Dunque, l`ascolto – anche se fosse casuale ad opera di un radioamatore – di una comunicazione tra forze dell`ordine è reato. Dopo 40 anni durante i quali plotoni di cronisti di nera e giudiziaria si sono riforniti di notizie attraverso lo scanner ecco la sentenza della Suprema Corte. Ed è irrilevante che lo scrittore del momento, il celebratissimo Roberto Saviano nel suo best seller “Gomorra” scriva a pagina 95: “Per seguire la faida ero riuscito a procurarmi una radio capace di sintonizzarsi sulle frequenze della polizia. Arrivavo così con la mia Vespa più o meno in sincrono con le volanti. Ma quella sera mi ero addormentato. Il vociare gracchiante e cadenzato delle centrali per me era diventato una sorta di melodia cullante”. Giustamente il giornalista e scrittore partenopeo è circondato da agenti di polizia e carabinieri per proteggerlo. E nessun magistrato si sognerà mai di incriminarlo per una simile bazzecola. Ma il cittadino comune, fuori dal cono di luce dei riflettori, come chi scrive ad esempio non può non porsi una domanda semplice eppure essenziale in uno stato di diritto: ma la legge è davvero uguale per tutti? Oppure lentamente è scivolata verso una deriva nazista, mutuata dalle Br e ultimamente dal ministro Brunetta: colpirne uno per educarne cento! Questa è una piccola vicenda di provincia che non lascia segno né strascico. Ma è drammaticamente emblematica di un modo di agire di parte della magistratura oggi.
Claudio Brambilla
P.S.
In tutta questa amara vicenda chi scrive, e i due colleghi coinvolti, una sola persona debbono ringraziare: Franco Abruzzo. Il quale, pur fuori ormai dal Consiglio dell`odg lombardo, ancora una volta ha dimostrato di essere davvero dalla parte dei giornalisti. L`unico, di un ordine cui versiamo senza ragione 100 euro l`anno per il rinnovo della tessera. Grazie Franco, speriamo di rivederti alla testa del nostro Ordine, ma quello con la O maiuscola.