Caso Sky e Berlusconi, Siddi: “Ognuno faccia bene il proprio mestiere, Mieli e Anselmi lo sanno fare”

Natale: “Grave e scomposto attacco del premier ai direttori dei quotidiani”


(FNSI.it) – Il segretario generale della Fnsi Franco Siddi e il Presidente Roberto Natale difendono i direttori dei quotidiani La Stampa e Il Corriere della Sera duramente attaccati dal premier Silvio Berlusconi. Pubblichiamo le dichiarazioni rese all’Ansa da Siddi e Natale.
”È sempre imbarazzante ascoltare qualcuno che spiega agli altri quale e ‘ e quale debba essere il loro mestiere”: è il commento del segretario della Federazione nazionale della stampa Franco Siddi alle parole di Berlusconi sui direttori dei giornali.
”Pensi (e certamente l’onorevole Berlusconi lo sa molto meglio di tutti noi) – prosegue Siddi – quanto è complicato fare il Presidente del Consiglio. Pensi anche quanto lo sia fare ogni giorno un giornale che deve rappresentare ai cittadini italiani non solo l’attività del governo ma le questioni, i fatti, i problemi dell’intera società. Mieli e Anselmi, professionisti di indiscusso profilo e valore, hanno questa cura e si esercitano a rispondere esclusivamente agli interessi dei propri lettori, cittadini che hanno diritto a sapere e a formarsi le proprie opinioni”.
Nel merito della questione Sky, Siddi dice: ”La condizione dell’azionista di controllo di Mediaset è nota e non può sfuggire al Presidente del Consiglio che ogni suo intervento su questo terreno lo chiama in causa anche al di là della materialità del provvedimento stesso”.
”Lo scomposto attacco dell’on. Berlusconi ai direttori del Corriere e della Stampa è l’ennesima prova che il Presidente del Consiglio non ha alcun rispetto per l’autonomia dell’informazione”, dice Roberto Natale, presidente della Fnsi, commentando l’attacco di Berlusconi ai direttori del Corriere della Sera e della Stampa.
”Incurante del gigantesco conflitto di interessi nel quale è immerso – prosegue – si permette di fatto di chiedere il licenziamento di due direttori: una mossa che sarebbe grave da parte di un qualsiasi capo di governo, e che lo è doppiamente quando chi la compie è anche l’uomo più potente della comunicazione italiana”.
”Non si può ignorare – sottolinea Natale – la serie sempre più fitta di attacchi che Berlusconi sta portando all’informazione, sia televisiva sia stampata che ha evidentemente la ‘colpa’ di non assecondarlo a sufficienza in una rappresentazione edulcorata e forzatamente ottimistica della situazione italiana. E deve perciò suscitare grande preoccupazione il fatto che, secondo quanto prevede la legge Gasparri, Berlusconi potrà entrare fra appena due anni nella proprietà dei maggiori quotidiani italiani. È necessario ribadire che a noi giornalisti spetta il diritto-dovere di raccontare la realtà del Paese. Il Presidente del Consiglio se ne deve fare una ragione”.

Roma 2 dicembre – Dialogo sulle norme ‘anti-crisi’ addio, o quasi. Se mai c’è stato uno spiraglio per il confronto maggioranza-opposizione sulle misure varate dal governo, è chiuso. La giornata di oggi segna infatti un picco di tensione tra centrodestra e centrosinistra a partire ancora una volta dalla questione della ‘tassa Sky’ ma soprattutto dalle accuse del premier Silvio Berlusconi ai direttori dei quotidiani per come hanno affrontato la vicenda. Il Cavaliere va all’attacco.”Io Sky la capisco – allarga le braccia – ma non capisco come mai i direttori dei giornali invece di chiedersi perché c’era un privilegio, attaccano me. Vergogna!Direttori e politici dovrebbero tutti andare a casa, cambiare mestiere”. Un nuovo ”editto” del premier, è la replica del Pd con il portavoce Andrea Orlando, dopo quelli ”contro Biagi e Santoro”. ”Berlusconi ha passato il segno”, sbotta anche la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. Mentre il leader dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto ironizza: ”vadano a casa quei pericolosi bolscevichi di Paolo Mieli e Giulio Anselmi…”.
Ma lo scontro c’è anche sul fatto che Berlusconi e soprattutto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, blindano la ‘tassa Sky’, e il titolare del dicastero di via XX settembre, spiega che è necessaria per non incorrere in procedure di infrazione da parte della Ue e che su questo c’era stato un impegno di Prodi. Una falsità, replica l’opposizione. ”È un falso colossale dire come ha detto Tremonti – attacca il responsabile comunicazione del Pd Paolo Gentiloni – che il raddoppio è stato imposto dall’Unione Europea: l’Italia ha centinaia di procedure di infrazione ma non ne esiste alcuna
sull’Iva delle tv satellitari”. Ed è falso, attaccano i democratici anche addebitare a Prodi la responsabilità. È Sandra Zampa, deputata, ex capo ufficio stampa del Professore a intervenire. ”E grottesco – dice – che accusare il governo Prodi sia diventato lo sport preferito dell’esecutivo in
carica”.
Per il resto il Pd, insieme a Udc e Idv continua a chiedere che la norma sia stralciata (e pensa a un emendamento in questo senso) anche come viatico per un confronto sereno. Ma, visto che il testo dopo la presa di posizione di Tremonti sembra a questo punto blindato è difficile immaginare qualche forma di dialogo.
Tanto più che anche le ‘colombe’ del centrodestra, An in primis, che avevano invitato a valutare in maniera più approfondita la norma e cercare soluzioni alternative sembrano, almeno per oggi, gettare la spugna. Dal partito di Fini, si prova a ipotizzare un’Iva che passa dal 10 al 20% gradualmente, in tre anni, ma gli spiragli di manovra sembrano davvero pochi.
”Se qualcuno me lo avesse chiesto – allarga le braccia il ministro della Difesa Ignazio La Russa – io sarei stato favorevole ad aumentare l’Iva ma non a un mese da Natale e magari con gradualità. Comunque non c’è nessuno scandalo”.
Tra l’altro l’obiettivo del governo è quello di approvare il provvedimento quantomeno in uno dei due rami del Parlamento entro Natale, e non è improbabile che venga messa la fiducia, come ha detto oggi lo stesso Tremonti. ”Prevediamo la possibilità di mettere la fiducia – ha spiegato il ministro – anche se spero che non sia necessaria”.
Si entrerà, quindi, nel vivo a breve a Montecitorio dove il decreto è stato calendarizzato dopo che era stato depositato al Senato. A quanto si apprende, però, già ieri pomeriggio agli uffici di Palazzo Madama era stata data indicazione di tenere in stand by il testo perché c’era l’ipotesi che venisse ritirato e ripresentato a Montecitorio. Così è stato dopo che la Lega, preoccupata per un possibile rinvio del ddl sul federalismo fiscale, che dovrebbe andare in Aula prima di Natale, ha puntato
i piedi perché il Senato non fosse investito anche di questo provvedimento. La questione è stata affrontata ieri sera nella cena Bossi-Berlusconi ad Arcore che ha portato il governo a spostare l’avvio dell’iter a Montecitorio.

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