Caso Europa 7. Calma, calma: le cose non sono così semplici e scontate

Vero che il nostro sistema radiotelevisivo fa acqua da tutte le parti, ma questo non significa che l’unico beneficiario di un (ipotetico) restart debba essere Di Stefano


A parte il fatto che di assegnazione di frequenze ai privati in Italia non c’é n’è mai stata l’ombra (forse l’unico caso – discutibilissimo – è quello dei canali ex Telepiù 3, che rischia di essere bissato, in peggio, dal deleterio bando ministeriale di cui si discute in questi giorni avanti ad alcuni TAR), non si comprende perché di un’eventuale ristrutturazione dei criteri di distribuzione delle risorse frequenziali (= assegnazione) debba beneficiare solo il signor Di Stefano, cioé il patron della rete fantasma, il cui merito più rilevante sembra essere stato quello di aver adito tutti i tribunali possibili.
A parte il fatto che quel signore, a quanto pare (dagli atti giudiziari) scandalizzatissimo per i criteri di mancata assegnazione delle frequenze italiane, dovrebbe essere proprio colui che Wikipedia qualifica come ex patron di “Tvr Voxson (…) una delle reti televisive regionali più seguite nel Lazio (…) fondata nel 1977” e “storicamente legata al circuito Italia 7”, che “attualmente trasmette per gran parte della giornata la programmazione di Europa 7″ e che “fino al 1999 (…) era di proprietà di Francesco Di Stefano, che di seguito l’ha ceduta per dar vita all’emittente Europa 7″, sicché, forse, un poco, di quel contestato sistema delle frequenze italiano ha pure lui goduto, seppur più in piccolo di Berlusconi…
A parte tutto ciò, non si comprende perché solo Europa 7, come blaterano a destra e a manca giornali poco immersi nelle cose radiotelevisive italiane, dovrebbe beneficiare delle frequenze improbabilmente omaggiate da Rete 4, a più riprese data come satellitanda. E le tv locali che pure furono destinatarie di concessioni senza frequenze? Forse che si voglia aggiungere disparità di trattamento su disparità di trattamento? Forse che, al solito, si vogliano figli nazionali e figliastri locali?
Calma a cantar vittoria, dicevamo in apertura: le cose non sono così semplici. Anzitutto, giova ricordarlo, la pronuncia della Corte di Giustizia europea ha trovato impulso nell’ambito del pendente ricorso radicato avanti al Consiglio di Stato italiano, investito, a seguito della soccombenza in primo grado, di una controversia relativa a un’istanza di risarcimento danni avanzata da Europa 7, la quale sosteneva – come sostiene – che le frequenze ad essa spettanti in forza del conseguimento nel 1999 di una regolare concessione (ma ci si ricorderà di accertarne l’attuale vigenza?) per l’attività di radiodiffusione tv in ambito nazionale (sulla base di criteri che essi stessi dovrebbero essere oggetto di attenta analisi, tanto parevano, a molti acuti osservatori, campati per aria…) dovessero essere assegnate e non acquisite, come avevano fatto tutti gli altri, con soldoni veri. Calma, dicevamo. Al più il CdS potrà suggerire i correttivi che il legislatore dovrà poi positivizzare nell’ordinamento giuridico. Ma questi correttivi, semmai immediatamente attuabili, saranno a beneficio di tutti, non solo dei fantasmi più alla ribalta. Di tutti i, tanti, fantasmi dell’etere.

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