"Credo sia necessario l’intervento generale, complessivo sul canone. Nell’ambito della riforma radicale a cui il governo sta lavorando e che verrà presentata in autunno è necessario riformulare con più precisione, alla luce dell’evoluzione tecnologica, l’attuale definizione degli apparecchi atti o adattabili alla ricezione dei programmi tv".
La dichiarazione è del sottosegretario allo sviluppo economico Antonello Giacomelli, che ha risposto il 1° agosto alla Camera a una interpellanza urgente di Raffaello Vignali (Ncd) sui dispositivi ai quali è applicato il canone Rai. "E comunque – ha sottolineato Giacomelli – è necessario individuare più complessivamente e con chiarezza i soggetti tenuti alla contribuzione, e l’ammontare della contribuzione". Nel 2012 il Ministero dello Sviluppo Economico aveva chiarito che le apparecchiature soggette al canone sono quelle effettivamente dotate di sintonizzatori radio: "Solo gli apparecchi privi di sintonizzatori radio, come per esempio, i pc e i monitor per computer e quant’altro sono da ritenersi né atti né adattabili alla ricezione, e pertanto non sono assoggettati al canone. In base all’art. 16 della legge 488/1999, le società e le imprese che utilizzano apparecchi dotati di sintonizzatori, pur se non utilizzati alla ricezione radiotelevisiva, sono assoggettate al pagamento del canone, il cui importo è determinato con decreto distinguendo tra 5 tipologie di utenti", ha spiegato il sottosegretario. Nessun rilievo invece sulle comunicazioni della Rai alle imprese, corredate da bollettini precompilati che ha generato un vespaio di proteste sul web. Sul punto, Giacomelli si è limitato ad osservare che "l’azienda ha comunicato che il contenuto si sostanzia non in un’indebita pressione ma in una mera informativa circa gli obblighi che per legge conseguono all’eventuale detenzione di apparecchi radiotelevisivi. La Rai ha precisato che in nessun passaggio la detenzione è presunta". (M.L. per NL)