di Franco Abruzzo (P. OdG Mi)
L’unico strappo alla regola, nel caso della pubblicazione di una notizia che abbia il centro dell’interesse un minorenne, sottolinea ancora la Suprema Corte, è costituito dalla ”utilità sociale della notizia” stessa. In questo modo la Terza sezione civile della Cassazione ha accolto il ricorso di una madre che si era vista rifiutare la richiesta di un risarcimento pari a 150mila euro per la pubblicazione di una foto del figlio minore apparsa sulla rivista”‘Eva 3000 express” nella quale il ragazzino veniva ritratto integralment e insieme al padre e alla nuova compagna, attrice televisiva.
Nel negare la richiesta risarcitoria, la Corte d’appello di Milano, dicembre 2001, aveva sostenuto che la riproduzione fotografica del minore era consentita perché lo stesso era stato ritratto in compagnia di una attrice famosa, ”come tale notoriamente soggetta all’interesse dei fotografi di riviste”. Una motivazione bocciata dalla Cassazione secondo la quale ”la riproduzione dell’immagine non riguardava la famosa attrice (Patricia Millardet) né il padre del minore (Piero Comanducci), entrambi oggetto dello scoop dei fotografi, bensì il minore medesimo, fotografato su una spiaggia in modo tale da renderlo perfettamente riconoscibile, mentre ai suoi occhi si svolgeva una scena, definita dallo stesso giornalista che aveva redatto l’articolo come un “assalto erotico”. Riferendosi alla Convenzione dell’Onu dell’89 e alla Carta di Treviso, la Cassazione (sentenza 19069) ricorda ai colleghi di merito che ”a vrebbero dovuto esaminare il contesto nel quale era stata riprodotta l’immagine del minore”. Sarà ora la Corte d’appello di Milano, cui la Suprema Corte ha rinviato il caso, a stabilire l’esatto risarcimento in favore del minore ”per la lesione dell’immagine”. (Dav/Pe/Adnkronos)