L’Amministratore unico dell’emittente Tv ‘Centro Europa 7’, Francesco Di Stefano, ha inviato nei giorni scorsi una durissima lettera al commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, accusandola senza mezzi termini di non stare svolgendo le sue "funzioni istituzionali" di guardiana del diritto comunitario. Spiega a riguardo l’agenzia Apcom: "Nella lettera, di cui Apcom ha una copia, Di Stefano sottolinea che il mancato intervento dell’Antitrust Ue, nonostante una sentenza della Corte europea di Giustizia, sta causando "gravissimi danni" alla società televisiva, al centro di una decennale vicenda giudiziaria per non aver mai ottenuto dallo Stato italiano le frequenze che le spettavano per poter trasmettere su tutto il territorio nazionale, dopo aver vinto una concessione nel luglio 1999".
L’agenzia rende noto che Di Stefano ha inviato al commissario anche una copia del ricorso presentato dinanzi al Tribunale regionale per il Lazio contro il provvedimento emesso l’11 dicembre 2008 dal Ministero dello Sviluppo economico, "che ha assegnato a Europa 7 un solo canale invece dei tre che le spettavano" per aver vinto la gara del 1999. "Naturalmente – spiega – con un solo canale non si può ottenere una copertura nazionale e men che meno la copertura dell’80% del territorio (95% della popolazione) e di tutti i capoluoghi di provincia, che spettava e spetta ad Europa 7. Rai Uno utilizza ben tre frequenze in prima banda Vhf e sette frequenze in terza banda Vhf, per trasmettere sull’82% del territorio nazionale".
Allegata alla lettera c’è anche una copia di un altro ricorso presentato al Tar del Lazio, in questo caso da diverse emittenti radiofoniche, sempre contro il provvedimento del Ministero dello Sviluppo economico. "Le emittenti – spiega ancora Di Stefano alla Kroes – sostengono di aver avuto l’assegnazione, per la sperimentazione della tecnologia radiofonica Dab, degli spazi di interbanda del Vhf, che a seguito della ‘ricanalizzazione’ dovrebbero dar vita al canale 8 assegnato ad Europa 7 con il provvedimento del Ministero". Dunque, osserva il proprietario di Europa 7 rivolto alla Kroes, appare evidente che "ancora una volta" con questo provvedimento "il Ministero non ha dato attuazione alla sentenza della Corte di Giustizia del 31/01/2008". La sentenza aveva dato ragione a Europa 7 concludendo che il regime italiano di assegnazione delle frequenze non rispetta il principio della libera prestazione dei servizi e non segue criteri di selezione obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.
Quali gli sviluppi possibili? Se il Tar accogliesse il ricorso di E7 oppure quello dei consorzi DAB (non si sa se sia stata avanzata domanda cautelare di sospensione del provvedimento) Di Stefano avrebbe una giustificazione giuridica per non iniziare le trasmissioni entro il termine fissato dal provvedimento di assegnazione delle frequenze VHF 8 e quindi per lamentare ulteriori danni (a Centro Europa 7 è stato riconosciuto dal Consiglio di Stato un risarcimento di 1 milione di euro, contro i 3 miliardi richiesti). Viceversa, ove l’organo di giustizia amministrativa respingesse le istanze dei consorziati per il digitale radiofonico, E7 avrebbe comunque già messo le mani avanti per evitare l’inizio di trasmissioni (a prescindere dal mancato accoglimento del proprio ricorso): il VHF 8 non basterebbe (sotto il profillo fattuale, ovviamente dal punto di vista di Di Stefano) per fare una televisione seria. Meglio allora rimanere una tv fantasma. Così almeno non si saprà mai di cosa gli italiani sono stati privati (oltre che del milione di euro).