"Il viceministro con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha fatto sapere che il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha firmato il decreto per l’aumento del canone/imposta della Rai, dagli attuali 107,5 passa a 109 euro, con un incasso in piu’ previsto di 24 milioni di euro".
Inizia così il comunicato che l’associazione di consumatori ADUC ci ha inviato oggi. "Un aumento puntuale che arriva a premiare l’attivita’ del servizio d’informazione radiotelevisiva, per la propria emerita opera al servizio del contribuente e delle istituzioni. E per far si’ che, con maggiori introiti, il servizio migliori, cosi’ come dimostrato negli anni passati", spiegano i consumatori. "Mentre per il futuro, il recupero dell’evasione, anch’essa puntualmente evocata dal ministro di turno, fa intravedere scenari armoniosi e utili al bene e all’informazione comune . Ma cosi’ non e’, per vari motivi. La Rai e’ come il finanziamento pubblico ai partiti. Nessuno tra i politici lo combatte perche’ tutti ci inzuppano. Con le dovute e sparute eccezioni che si contano al massimo su due mani, i nostri rappresentanti istituzionali si spartiscono lo spartibile e chetano subito dopo tutte le contestazioni politiche o fiscali che siano, cosi’ come fanno quei giornali che lanciano campagne contro il canone e poi lasciano tutto lì", insiste ADUC. "Un terreno spinoso che, a parte i giudizi sull’obiettivita’ e utilita’ dei servizi, ha quattro grandi macchie gestionali: – l’abuso di posizione dominante della Rai rispetto ai propri concorrenti e, come di fatto avviene, la gestione in duopolio normativo e tecnico con Mediaset, dell’intera informazione via etere; – il perpetrarsi di violazioni di legge nel non ottemperare ad un obbligo di legge sulla trasparenza della Pubblica Amministrazione, pubblicando sul proprio sito web i nomi e relativi importi percepiti dai consulenti e professionisti esterni; – la consapevole violazione di legge nel favorire l’evasione del canone/imposta da parte delle aziende pubbliche e private (ai cittadini, ma non alle aziende, si chiede il canone anche per il pc). Una violazione che comporta alla Rai medesima un danno di circa un miliardo di euro; – la violenza verso i cittadini, introducendosi nelle loro case fraudolentemente e adendo contenziosi fiscali anche se il contribuente non e’ in possesso di un televisore. Quattro macchie gestionali che non sono state scalfitte nonostante: – le numerose interrogazioni parlamentari in materia in cui o non si risponde, o si risponde facendo orecchie da mercante; – vari esposti-denuncia alla Corte dei Conti; – gli interpelli all’Agenzia delle Entrate; – la petizione nostra per l’abolizione del canone. Nonostante questo… ecco che arriva il premio del Governo che sembra dire: bene, bravi, continuate cosi", conclude Vincenzo Donvito, presidente Aduc.