Roma – C’è qualcosa che è andato storto nel modo in cui è stata comunicata l’intenzione di inserire nella Finanziaria una prima esenzione dal canone RAI o forse, come dicono le associazioni dei consumatori, qualcuno nel Palazzo ha voluto giocare un brutto scherzo al popolino: fatto è che l’esenzione è stata prevista ma, per ottenerla, non solo bisognerà essere ultra75enni, ma anche molto poveri.
Come sottolinea ADUC, per un uomo italiano, che vive mediamente 76 anni, questo significa poter risparmiare sul canone per un intero anno di vita. Ma, come detto, per poterne fruire bisogna godere, si fa per dire, di un reddito particolarmente ridotto, pari a 561,46 euro al mese comprensivi del reddito dell’eventuale coniuge. “In altre parole – sottolinea Pietro Yates Moretti, consigliere ADUC – gli anziani dovranno essere vedovi o divorziati e usufruire al massimo della pensione minima. Un centesimo in più rispetto a quel minimo vitale e niente esenzione”. Andrebbe meglio alle signore, la cui aspettativa di vita è maggiore.
Una presa per i fondelli? La ritiene tale Telefono Blu, che sottolinea come l’esenzione non sia una presa di posizione estemporanea, ma un emendamento a lungo discusso al Senato. Poco importa, evidentemente, che ad essere toccati dal provvedimento siano pochissimi, perdipiù appartenenti ad una categoria che ci si stupisce possa essere chiamata a pagare un controverso balzello come il Canone RAI.
Basta peraltro fare un rapido calcolo per verificare che chi “guadagna” oggi 560 euro al mese per un anno e paga il Canone RAI, si trova ogni anno a rinunciare alla bellezza di 1/64esimo circa del proprio reddito annuale per essere in regola con i pagamenti. Secondo Telefono Blu gli anziani che vivono in quelle condizioni, ossia con quei redditi bassissimi, sono poche centinaia. “In più – evidenzia Telefono Blu – lo stesso decreto ci dice che si tratta solo del luogo di residenza”. Eh già, perché a rendere l’esenzione ancora più paradossale agli occhi dei consumatori è il fatto che valga esclusivamente per il luogo ove la persona è residente, il che significa che se si è domiciliati altrove rispetto alla residenza, e si dispone di un “apparecchio atto o adattabile” alla ricezione del segnale televisivo, allora si dovrà continuare a pagare.
Come se tutto questo non bastasse, proprio ADUC mette l’accento su un altro “limite” dell’esenzione: non vale per chi convive con una badante o con un figlio, in quel caso infatti dovrà continuare a pagare. L’esente, dunque, è un anziano che vive da solo in condizioni di povertà.
“Insomma – conclude amaramente Moretti – appare evidente che l’esenzione riguarda poche centinaia o al massimo poche migliaia di persone. Meglio di niente, è vero, ma è bene sapere come stanno le cose per non farsi abbagliare dai facili entusiasmi”.
Sia ADUC che Telefono Blu, come peraltro centinaia di migliaia di utenti da anni in tutta Italia, chiedono l’abolizione del canone tout court, altro che esenzione. Una richiesta comprensibile, peraltro, se si considera che con le novità in Finanziaria, come suggerisce qualcuno, non solo si potrebbero applicare esenzioni non risibili ma anche chiarire finalmente alcuni nodi fondamentali della “vicenda” del Canone RAI. Rimane infatti ancora tutta da chiarire l’ingarbugliata diatriba di quali siano i casi che danno luogo al pagamento del Canone, una incertezza che non sembra però pesare ai residenti del Palazzo.