la Nazione, Il Resto del Carlino e Quotidiano nazionale, per il quale le collaborazioni prestate sarebbero caratterizzate da una “prevalente episodicità”, ha lasciato l’amaro in bocca sia ai suoi collaboratori sia la Fnsi e i sindacati territoriali di Milano, Bologna, Ancona e Firenze. E’ noto, tuttavia, che gli editori non trattano con il sindacato. E mentre c’è da immaginarsi che la vicenda finirà in Tribunale, ci si chiede cosa farà la politica per non lasciare svuotare di qualsiasi significato una legge appena varata. (Mara Clemente per NL)