Il commissario ad acta nominato dal Consiglio di Stato ha chiuso la sua indagine. Il risultato era scontato, perché ovvie erano le risposte ai quesiti postigli.
Sulla base di interviste tardive, la professoressa Ruggieri ha cercato di ricomporre le abitudini dei telespettatori del 2010 nell’intento di scoprire su quale numero del telecomando essi sintonizzassero la prima tv locale. Di là dai limiti della memoria umana (che se già è fallace nel rammentare i dati essenziali, figurarsi la lista dei preferiti del telecomando di 5 anni fa…), il risultato è che, nella maggioranza dei casi, la prima emittente locale era prevalentemente registrata sui numeri 9 e 10. Bene avrebbe fatto pertanto Agcom a destinare i primi 8 numeri ai canali nazionali originari (con buona pace dei ricorrenti), mentre criticabile è la scelta di sottrarre il 9° alle locali. Ma, sopra tutto, discutibile è la decisione del Ministero di assegnare tale numero ad un canale non generalista, quadrando i conti sottraendo il numero 20 dal territorio dei nativi digitali nazionali (chissà perché, in ogni epoca, i “nativi” ci lasciano le penne…) per sistemare in qualche modo un generalista nazionale ex analogico. Insomma, anni di ricorsi, indagini, consulenze, revisioni per scoprire l’uovo di Colombo. “Ci-gît Monsieur de La Palice. Si il n’était pas mort, il serait encore en vie”…