Il canone/imposta che siamo costretti a pagare alla Rai e’ una sorta di mina vagante della politica e dell’informazione di Stato. Il suo gettito non basta mai e puntualmente i vari amministratori di viale Mazzini bussano cassa per venire incontro alle voragini di bilancio.
Sono anni che l’Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori), promotrice di una campagna per l’abolizione della gabella piu’ odiata dagli italiani e per la privatizzazione della tv di Stato, denuncia -anche giudizialmente e contabilmente- la latitanza delle istituzioni preposte ai controlli e agli interventi legislativi. Sulla questione canone, la Rai denuncia un’evasione del 25% delle famiglie, dati non credibili perche’ basati sul presupposto che ogni famiglia possieda un televisore; motivo per cui, per esempio, nei prossimi giorni e’ dato per certo un ulteriore aumento dell’importo del canone, portandolo a 107,5 euro dagli attuali 106, oltre a promesse di inasprimento dei controlli -gia’ intrusivi ai limiti del codice penale- nei confronti delle famiglie presunte evasori. Tutto questo nella totale disattesa che piu’ di un miliardo di euro all’anno non vengono incassati da parte delle imprese che, possedendo sicuramente un pc, probabilmente dovrebbero pagare questa imposta.
Il problema pc sembra insormontabile. Infatti con ben quattro interrogazioni nella passata legislatura e due in questa, non sono riuscita a farmi rispondere da chi di dovere per sapere se il possesso di un personal computer sia da considerare foriero dell’imposta/canone.
A questa situazione si e’ ora aggiunto un nuovo tassello che, insieme al senatore Marco Perduca, mi ha indotto a presentare una nuova interrogazione al ministero dello Sviluppo Economico, a quello dell’Economia e finanze e alla presidenza del Consiglio dei ministri. La Rai solo recentemente sul sito internet www.abbonamenti.rai.it ha pubblicato le istruzioni relative a quali soggetti e per quali strumenti di ricezione sia previsto l’abbonamento. Alla domanda “chi deve pagare il canone”, la Rai offre risposte diverse alle famiglie e alle imprese, nonostante la legge di riferimento sia esattamente la stessa:
* canone ordinario – Chi deve pagare il canone (http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/RisposteFAQ.aspx?ID=24): Il canone dev’essere corrisposto da chiunque detenga uno o piu’ apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive;
* canone speciale – Cos’è e chi deve pagare (http://www.abbonamenti.rai.it/Speciali/IlCanoneSpeciali.aspx): Devono pagare il canone di abbonamento speciale coloro che detengono uno o più apparecchi radiofonici o televisivi.
L’interpretazione offerta alle imprese esclude chiaramente il pagamento dell’imposta per chi possiede un pc. Quindi la legge non e’ uguale per tutti?
Nell’interrogazione chiediamo se i ministri siano al corrente di quanto previsto dalla Rai in questo sito; se i contenuti del sito siano frutto di intese ministeriali della Rai o, in caso contrario, se la Rai sia da ritenersi competente in ordine all’interpretazione della normativa vigente; se il ministro intenda disporre chi e per il possesso di cosa si debba pagare questa imposta; cosa si intende fare per l’evasione fiscale di 4 milioni imprese; se abbiano intenzione di aggiornare al nostro secolo il RDL 246/1938 che disciplina la materia.
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Interrogazione da parte dei senatori Donatella Poretti e Marco Perduca al
– ministero dello Sviluppo Economico;
– ministero dell’Economia e finanze;
– presidenza del Consiglio dei ministri
Per sapere – premesso che:
– il regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246 prevede all’articolo 1 quanto segue:
“Chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento dei canone di abbonamento, giusta le norme di cui al presente decreto”;
– in data 7 marzo 2007, l’Aduc (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) ha condotto una indagine interpellando gli organi competenti per sapere nello specifico quali apparecchi sono soggetti al canone/tassa oltre il televisore: gli operatori di “Risponde-Rai” (numero a pagamento 199.123.000), il ministero delle Finanze, la Guardia di Finanza, l’Agenzia delle Entrate. Le risposte sono state varie e contraddittorie. Secondo alcuni operatori “Rispondi Rai”, sono apparecchi “atti o adattabili” il televisore o un computer. Per altri, rientrano nella legge anche i seguenti apparecchi: televisione, videoregistratore, registratore dvd, computer (indipendentemente dalla presenza di una scheda tv o di una connessione Internet), videofonino, tvfonino, monitor di qualsiasi tipo anche in assenza di un computer, decoder, monitor del citofono, modem, navigatore satellitare, videocamera, macchina fotografica digitale. L’Agenzia delle Entrate non ha risposto alla domanda, invitando l’Aduc a rivolgersi agli operatori Rispondi-Rai già interpellati. Il ministero delle Finanze, Ufficio legislativo-finanze, non è stato in grado di rispondere, così come numerosi uffici e comandi della Guardia di Finanza, l’organo di polizia predisposto al controllo sul territorio. Su questo, è stata depositata il 4 aprile 2007, nella passata legislatura, una interrogazione ai ministeri di Economia e finanze e delle Comunicazioni, a cui non è stata data risposta;
– in data 28 settembre 2007, l’Aduc ha condotto una ulteriore indagine per capire quali apparecchi e le modalità di pagamento della licenza temporanea di importazione per i turisti che giungono in Italia provvisti di videofonini, pc o apparecchi tv, prevista dall’articolo 14 del suddetto regio decreto-legge. Ancora una volta, le risposte delle autorità competenti si sono rivelate di poco aiuto. Il servizio “Rispondi Rai” ha fornito risposte contraddittorie: per alcuni operatori, il turista con tv sull’auto o con videofonino in arrivo all’aeroporto deve pagare il canone per l’intero anno in cui è effettuata la visita, anche se breve. Per altri, i turisti stranieri non devono pagare nulla. Per altri, se il canone è già pagato da coloro che ospitano il turista (amici, albergo, eccetera) non sarà necessario pagare, altrimenti sì. Infine, un operatore ha chiesto di chiamare “domani mattina”. L’Aduc ha anche contattato l’Agenzia delle Entrate, l’Ufficio del direttore dell’Agenzia delle Dogane, il direttore dell’Area gestione tributi e rapporto con gli utenti, ma nessuna risposta è stata fornita, con l’invito a richiamare in futuro. Anche gli uffici doganali periferici di Pontechiasso (Como) e Roma Fiumicino, deputati alla riscossione di tale tributo, non hanno saputo rispondere alla domanda. Su questo, è stata depositata l’11 ottobre 2007, nella passata legislatura, una interrogazione ai ministeri di Economia e Finanze e delle Comunicazioni, a cui non è stata data risposta;
– in data 15 ottobre 2007, l’Aduc ha condotto una terza indagine per capire se anche gli esercizi pubblici debbano pagare il canone speciale di abbonamento qualora in possesso di un computer. Per questo l’associazione si è rivolta agli uffici regionali della Rai, all’Ufficio normative e contratti del servizio pubblico, al ministero dell’Economia e delle Finanze ed all’Agenzia delle Entrate. Ancora una volta l’Aduc ha riscontrato confusione e contraddittorietà nelle risposte. Alcuni non hanno saputo rispondere, altri hanno sostenuto che un computer è soggetto a canone solo se impiegato per guardare la tv. Altri hanno invece detto che il canone lo si paga indipendentemente dall’uso che si fa dei computer, in quanto trattasi di una tassa sul possesso e non sull’utilizzo. L’Aduc ha anche ricevuto conferma da diverse sedi regionali che, contrariamente al canone ordinario, la Rai non persegue con altrettanta aggressività la riscossione del canone speciale, in quanto consapevole di ciò che significherebbe per molti piccoli esercizi commerciali, i cui gestori per altro pagano già il canone per casa loro. In altre parole, le manchevolezze della legge vengono supplite dalla sua parziale non applicazione;
– in data 26 ottobre 2007, l’Aduc ha svolto una ulteriore indagine da cui risulta, considerati i criteri di alcuni operatori Rai per individuare chi debba o meno pagare il canone, un danno erariale da mancata riscossione da parte della Rai del canone speciale di svariate centinaia di migliaia di euro per l’anno 2006. Secondo i dati Istat, in Italia risultano esistere 4.371.087 imprese e 6.075.000 lavoratori indipendenti. Sempre secondo i dati Istat, il 91,7 per cento delle suddette imprese ha Internet e quindi almeno un computer. Se ci si limita alle sole imprese con connessione Internet, secondo alcuni operatori della Rai, i canoni dovuti sarebbero, come minimo, 4.008.286. Ma dai dati pubblicati dalla RAI risulta che i canoni speciali riscossi al 31 dicembre 2006, sono soltanto 171.554. Ammesso e non concesso che il numero di abbonati speciali sia costituito da sole imprese, l’evasione del canone speciale da parte delle imprese è facilmente apprezzabile intorno al 95,8 per cento, per un danno erariale stimabile intorno a 742.695.000 euro. L’Aduc ha anche presentato per questo un esposto alla Procura generale e a tutte le Procure regionali della Corte dei Conti;
– in data 29 ottobre 2007, l’Aduc ha posto una richiesta ufficiale alla Rai per sapere se il canone fosse dovuto anche per un pc. In data 25 novembre, la Rai ha risposto di non poter rispondere, dichiarando competente l’Agenzia delle Entrate: “Con la presente vi informiamo di aver inoltrato la vostra lettera pari oggetto datata 29 ottobre u.s. per competenza all’Agenzia delle Entrate. Sara’ nostra cura rendervi noti i termini della risposta non appena perverra’. Con i migliori saluti, Stefano Argenti (direttore Direzione amministrazione abbonamenti)”;
– in data 25 febbraio 2008, l’Aduc ha proposto una richiesta ufficiale alla Direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate, cosi’ come indicato dalla Rai, su quali apparecchi siano soggetti alla tassa sul possesso di ‘apparecchi atti o adattabili’. In data 19 marzo, la Direzione centrale Normativa e Contenzioso dell’Agenzia delle Entrate si e’ dichiarata incompetente, come gia’ la Rai, indicando il ministero delle Comunicazioni quale soggetto competente in materia: “In merito agli apparecchi il cui possesso determina l’obbligo di corrispondere il canone per l’abbonamento televisivo -risponde l’Agenzia- si fa presente che detta attività esula dalla competenza istituzionale della scrivente, in quanto spetta al Ministero delle Comunicazioni procedere a tale individuazione. In ragione di ciò, al predetto Ministero, con nota. 67800 del 2007, è stato chiesto di fornire precisazioni riguardo la problematica in trattazione.”. Altrettanti quesiti sono stati posti, in alcune regioni, alla rispettiva Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate: le risposte sono state inizialmente contraddittorie, con alcune che dicevano che bisognava pagare e altre no, ma, dopo lo “sbandamento” iniziale, anche con comunicazioni di correzione alle missive precedenti, si sono tutte allineate all’attesa di un chiarimento da parte del ministero delle Comunicazioni;
– finora sono state rivolte al Ministero delle Comunicazioni e al Ministero dello Sviluppo economico ben 6 interrogazioni parlamentari sull’argomento, 4 depositate alla Camera nella passata legislatura (n. 4/03226, 4/05224, 4/05376, 4/05609) e 2 nella presente al Senato (n. 4-00029 e n.3-00388), ma tali ministeri non hanno mai dato risposta;
– nel frattempo, la Rai continua ad agire anche con cartelle esattoriali, pignoramenti e fermi amministrativi nei confronti di quelle famiglie che posseggono solo un computer o un cellulare di nuova generazione, creando notevoli difficoltà e pesanti disagi a centinaia di migliaia di contribuenti;
– l’Aduc ha inoltre rilevato che solo recentemente la Rai ha pubblicato il sito internet www.abbonamenti.rai.it con le istruzioni relative a quali soggetti e per quali strumenti di ricezione sia previsto l’abbonamento. Alla domanda “chi deve pagare il canone”, la Rai offre risposte diverse alle famiglie e alle imprese, nonostante la legge di riferimento sia esattamente la stessa:
* canone ordinario – Chi deve pagare il canone (http://www.abbonamenti.rai.it/Ordinari/RisposteFAQ.aspx?ID=24): Il canone dev’essere corrisposto da chiunque detenga uno o piu’ apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive;
* canone speciale – Cos’è e chi deve pagare ( http://www.abbonamenti.rai.it/Speciali/IlCanoneSpeciali.aspx): Devono pagare il canone di abbonamento speciale coloro che detengono uno o più apparecchi radiofonici o televisivi;
l’interpretazione offerta alle imprese esclude chiaramente l’abbonamento per il mero possesso di ogni altro apparecchio di ricezione, come un personal computer;
per sapere
– se i Ministri siano al corrente di quanto previsto dalla Rai nel sito www.abbonamenti.rai.it, in particolare riguardo la disparità di trattamento nell’assegnazione tra gli abbonamenti ordinari e quelli speciali a fronte della stessa normativa di riferimento, RDL 246/1938
– se i contenuti del sito www.abbonamenti.rai.it siano il frutto di intese e comunicazioni tra il Ministero dello Sviluppo economico, il Ministero dell’Economia e finanze e la Rai, e quali, o in caso contrario se la Rai sia da ritenersi soggetto competente in ordine all’interpretazione della normativa vigente (RDL 246/1938);
– se il Ministro per lo Sviluppo economico non intenda disporre la comunicazione da parte del Ministero di dettagliate chiarificazioni in materia che specifichino, da parte di quali soggetti, quali degli apparecchi sottoelencati e non presuppongano il pagamento del canone di abbonamento: videoregistratore, registratore dvd, computer senza scheda tv con connessione ad Internet, computer senza scheda tv e senza connessione Internet, videofonino, tvfonino, ipod e apparecchi mp3-mp4 provvisti di schermo, monitor a sé stante (senza computer annesso), monitor del citofono, modem, decoder, videocamera, macchina fotografica digitale;
– cosa intenda fare il Governo per accertare ed eventualmente esigere il pagamento del canone speciale di abbonamento alle radioaudizioni da parte delle oltre 4 milioni di imprese con collegamento Internet, qualora il personal computer fosse riconosciuto come apparecchio soggetto alla tassa di possesso;
– se il Governo non intenda disporre l’aggiornamento di quanto disposto dal RDL 246/1938, tenuto conto della notevole diffusione presso la popolazione, non solo nazionale ma anche da chi visita per turismo il nostro Paese, di qualsiasi apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle radioaudizioni, e della estrema varietà di tecnologie sulle quali è o può essere fondato il loro funzionamento.