La domanda è sempre la stessa: l’utilizzo del cellulare(e la radiofrequenza in genere) può aumentare i rischi di tumore al cervello? Il dibattito scientifico prosegue da anni con ipotesi, se pur molto diverse tra loro, tutte concentrate sulla possibilità di stabilire qualche nesso tra l’utilizzo prolungato del telefonino e i tumori all’orecchio e al cervello. La scorsa primavera, per esempio, una ricerca svedese sembrava avere trovato un legame decisivo tra telefonia mobile e tumori, affermando, dopo lunghi processi di studio e analisi, che ci potesse essere relazione tra le ore trascorse a chiacchierare al telefono e la formazione di neoplasie. La comunità svedese fu smentita poco dopo da ulteriori approfondimenti statunitensi e britannici sull’argomento, i quali consideravano questo tipo di ricerche una vera e propria moda, troppo diffusa per poter fruttare risultati interessanti e purtroppo caratterizzata dal pregiudizio tipico di chi addita i cellulari come strumenti pericolosi.
Le ultime notizie arrivano di nuovo dall’Inghilterra, dove il professore Lawrie Challis, al comando di un gruppo di esperti del settore, avrebbe concluso che il cellulare non arreca particolari danni all’uomo, se considerato un periodo di analisi a breve termine. Il punto è che con “breve termine” si intendono circa 10 anni, intervallo di tempo oltre al quale la comunità scientifica faticherebbe a trovare fondi per continuare le ricerche che dovrebbero protrarsi per ulteriori 10 anni almeno. Challis è convinto che i periodi di analisi siano effettivamente troppo brevi e ha anche evidenziato che ci sono prove sufficientemente rassicuranti a discapito delle preoccupazioni legate a tumori e patologie simili. Il professor inglese non rinuncia però a suggerire di evitare il telefonino cellulare sotto gli otto anni, consapevole della diffusione eccessiva dello strumento “incriminato”.
A questo proposito può essere interessante osservare che l’Italia è il paese con la più alta penetrazione di cellulari, forse un paese che dovrebbe ragionevolmente controllare l’andamento della diffusione tecnologica, soprattutto tra i più giovani. (Marco Menoncello per NL)