In questi giorni si è diffusa la voce che il super switch-off previsto da metà settembre per traghettare il nord Italia al DTT integrale potrebbe slittare.
A ben guardare, i motivi per farlo ci sarebbero tutti: a giugno quasi concluso non si conosce ancora il contenuto del nuovo Piano delle frequenze rivisto e corretto dall’Agcom; i tavoli tecnici per concertare le assegnazioni con gli operatori sono così di là a venire; dulcis in fundo, poi, la soluzione del pasticcio LCN nemmeno si profila all’orizzonte. Migrare in queste condizioni significherebbe, in effetti, mettere in ginocchio una buona parte delle emittenti locali, impedite ad attrezzarsi per tempo con ordinazioni degli apparati (che esigono la conoscenza dei canali operativi) ed allestimenti infrastrutturali. Sempre ammesso, del resto, che per loro avanzi spazio, visto il numero elevato di pretendenti e la penuria delle risorse residuate dalle abbondanti elargizioni agli operatori di rete nazionali, dalle riserve del dividendo e dai vincoli di utilizzo di determinati canali incompatibili con emissioni di paesi confinanti. Se si guadasse l’esistente televisivo con queste premesse, quindi, ne godrebbero solo i big player, da tempo preparati ed equipaggiati. Ed è proprio per questo che si può stare tranquilli che lo switch-off si farà. Cascasse il mondo.