Pare che nelle aree switchoffate da tempo qualcuno si sia accorto che una risorsa pubblica e limitata quali sono i canali per il DVB-T non sia proprio sfruttata al meglio dalle tv locali.
Emittenti che utilizzano l’intera banda a loro disposizione per trasmettere un solo programma (ovviamente non HD), riproponendo, senza nessun valore aggiunto, il monocontenuto analogico in ambiente digitale; stazioni che, viceversa hanno moltiplicato come pani e pesci il loro unico contenuto (spesso già non eccelso), connotandolo come +1, +2, + 24, +365 presumibilmente non suscitando alterazioni di audience nel panorama televisivo. Questa è la triste offerta che molte tv locali hanno serbato ai telespettatori decoder equipped. Così quel che ci si attendeva con l’esodo tecnologico, cioè l’ingresso di nuovi fornitori di contenuti, oppure lo sviluppo delle tv areali in bacini diversi attraverso lo scambio di capacità trasmissiva, è risultato essere un fenomeno sfortunatamente raro. Tanto che, da quanto si mormora, non sarebbe così remota la possibilità che, presto, nell’ordinamento vigente si positivizzi una norma che imponga il pieno e corretto sfruttamento della capacità trasmissiva. Un precetto che potrebbe evitare la riproposizione, in chiave 2.0, della deplorevole usanza dei tardi anni ’70, costituita dall’occupazione sine die di canali tv coi soli monoscopi a fini meramente speculativi o ostruzionistici.