Da qualche mese stanno giungendo ai concessionari radiotelevisivi richieste di compensi per lavori e prestazioni elevate e comunque non allineate con la tipologia delle attività effettivamente svolte dalla P.A. I primi segnali erano stati raccolti dagli operatori nella tarda primavera di questo anno, quando erano pervenute alcune note spese apparentemente anomale, le quali erano tuttavia state considerate come semplici svarioni e quindi contestate. Tuttavia, col passare del tempo le emittenti si sono rese conto che le inusuali richieste continuavano a giungere con sempre maggiore frequenza, circostanza che ha sollevato profondi malumori nell’utenza, contribuendo ad inasprire animi già esasperati per le croniche disfunzioni che da troppo tempo contraddistinguono l’attività dell’organo milanese del ministero delle Comunicazioni. Andando più a fondo nella questione, si è appurato che il problema risiede non tanto nell’errato conteggio delle attività svolte per conto delle emittenti (a seguito dell’esame delle istanze di modifica degli impianti, piuttosto che dei rilievi interferenziali, ecc.) ma in una cattiva gestione delle risorse umane, che costringe i funzionari incaricati degli interventi esterni a frazionare su diverse giornate interventi che per logica andrebbero conclusi in un unico giorno, quindi con un notevole dispendio temporale ed economico. La palma dell’antieconomicità (a quanto noto a questo periodico) è stata raggiunta pochi giorni fa, allorquando una verifica di un segnale FM irradiato da Milano città in sette punti dell’area di servizio (metropolitana) ha comportato ben cinque giorni di lavorazione, con un incredibile dispendio di risorse umane e di incombenti logistici (presidi della postazione, contraddittorio con i tecnici ministeriali sul territorio, ecc.) per un esborso che non si faticherà a quantificare in molte migliaia di euro (quando una normale campagna di tale entità condotta con le metodologie standard non impone più di un giorno di conduzione), senza ovviamente considerare gli altri costi sostenuti dalle emittenti (interessata e c/interessate) per i tecnici di parte e per le continue interruzioni dell’attività. In più di un’occasione, su queste pagine, abbiamo auspicato un sollecito interessamento al caso milanese da parte del ministro Gentiloni (o dei suoi sottosegretari, sulla scorta delle particolari deleghe ricevute): rinnoviamo quindi tale invito, in considerazione dell’improcrastinabile esigenza di rimettere in moto uno degli organi periferici più importanti d’Italia, quanto meno per rilevanza socioeconomica del territorio controllato. (NL)