In un’intervista al settimanale “concorrente” Panorama, alcuni giorni fa, Carlo Caracciolo, presidente onorario de “L’Espresso”, ha annunciato l’acquisto di una quota pari al 33,3% dello storico quotidiano della sinistra francese, “Liberation”, diventandone, così, il secondo azionista, dopo il magnate Edouard de Rothschild, che possiede il 38% circa delle azioni. La prestigiosa testata transalpina versa da anni in cattive acque, sempre alle prese con una crisi economica difficile da gestire; Caracciolo, d’accordo con Rothschild, che negli ultimi tempi ha preso in mano le redini del giornale per tentare di risollevarlo dalla crisi, ha partecipato alla ricapitalizzazione dell’azienda, investendo 5 milioni di euro. Oltre alla ricapitalizzazione, il giornale sta affrontando anche una riorganizzazione interna, con un cambio di statuto che ha fatto perdere un grosso privilegio ai giornalisti: il diritto di voto riguardo le nomine del CdA, fatto salvo il mantenimento del veto sulla nomina del direttore. Caracciolo, tra l’altro, ha annunciato che a seguirlo in quest’avventura ci sarà anche Eugenio Scalfari, uno degli storici “padri fondatori” del quotidiano “Repubblica”, un po’ il “Liberation” italiano. “I consigli di Scalari saranno preziosi”, ha annunciato l’ottantunenne editore, il cui obiettivo dichiarato è il raggiungimento delle 150.000 copie, di modo da recuperare posizioni sul mercato degli investimenti pubblicitari e risollevare le sorti economiche del giornale. (L.B. per NL)