Falso allarme: niente rastrellamento a casa degli utenti. Sembrava che in Italia stesse per scattare una sorta di crociata contro alcuni particolari evasori che avrebbe visto come protagonista la Guardia di Finanza.
A questa sarebbe spettato il compito di accertare e rintracciare i nomi di quella parte delle famiglie italiane ostinate a non voler pagare il canone Rai. La notizia era stata diffusa da una parte della stampa nazionale che annunciava l’avvio, a partire dal mese di settembre, di controlli nelle case e negli esercizi commerciali, nonché denuncie penali e multe destinate a rovinare il rientro dalle ferie a parecchi italiani. In realtà, ben presto, la GdF ha fatto sapere attraverso una nota che “non sono in atto, né sono programmati, piani specifici d’intervento nel settore dell’evasione del canone radiotelevisivo”. Nella stessa occasione, riferendosi alle affermazioni circolate negli ultimi giorni, le Fiamme Gialle hanno precisato che “l’attività di servizio in argomento rientra tra i molteplici compiti di polizia economico-finanziaria attribuiti dall’ordinamento alla Guardia di Finanza e viene attuata, anche nel corrente anno, secondo le consuete modalità operative di carattere amministrativo, le quali, comunque, non prevedono potestà di accesso domiciliare”. Insomma, non è in programma nessun controllo a tappeto relativo a quella imposta che, pur essendo più bassa che nel resto dell’Europa, rimane tra le più discusse del nostro paese. Probabilmente, per questo motivo, stando ai dati forniti dalla Direzione Amministrazione Abbonamenti della Rai, la percentuale media delle famiglie che pagano il canone della tv di Stato è del 72, 57% contro il 27,43% di “potenziali” evasori – infatti, non a tutte le famiglie corrisponde il possesso di un apparecchio tv. (M.C. per NL)