Paolo Romani, viceministro dello Sviluppo Economico con delega alla Comunicazione, ha riferito oggi in un’audizione alla commissione parlamentare di Vigilanza sulla RAI che il governo non intende censurare la concessionaria pubblica, quanto chiedere il rispetto delle garanzie di pluralismo dell’informazione e rispetto della dignità umana.
L’audizione di Romani ha avuto impulso dall’intervento (contestatissimo) del ministro del MSE Scajola, che era arrivato a definire "spazzatura" il contenuto della trasmissione Annozero su Raidue nella quale questa sera dovrebbe essere mandata in onda un’intervista a Patrizia D’Addario, la escort che avrebbe (a suo dire) passato una notte con Silvio Berlusconi. Dopo l’esternazione di Scajola, ritenuta da molti osservatori quantomeno "inopportuna", il suo dicastero aveva aperto un’istruttoria per valutare se ci fossero gli estremi per interessare l’Autorità per la garanzia delle comunicazioni, concordando coi vertici RAI un incontro per il prossimo 8 ottobre. Tanto era bastato per far gridare alla Sinistra (e non solo ad essa, per la verità) al "regime". "Non vogliamo avere atteggiamenti né censori né autoritari", ha prevedibilmente detto Romani alla commissione parlamentare, precisando che "il principio dell’obiettività deve essere evidente nelle modalità del fare informazione e rifuggire da faziosità e protagonismi". Una situazione complessa, che rischia di scoppiare in mano ad un centro-destra che comincia ad essere visibilmente in affanno su temi delicati della comunicazione, nonostante essa sia da sempre il cavallo di battaglia di Berlusconi. Sulla questione ha ritenuto di dire la propria anche il presidente della commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli, che ha dichiarato: "quella del pluralismo è una delle cose più ipocrite ed ambigue che abbia sentito, a cui in molti hanno fatto ricorso per coprire la trasgressione al principio secondo cui l’informazione pubblica deve essere innanzitutto completa".